“Siamo i ragazzi di oggi”…..canta mio padre…..

Sono un Centennials o della Generazione Z, nativo digitale, canto rap, stickerizzo e non uso emoji, la creatività è TikTok (Facebook?? Cos’è?), per comunicare non uso paillettes ma genuinità, essenzialità, velocità, cerco di capire i boomer. A proposito: mio padre è un boomer!
Anche mio padre cerca di capire, per questo oggi mi ha detto: “Scrivimi, scrivi, parla di te, parla di voi (la tua generazione).”
Lui è scrittore e giornalista, la scrittura è il suo ponte col mondo.
Così decido, riparto, “ricomincio a scrivere con la tua valigia sulle spalle, quel tuo universo di parole che mi hai regalato” – gli dico.
Parole? Le “nostre”? Le capirai? Provo a tradurre nel tuo antico linguaggio.
Al esempio,
“followare”, nel linguaggio boomer significa “seguire qualcuno da fan”;
“flexare”, vorrebbe dire “spararsi le pose” (eh,eh!), cioè vantarsi;
“droppare”, che in inglese si traduce con “lasciar cadere”, nel linguaggio tecnologico è equivalente al termine “pubblicare”, perché per farlo si trascina e si rilascia l’immagine;
“blastare“, corrispondere a distruggere, far saltare in aria, annientare, estendendo al linguaggio social significa zittire, bloccare qualcuno;
“cringe”, significa qualcosa che suscita imbarazzo, vergogna, ma non al protagonista bensì all’osservatore. A volte noi giovani siamo “cringiati” quando vediamo i vecchi usare il linguaggio giovanile sui social;
“crush”, indica una passione, un’infatuazione non solo per una persona ma anche per uno sport, un interesse, un oggetto;
“bestie”, da pronunciare rigorosamente in inglese, indica il migliore amico;
“floppare”, dall’inglese flop, vuol dire fallire il proprio obiettivo
“ship”, è la relazione amorosa;
“Skippare”, dall’inglese skip significa saltare qualcosa, come una lezione all’università.
Potrei continuare, ma, profetizzando l’espressione “cringiata” del tuo volto, mi fermo qui.
Ho letto che questo tipo di linguaggio è definito code-mixing. In effetti è un mix di vari codici, una contaminazione di lingue diverse: inglese, italiano, tecnologico derivante dai social.
In questo modo di comunicare noi ci riconosciamo, mediante questi slang “facciamo gruppo” (come dicono i boomer), è un gergo solo nostro e ci differenzia da nostri padri.
Il nostro “muretto” – mitico luogo di ritrovo delle generazioni anni ’80 – oggi è lo schermo di uno smartphone, lì ci ritroviamo, lì nascono amicizie e amori, lì nascono le nostre parole, lì è la nostra vita sociale.
Ti rattrista A me no. Noi siamo così.
Ognuno appartiene ai suoi anni e, perdonami, non credo all’identificazione “umana” tra generazioni differenti; credo nell’empatia ma soprattutto nell’affetto reciproco che apre al reciproco sostegno e alla volontà del tentativo di capirsi.
Prendendo in prestito la musica dei tuoi tempi, papà, ripeto le parole di un testo di Masini: “Cantano i ragazzi all’uscita della scuola ma non siamo noi, hanno un’altra musica altri sogni ed altri eroi”.
Hai smesso di guardarmi e, mentre inizi a cantare “Siamo i ragazzi di oggi….” (cit.Ramazzotti), ti specchi un una foto Polaroid 660 Autofocus1981, che posterai su Facebook con il titolo “Io c’ero!”.
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