Giornali: il governo allunga gli aiuti senza trasparenza… e la ‘cuccagna’ continua!

La distorsione, sottolinea la testata specializzata DataMediaHub, arriva mentre il Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio non brilla per trasparenza proprio sul fronte del controllo dei contributi pubblici ai giornali.
I contributi del governo sono erogati alle aziende giornalistiche che ne fanno richiesta in base a una serie di informazioni e dati sui quali si calcolano le erogazioni.
“Una forma di controllo è prevista sin dal 2010: per rinforzarla, il Dipartimento per l’informazione nel 2013 ha firmato dei protocolli d’intesa con la Guardia di Finanza. A marzo 2023 era stato annunciato un accordo tra il Dipartimento per l’editoria del governo e la Guardia di Finanza, per rendere più efficienti i controlli sull’erogazione dei contributi pubblici all’editoria. Ma né le documentazioni fornite dagli editori di giornali, né i calcoli fatti dal Dipartimento, né i risultati dei controlli sono pubblici”, sottolinea Pier Luca Santoro di DataMediaHub. Prosegue così nella mancanza di trasparenza ai cittadini la pioggia di milioni erogati talvolta anche a testate che sono già sotto inchiesta per irregolarità.
Anche dopo gli ultimi controlli sono emerse irregolarità a causa di documenti non veritieri, sulla base dei quali erano stati erogati i contributi. Il Dipartimento per l’editoria di Palazzo Chigi avrebbe annullato i provvedimenti che avevano garantito agli editori di ricevere i contributi. Per il 2023 le domande di finanziamento presentate dalla Gazzetta del Sud e dal Quotidiano del Sud sarebbero ancora sotto istruttoria.
Palazzo Chigi, intanto, starebbe cercando di recuperare 37 milioni tramite azioni legali in sede civile. Un’altra quota di fondi pubblici erogati a chi non ne aveva diritto sarà invece rimborsata a rate o detratta da contributi successivi. Ma nei casi in cui ci sarebbero stati artifici e raggiri il Dipartimento per l’editoria ha anche presentato denunce e sono in corso “procedimenti penali per l’accertamento di ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato”, dice la presidenza del Consiglio.
Esemplare è il caso di uno dei quotidiani che negli anni ha ricevuto i maggiori finanziamenti pubblici, Libero: dal 2003 al 2023 ha ricevuto 111 milioni.
Il quotidiano è dell’imprenditore della sanità e politico (da quattro legislature in Parlamento prima con Forza Italia e oggi con la Lega) Antonio Angelucci, che controlla la società editoriale Libero attraverso la Finanziaria Tosinvest.
La testata è affittata alla Fondazione San Raffaele, riconducibile sempre agli Angelucci. Solo nel 2011 e 2012 Libero non ha ottenuto i fondi del governo poiché i magistrati hanno sequestrato 20 milioni.
Nel 2017 Antonio Angelucci è stato condannato in primo grado a un anno e 4 mesi per tentata truffa e falso sui finanziamenti pubblici a Libero e al Riformista. Di quel processo e dei suoi sviluppi non si sa più nulla: Tosinvest e Fondazione San Raffaele non hanno risposto alle domande del Fatto. Intanto gli Angelucci hanno comprato anche il Giornale e il Tempo. E la cuccagna continua.
(di Nicola Borzi – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)