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Valditara a Caiazzo (e non solo): perché? argute considerazioni dal Facebook di Ida Sorbo

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Sconcerto assoluto nel constatare che qualcuno ha elogiato “a spada tratta” la visita “pre elettorale” di un ministro mai visto prima (né dopo, siamone certi!) anche in altri comuni, vicini e non, della regione, ben diversamente descritta su Facebook dall’ex vice sindaco (ora “CaiazzoNonSiLega”) Ida Sorbo

In pochi sembrano essersi chiesti il motivo – il vero motivo- della presenza ieri a Caiazzo dell’on. Zinzi che accompagnava il ministro Valditara e che è stato più volte ringraziato dal sindaco Stefano Giaquinto per aver “reso possibile” la presenza del ministro dell’istruzione nelle scuole caiatine.
Facciamo 2+2
Valditara è sempre stato della Lega, prima nord, adesso di tutto lo stivale ma sempre un leghista rimane;
Gianpiero Zinzi, l’ex enfant prodige figlio di Domenico che fu presidente della provincia di Caserta e deputato del governo Berlusconi, è stato invece nell’Udc, poi in Forza Italia e poi- dopo un breve passaggio in Cambiamo con Toti, è approdato nella Lega, la nuova però, quella che sostituisce il verde con il blu e il sigaro di Bossi con il mojito di Salvini, Pontida con il Papeete.
Insomma, quella là; Stefano Giaquinto, ex Forza Italia dei tempi d’oro, con la progressiva decadenza del partito del Cavaliere, aveva scelto di concentrarsi solo sulla politica locale, facendo il sindaco con liste civiche e senza bandiera (almeno all’apparenza).
Da sempre legato alla famiglia Zinzi, non ha però mai fatto mancare loro il suo sostegno fino al punto di ritrovarsi il suo amico prima in regione e poi in parlamento.
Qui la storia non si ferma ma si riavvolge.
Zinzi vuole candidarsi alla presidenza della regione Campania, scongiurato ormai il pericolo di dover competere con Vincenzo I di Salerno, il re di palazzo Santa Lucia e delle dirette durante la pandemia.
Salvini sostiene la sua candidatura. Il partito ha ora un suo esponente a gareggiare per la conquista dell’arretrato e indebitato sud.
A questo punto, comincia la strategia, un po’ stantia a dire il vero, della propaganda attraverso i primi cittadini amici, conoscenti e simpatizzanti.
A Stefano Giaquinto spetta però una medaglia al merito e viene subito – per intercessione di Zinzi- nominato Vicecoordinatoreprovincialedellalega (da leggere tutto d’un fiato). Me cojoni!
Al ministro Valditara e alla sua recente riforma servono sostegno e foto di bambini festanti (le testimonianze video sono a colori altrimenti avrei avuto difficoltà a distinguere tra una diretta facebook e un documento audiovisivo dell’Istituto Luce).
A Stefano Giaquinto serve riottenere credibilità e fiducia da parte dei suoi elettori (ha infatti vinto le ultime elezioni ma la sua era l’unica lista ammessa alla competizione elettorale) nella speranza di una futura (e forse imminente) candidatura a ben altre cariche.
A Zinzi, che aspira a diventare governatore regionale, servono tutti e tutto fa brodo.
Quale migliore occasione allora se non quella di un tour campano del ministro tra Caiazzo, Vitulazio, Limatola e altri comuni, per porgere i suoi saluti approfittando della presenza di emittenti locali e nazionali per qualche buona ripresa e titoli sui quotidiani?
E quindi tutti e tre, su un tappeto rosso (sul serio) sfilano nel cortile dell’Istituto comprensivo di Caiazzo e ascoltano e cantano l’inno, il sindaco con la mano sul cuore (come fanno gli americani).
Il ministro non perde occasione per ricordare, con tono solenne e dito al cielo, alle ragazze e ai ragazzi, che “qui è nato l’Occidente” e partono le ovazioni di tutti.
Ora fermiamoci un attimo e apriamo una piccola parentesi: il giorno prima della visita di Valditara, il gruppo CaiazzoNonSiLega, di cui faccio parte, aveva pubblicato un comunicato parlando proprio di questa specificità che distingue il ministro dell’istruzione, l’esaltazione dell’Occidente.
Il ministro ha confermato le aspettative dicendo proprio quello che si pensava avrebbe detto.
Anche un discorso così banale, uno slogan di pochi secondi, può però essere fonte di fraintendimento e pericoloso. Sì, siamo in occidente ma il ministro dava all’ovest un aspetto valoriale, quello di cultura occidentale.
Se non si riferiva al trattato di Tordesillas che “inventò” l’Occidente né alla divisione dell’Impero romano d’Oriente e d’Occidente allora forse si riferiva alle radici romane dei nostri territori.
Qualunque sia il riferimento storico, c’è un errore. Sarebbe bello, oggi, in un’epoca di aspre divisioni e guerre sanguinose parlare della storia come risultato di un incontro tra civiltà che dura da millenni.
Siamo tutti l’esito di questo incontro e l’identità è un processo molto più complesso che una collocazione geografica. Scriviamo con un sistema alfabetico che i Greci ereditarono e modificarono dai Fenici ma ancora prima, nel bel mezzo dell’Egeo, a Creta si imparò ben presto il valore dello scambio e del commercio marittimo con i popoli d’oriente; lì sorse una scrittura sillabica, la Lineare A, poi reinventata in Lineare B dai Micenei per una lingua indoeuropea che era molto simile al dialetto greco arcadico-cipriota, dialetto sì, perché i Greci furono una civiltà che imparò ben presto a convivere con le proprie diversità, finanche linguistiche.
Dal continente i Greci si spostarono poi a est, in Asia Minore, dove c’era la Troade. Qui nel II millennio a.C. era avvenuta la decennale guerra di Troia e dalla città in fiamme, secondo il racconto epico, scappò l’eroe troiano Enea che da quel momento intraprese un viaggio per volere del Fato, subordinando la sua vita a un bene più grande e sacrificando i propri affetti per raggiungere il Lazio dove avrebbe dato origine a una nuova stirpe che avrebbe dato i natali al primo re di Roma, unendo così, attraverso le peregrinazioni di un eroe, il mondo troiano e quello romano.
Così è nata la storia di quell’Occidente esaltato dal governo e così avrebbe dovuto raccontarla il ministro, come un lungo viaggio pieno di incontri che dura ancora oggi.
I Romani stessi la raccontavano così cercando connessioni con un mondo lontano da cui avevano imparato la letteratura, la filosofia, la guerra, la partenza e il ritorno a casa. Romolo e Remo erano stati abbandonati in una cesta così come Mosè in Egitto e così come Perseo insieme alla sua mamma Danae perché il padre di lei aveva ricevuto un oracolo secondo cui sarebbe morto per mano del nipote: Il “lamento di Danae” era stato scritto nella Grecia arcaica da Simonide di Ceo (un’isola a pochi km dalla costa turca) e offriva un’immagine di dolore e insieme di speranza, non molto diversa da quella delle imbarcazioni di fortuna con cui i migranti raggiungono le coste dell’Europa.
È l’Europa che cercano, quella che accoglie, protegge e restituisce futuro, non un occidente stabilito con il righello.
Non mi sarei aspettata certo un discorso europeista, ma almeno un racconto vero, quello sì. Sicuramente gli studenti ne sarebbero stati colpiti e affascinati.
Valditara invece ha parlato di soldi distribuiti qua e là per le scuole ma sono abbastanza certa che i bambini e i ragazzi presenti fossero disinteressati alle cifre, quelle interessano agli adulti, e gli adulti votanti sono quelli che interessavano a Valditara, Zinzi e Giaquinto che hanno subordinato il valore istituzionale alla propaganda di partito.
Il fil rouge di quell’incontro è stata solo la ricerca, questa volta davvero vergognosa, del consenso.
Spiace se ne siano accorti in pochi.
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