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New Orleans e Villa Verucchio. Terrorismo, Bertolotti (React): ‘Aumentato il numero di terroristi singoli’

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Alle prime ore del 1° gennaio, a New Orleans, Shamsud-Din Jabbar, alla guida di un pick-up ha investito e sparato contro la folla radunata nella storica Bourbon Street, zona turistica piena di bar e ristoranti, per trascorrere la notte di Capodanno. Il bilancio dell’attacco parla di 15 persone morte e circa 35 feriti. Il killer, 42 anni, due divorzi alle spalle ed ex veterano dell’esercito, è stato poi ucciso dalla polizia. Nel mezzo sono stati trovati una bandiera dello Stato islamico e ordigni esplosivi. In Italia, invece, sempre nella notte di Capodanno, a Villa Verucchio, piccolo centro dell’hinterland riminese, un giovane egiziano di 23 anni, Muhammad Sitta, ha accoltellato quattro persone a caso prima di essere ucciso dai carabinieri. Nelle tasche dell’aggressore, secondo quanto riportato da alcuni media, sono state trovate una versione tascabile del Corano e una misbaha, la collana in grani che i musulmani utilizzano per pregare Allah. Il giovane era arrivato irregolarmente in Italia, su un barcone, nel 2022, e godeva di protezione internazionale in quanto rifugiato. Le indagini non escludono la pista terroristica anche se, al momento, non risultano collegamenti con organizzazioni terroristiche. Di questi due fatti, che seguono quello avvenuto il 20 dicembre scorso, a Magdeburgo, dove Taleb al-Abdulmohsen, 50enne medico saudita, attivista anti-Islam, ha falciato la folla con una Bmw provocando 5 morti e 200 feriti, ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, direttore esecutivo dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (React), che cura il Rapporto sul Terrorismo e il Radicalismo in Europa (https://www.osservatorioreact.it/).

Direttore, dopo Magdeburgo la cronaca ci propone altri due attacchi, a New Orleans e a Villa Verucchio (Rimini). Particolarmente grave l’attentato a New Orleans, con 15 morti…
Quanto accaduto a New Orleans non cambia le dinamiche, i numeri e la minaccia del terrorismo così come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi perché ripropone un cliché consolidato: quello del terrorista singolo che si muove in maniera autonoma e limitatamente organizzata. In questo caso, il killer aveva noleggiato un veicolo di grandi dimensioni per poter arrecare il maggior danno possibile. E così è stato.

Da quanto si apprende l’Fbi starebbe lavorando per determinare potenziali affiliazioni di Shamsud-Din Jabbar con organizzazioni terroristiche.
A quanto risulta ci sarebbe l’auto affiliazione allo Stato Islamico, modello nel quale evidentemente l’autore ha cercato una propria identità. Ad oggi non sappiamo se l’Isis abbia o meno rivendicato l’attentato.

Trattandosi di un ‘evento di successo’, determinato da vittime e feriti, potremmo avere, nel giro di un paio di giorni, una rivendicazione in qualche organo di comunicazione dello Stato Islamico.

Che idea si è fatto guardando il profilo dell’attentatore di New Orleans?
Il profilo psicologico standard del terrorista auto indotto e non organizzato, che agisce singolarmente o all’interno di gruppi due tre persone, rientra nella media dei profili di attentatori che hanno colpito negli ultimi dieci anni. In questo decennio abbiamo visto aumentare il numero di terroristi singoli, disorganizzati e svincolati dall’organizzazione centrale consolidando, in tal modo, questo fenomeno individuale. Molto ci diranno le indagini che verranno condotte dagli inquirenti. Dal profilo di Jabbar emerge una persona insoddisfatta, con una esperienza pregressa in Afghanistan che potrebbe essere causa di una sindrome da stress post traumatico associato ad un malessere personale frutto anche di due divorzi alle spalle. Tutti fattori che possono aver influito a creare un profilo vulnerabile con esiti difficilmente prevedibili.

(Foto ANSA/SIR)

L’attacco di Villa Verucchio si discosta in qualche modo da quelli di Magdeburgo e New Orleans o presenta delle analogie?
Per quello che riguarda l’attacco a Villa Verucchio, anche qui parliamo di un evento isolato, autonomo, scarsamente organizzato ma con meno ‘risultati’ rispetto a New Orleans, poiché non risultano morti. Non sappiamo se il soggetto fosse effettivamente affiliato ad una organizzazione terroristica, questo ce lo diranno le indagini. In questo caso è molto difficile che ci possa essere una rivendicazione dell’Isis perché si tratta di un ‘evento fallimentare’ in termini di vittime.

Dopo questi attentati esiste il rischio concreto di azioni emulative da parte di altri terroristi isolati o lupi solitari?
Il rischio esiste anche guardando alla situazione in Medio Oriente e adesso soprattutto in Siria, dopo la caduta del regime di Bashar al Assad per mano di un gruppo islamista con una forte componente radicale e jihadista. C’è il  rischio che possa crescere il numero di azioni di tipo emulativo riconducibili al Jihad globale ma anche quello di aspettarci, in futuro, una disponibilità di armi e di terroristi dalla Siria per il supporto di azioni simili anche in Europa. La Siria ha territorio estremamente eterogeneo nel quale ci sono zone sotto controllo di diversi gruppi di opposizione armata e anche dello Stato Islamico.

È possibile prevenire attacchi come quelli cui abbiamo assistito in questi primi giorni del 2025?
Non è possibile prevenire questo genere di attacchi disorganizzati operati da singoli e a dirlo è la statistica. Esistono, infatti, migliaia di profili di soggetti potenzialmente in grado di entrare in azione. Un numero così esteso di persone è difficile da intercettare. Sono invece maggiori le possibilità degli organi di Intelligence e delle Forze di Polizia di prevenire attentati organizzati.

L’immigrazione illegale può favorire fatti del genere?
La statistica più recente ci dice che negli ultimi anni è cresciuto il numero degli immigrati di prima generazione e di soggetti che nel giro di pochi mesi dal loro arrivo in Europa conducono azioni terroristiche.

.(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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