Indispensabile speranza
“Il Natale ci ha aperto a speranze di pace?” mi chiedeva un amico in questi giorni. Una domanda che rivolgo anche ai lettori, invitando ciascuno a dare una risposta. Dal canto mio, spontaneamente, di primo acchito, gli ho risposto – tra il dubbioso e il negativo – “Non mi pare…”. Ed, in effetti, guardando un po’ alla situazione, a vari livelli, sia locale che internazionale, sia sociale, politica, culturale, economica e…militare, di segnali di speranza non c’è proprio tanta evidenza. Gli appelli di papa Francesco, strenuo alfiere della giustizia e della pace, oltre che maestro di dottrina e di vita, vengono spesso, se non sempre, ignorati (eccezion fatta, ad esempio, per l’appello a superare la condanna a morte, seguito parzialmente e significativamente, nei giorni scorsi, dal presidente uscente degli Stati Uniti); le armi, intanto, continuano a crepitare da un capo all’altro del globo e più ferocemente nei luoghi che ben conosciamo, a noi vicini. Ora addirittura si profila l’urgenza di un aumento della spesa per gli armamenti, anziché una loro riduzione, mentre sempre nuovi congegni più micidiali vengono inventati e sperimentati. E qui si coinvolgono l’economia e il sociale, che fatalmente ne avranno detrimento ulteriore anche nella nostra Europa, che per ora sembra silente e quasi ammutolita in attesa del fatidico 20 gennaio… E continua la divaricazione tra chi ha troppo e chi ha troppo poco…, ecc. Bisognerebbe – mi dicevo – poter cancellare il “peccato originale”, che invece mantiene tutto il suo fascino abbacinante ma illusorio e tutte le sue conseguenze nefaste, sia a livello personale che strutturale. “Comunque – ribatteva l’amico – si può ricercare il ‘bene’ che questa festa religiosa offre – oltre che ai cristiani – all’intera società…”. Sì, ammetto, è vero. Non ci si può certo lasciare prendere dallo scoramento. Del resto, proprio per questo il papa ha voluto intitolare alla Speranza l’Anno Santo che abbiamo aperto. I cristiani, per primi, devono essere annunciatori di speranza, nonostante tutto. Così, vogliamo e dobbiamo andare alla ricerca anche di segnali di speranza (la sfida è pure per i lettori) che – ad una più attenta e fiduciosa osservazione – non mancano. In particolare il Natale ha portato con sé, proprio con l’apertura delle cinque porte sante (compresa quella della chiesa del “Padre nostro” al carcere di Rebibbia) e soprattutto con l’invito all’apertura della porta del cuore, per entrare nella Porta che è Gesù – bambino indifeso e radioso – un soffio di serenità, una prospettiva che si rinnova ogni anno, ma quest’anno con maggiore urgenza si direbbe, seguendo l’anelito del cuore di ognuno e di tutti (non solo dei credenti, appunto) verso un futuro migliore. E mi convinco che, in fondo, per la speranza non è questione se ci sia o non ci sia, ma che essa è sempre e davvero indispensabile e necessaria. Speranze di pace, concretamente, ancora non ce ne sono; anzi, è evidente che ne manca la volontà concreta, anche se – parlando dell’Ucraina – c’è una spinta ormai inevitabile almeno verso la “fine” della guerra (che però è altra cosa dalla vera pace); e con tante guerre presenti e future si dovranno ancora fare i conti. Il Natale, però, con la sua luce resta segnale forte che apre e riapre alla speranza, anche quando questa sembra annebbiarsi. E, mentre riprendiamo il cammino ordinario del dopo-Natale, si può fare affidamento che un po’ di quella luce rimanga.
The post Indispensabile speranza first appeared on AgenSIR.(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)