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Da Alife al Belvedere di S. Leucio ‘dal libro al PC’: il bassorilevo in ceramica di Gianni Pontillo

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Lunedì 26 maggio, alle ore 17, presso il Salone “Acquaviva” del Belvedere di San Leucio sarà inaugurata l’opera “Dal libro al computer”, Bassorilievo in ceramica 125 x 220 dell’artista matesino Gianni Pontillo che intanto possiamo ammirare nella foto (Cucciardi).
Di seguito le sagaci considerazioni su opera ed artista, tratte dalla locandina, di Jolanda Capriglione:
E allora l’uomo cercò di imitare il suo creatore: prese la terra e la impastò con l’acqua e poi la pose a seccare all’aria e in fine dové cuocere la pasta così plasmata e modellata nel fuoco purificatore.
Imparò dunque che le sue mani possono tutto se solo si incontrano con la purezza della natura nelle sue forme più elementari: nacque in tal modo la terra cotta, prodotto della più stupefacente delle arti “artigianali”, quella che chiamiamo ceramica, appunto.
E fu qui, nella terra impastata e cotta, nata certo per desiderio infinito di gioco, che egli cominciò a riporre i liquidi che gli fuggivano dalle mani, sorella acqua prima e poi il vino che nella terra impastata e seccata imparava a conservare la sua frescura e poi ancora i cibi e poi l’olio e poi le granaglie da tenere per l’inverno o da trasportare.
La ceramica (chiamo d’ora innanzi così genericamente la terra cotta e poi dipinta) fu la prima delle arti che apprese a farsi anche utile, ad acquisire una funzione secondaria che non fosse solo quella del piacere del bello puro e semplice.
Fu così che per secoli e secoli la ceramica accompagnò l’uomo nelle sue avventure di viaggi e di conquista, sposando ora la calda ocra giallina ora gli intensi azzurri di tanti popoli del mare ora il verde tenero dell’acqua bassa tra le rocce. Per secoli, dunque, la ceramica si è fatta tazze e coppe e piatti e mattonelle e piastrelle che pazienti artigiani decoravano ora con motivi geometrici, ora con motivi floreali secondo una tradizione che scivolava di padre in figlio insieme ai piccoli segreti dell’impasto, del forno, dell’essiccatura.
La ceramica per secoli non ha avuto le “grandi firme” che hanno caratterizzato la pittura o la scultura, il che non vuol dire, com’è ovvio, che non siano esistiti grandi artigiani comunque ben noti agli addetti ai lavori.
Oggi è difficile per un’arte difficile come quella ceramica innovarsi nel profondo, come pure invece dimostra in maniera straordinaria Gianni Pontillo che ha sconvolto ogni canone precostituito per raccontare con l’acqua e la terra impastate e colorate le sue storie più intime, più vere.
Di fatto, Gianni ‘pitta’ con la ceramica.
Cosa racconta questo Artista singolare? Non si sa. Anche i colori non sono sempre quelli che appaiono al primo sguardo perché la sua maestria è tale che riesce a far parlare le superfici, gli smalti a seconda dell’ora del giorno e della notte
Già, perché i suoi ‘quadriceramica’ amano dialogare con il Sole e poi la Luna, ma anche con i tramonti che trasformano un rossiccio in un rubro pompeiano.
E l’ocra scivola tranquillamente verso il paglierino e perfino verso il limone: non è un gioco di parole, ma tecnica raffinata che si è fatta Arte. Gianni Pontillo è uomo attento e sensibile e, dunque, la sua Arte legge la città, legge lo spazio, legge il tempo: se osservi e poi guardi e riguardi queste opere complesse puoi arrivare a vederle nella loro semplicità costruttiva di narrazione, di racconto, di invocazione soprattutto contro le storture, le violenze, tutto ciò, insomma, che non rispetta e non dona armonia al mondo.
Gianni è figlio di una terra millenaria carica di storia e, dunque, non teme alcunché: attraversa le forme ed i simboli con la serena disinvoltura di chi sa, nel profondo del suo cuore, di poter affrontare il tempo, di potersi con lui confrontare senza tema ed è per questo, forse, che inventa nuove scritture, nuove icone che affida ai suoi grès lucenti, alle sue ceramiche grezze.
Che stupenda lezione per i tanti artisti muti che nell’assenza di forme e colori trovano rifugio al silenzio dei loro cuori ingenerosi! Gianni scrive con la terra impastata perché sa che l’arte è parola che, per magia, solo nell’arte non ha necessità di referenti oggettivi, ma è ragione di sé.
La parola dell’arte è logos creatore: la sua grammatica è la piana dei colori, la sua sintassi l’infinità delle forme grazie alle quali la materia dialoga con noi attraverso strade irte di ostacoli e di fraintendimenti.
L’Artista, questo Artista si è impadronito con pazienza infinita dei segreti millenari delle terre, delle argille, del caolino al punto da essere in grado di ottenere, dosando saggiamente la fiamma capricciosa, strani colori ‘inesistenti’, difficili da ritrovare in natura, verdi azzurrati, gialli cilestrini, grigi rosati.
L’arte di Gianni Pontillo è una grande lezione di vita per tutti: non esiste creatività senza cultura, senza storia, senza il confronto umile con ciò che già è accaduto, con ciò che oggi accade altrove, vicino o lontano che sia, e perciò egli non ha timore di sperimentare nuovi linguaggi e nuove forme.
Gianni Pontillo vive in un altro cosmo: parla direttamente con la materia, da vero, grande demiurgo con amorose, allegre parole. Le parole dell’Arte.
Le splendide foto che accompagnano questa mostra: capolavori del Maestro Franco Pompeo Cucciardi.

Jolanda Capriglione – Presidente del Club per l’Unesco. Caserta.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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