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Migranti, cara Elly, ma l’Italia è un paese sicuro? (editoriale di Vincenzo D’Anna, già parlamentare)

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In questi giorni non si fa altro che parlare dell’atto giudiziario – voluto più che dovuto – notificato alla premier Meloni, al guardasigilli Nordio, al ministro dell’Interno Piantedosi ed al sottosegretario Mantovano, per avere espulso (e non trattenuto nelle patrie galere) dal territorio italiano, il generale Najeem Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, ritenuto un pericoloso torturatore di migranti.

Se non fossimo stati in Italia, il caso si sarebbe risolto con la semplice apposizione del “segreto di Stato”, ovvero esercitando il diritto che una nazione può reclamare per proteggere i propri interessi e quelli dei cittadini.

Interessi che verrebbero evidentemente compromessi dalle rivelazioni sulla motivazione posta alla base del provvedimento adottato dal governo.

Così non è accaduto per l’espulsione di Almasri, forse per prevenire speciose polemiche, accuse e dichiarazione varie su segreti imbarazzanti e collusioni occulte con la Libia.

Ovviamente tutti – tranne le nostre opposizioni parlamentari – sanno che esistono complessi rapporti con i paesi esteri e che l’Italia, come tutte le altre nazioni del mondo, ne ha intessuti parecchi, in passato (ma anche nel presente), per motivi geopolitici, diplomatici, commerciali, energetici e di sfruttamento delle materie prime.

Ad esempio, abbiamo avuto legami con la Russia di Putin, con la Cina di Xi Jinpin, con il Venezuela di Maduro, con alcuni paesi arabi integralisti e finanche con la Corea del Nord! Stati che non sono certo campioni in materia di rispetto e tutela dei diritti umani.

In sintesi: si tratta dell’applicazione di una condotta che, un tempo, veniva chiamata “ragion di Stato”.

Se ne deduce che è sempre un errore, per i governi in carica, non utilizzare i poteri legittimi che pure è possibile esercitare in tal senso.

Lo conferma quanto accaduto sul versante dell’altro vero “potere” che contrasta quello dell’esecutivo, ovvero la magistratura politicizzata, che non intende perdere impunità e privilegi corporativi.

Un potere, questo, che oggi si sente minacciato al punto tale da aver dichiarato guerra aperta anche alle istituzioni parlamentari, oltre che allo stesso inquilino di palazzo Chigi.

E lo ha fatto ad appena 48 ore dal primo attacco, quello, appunto, sferrato in occasione dell’espulsione di Almasri.

Si tratta della decisione, l’ennesima (!), del tribunale di Roma, che ancora una volta e con lo stesso magistrato, il procuratore Francesco Lo Voi, ha sospeso il giudizio sul trattenimento di 43 migranti soccorsi al largo di Lampedusa e trasportati, nei giorni scorsi, in Albania.

Tale mossa ne ha decretato, di fatto, il ritorno in Italia. Le “voci di dentro” sussurrano di un’irritazione del togato per la mancata autorizzazione del governo ad utilizzare i voli di Stato, ma credo si tratti solo di un’antipatica coincidenza.

Quello che invece non sembra essere una coincidenza è il rigetto, appunto, dell’autorizzazione a trasferire i migranti irregolari nell’hot-spot a sovranità italiana, costruito sull’altra sponda dell’Adriatico.

Insomma, a non voler riconoscere al governo ed al parlamento italiano, così come recentemente aveva precisato la Cassazione, la facoltà di “decidere”. Nossignore. Anche quella deve essere sottoposta al vaglio dei magistrati (!).

Questi ultimi quindi hanno contestato e messo in dubbio la scelta assunta dal Parlamento di adottare gli atti che definiscano quali siano, tra i paesi di provenienza di quegli sventurati, quelli nei quali siano minacciati i diritti civili, religiosi e di etnia e dunque per questo non giudicati sicuri e quali, all’opposto, quelli ritenuti sicuri.

Una discriminante che pesa non poco sul diritto all’accoglienza per la concessione dello status di rifugiati politici.

I togati italiani non avrebbero insomma ritenute giuste ed eque la valutazioni del governo limitandosi ad affidarle al giudizio della corte di giustizia europea. Perché? E’ questo il punto cruciale!

La procura capitolina ha eccepito che la corte di giustizia europea sarebbe l’unica deputata a trattare la materia in questione e che per questo motivo occorrerebbe prima attendere che quest’ultima ratifichi la sentenza emessa dalla Cassazione e poi, solo dopo, eventualmente decidere se seguire o meno la “pista” albanese. Insomma, si è preferito buttare la palla in calcio d’angolo e non ottemperare alla legge in materia varata dalle nostre istituzioni!

Un atteggiamento pretestuoso e sedizioso, per non dire eversivo per certi aspetti. Una delegittimazione bella e buona del Parlamento da parte di chi, fino a prova contraria, dovrebbe applicare le leggi non certo condividerle o avallarle preventivamente!

I togati queste cose le sanno bene. Loro che trafficano impuniti ed impunibili quando sono coinvolti i propri diretti interessi.

Sanno bene che questa sedizione è un atto di aperta contestazione delle norme e del potere decisionale del Parlamento. In questo che appare come un gravissimo scontro tra poteri dello Stato, quello di una casta in toga, e quello degli eletti dal popolo (con le elezioni), legittimati a legiferare, si apre una guerra della quale nessuno potrà valutare le conseguenze.

Dovrebbe capirlo anche Eddy Schelin che protesta per i soldi sprecati per il viaggio andata e ritorno dall’Albania: poco più di 120 milioni (non certo il miliardo che invoca la ricca segretaria del Pd!) spesi complessivamente per allestire il centro di accoglienza e coprire le spese di viaggio.

La milionaria leader dei dem dovrebbe semmai preoccuparsi di una crisi epocale tra le istituzioni parlamentari ed un corpo dello Stato che vi fa fronte obliquamente.

Non giocare al tanto peggio tanto meglio, che le conferisce una misura di mediocrità politica..

Se questo è lo stato dell’arte, se a tal punto sono arrivati il livello di cecità politica e di eversione del potere dei togati, c’è da chiedere alla corte di Bruxelles se sia l’Italia stessa… un paese sicuro. Chissà!

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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