Caiazzo. ‘C’era una volta un tranquillo paesino’ dove ogni tanto ‘si cambiava pure’: ma quale sarà?
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Infatti mentre nel 2004, Mark Zuckerberg dava il via a Facebook e la gente cominciava a postare foto di gattini e panini spropositati… in quel paesino laggiù, regnava quasi incontrastato, fin dal primo “click”, un unico e insostituibile sindaco.
Nel frattempo, fuori dai confini del borgo, succedeva di tutto.
Governanti italiani cambiavano più spesso dei calzini; papi salivano al soglio pontificio e poi andavano in pensione (sì, anche i papi si ritirano, nel frattempo!); presidenti della Repubblica si avvicendavano come le stagioni (ma senza la poesia di certi tramonti), guerre…addirittura, si è affacciata pure una pandemia che ha messo in ginocchio nazioni intere, ha trasformato persone in fornai provetti (panificatori seriali!) e fatto emergere mascherine di colori improbabili.
In certi momenti, era lecito aspettarsi pure l’arrivo degli alieni.
Ma, in quel paesino, niente di tutto questo scalfiva il suo sindaco eterno.
Ogni tanto si concedeva un cambio di fascia tricolore, giusto per ravvivare il look, cambiando più partiti di quanti selfie scattino i turisti alle pizze di una famosa pizzeria del posto!
Placido, come un bradipo in vacanza, continuava a presenziare sedute di Consiglio comunale dove l’avversario più temibile era la sedia vuota.
Ogni tanto, qualche consigliere si distraeva fissando un piccione appollaiato fuori dalla finestra… e ZAC! si passava all’ordine del giorno con tanta nonchalance che persino il piccione sembrava dire: “Scusate, ma qui tutto normale, eh?”
Alle ultime elezioni si è toccato l’apice della commedia: nessuna lista di opposizione, zero concorrenti, nessun programma alternativo.
Manco una mezza idea nuova, niente di niente.
Immaginatevi un ring di pugilato con un solo pugile che si tira pugni da solo (e ovviamente vince!). Il sindaco, che ormai si dice abbia radici al posto delle gambe, è andato avanti come un treno a vapore in un binario tutto per lui.
Nel frattempo…la popolazione calava come se ci fosse una bufera in atto: giovani in fuga verso città più prospere o direttamente oltre confine, alla ricerca di una dignità professionale (e di una birra decente).
Le piazze, un tempo teatro di chiacchiere e partite improvvisate di pallone, ora erano popolate più che altro da gatti randagi e qualche cartello “Vendesi” o “Affittasi” fuori dalle abitazioni vuote.
Le casse del Comune, manco a dirlo, erano ormai sull’orlo del dissesto. Alcuni sostenevano che in bilancio ci fossero più ragnatele che euro.
A questo punto, appare chiaro che non stiamo parlando di un semplice “sindaco”. No, signori e signore, siamo oltre la dimensione democratica: abbiamo di fronte un Duca. Anzi, facciamo “Sua Maestà, Eccellentissima e Imperitura Autorità del Borgo”.
E questo paesino non è un Comune, bensì un Granducato, con vassalli, feudatari e magari pure qualche drago nel sottoscala del municipio (perché, si sa, non si può mai escludere nulla).
È una di quelle situazioni dove, a forza di non cambiare mai, si è convinti che la stabilità sia la vera felicità. Una felicità vagamente medievale, va detto.
Insomma, mentre nel resto del pianeta la gente si scervella per capire se siamo soli nell’universo o se gli extraterrestri ci guardano e ridono, in quel paesino c’è un solo, indiscusso, eterno vincitore: il Sindaco-Duca-Sire.
In fondo, forse gli alieni sanno che, contro un sindaco così, non ci sono dischi volanti che tengano.
“Vieni in pace, o te ne vai.” Oppure… “Voterai pure me, visto che non hai alternativa!”
E voi? Voi non potete che ridere, perché in quell’angolo di Sud, la democrazia è andata in ferie. E a giudicare da come vanno le cose, probabilmente non ha ancora comprato il biglietto di ritorno.
(Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)
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