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Spiccioli di spiritualità, focus sul “Piccolo Principe”

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Per la rubrica “Spiccioli di spiritualità” diretta dal prof. P. Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla del “Piccolo Principe”

Ci sono favole per bambini che sono anche per gli adulti, ammesso che ne esistano solo per bambini. In realtà le favole hanno qualcosa da dire ai bambini, ma direi soprattutto agli adulti. Si tratta di quel senso di riflessione sulla vita che fa bene all’anima. Anche nella Bibbia ci sono delle “favole”, non come le intendiamo oggi, ma come le intendevano gli antichi: racconti fantastici con un significato misterioso e da decifrare. Basti guardare al libro dell’Apocalisse. Così come le favole hanno pieno diritto nella tradizione delle altre religioni: dall’Islam all’Ebraismo, al Buddhismo, all’Induismo e così via.
La favola non deve parlare esplicitamente delle gesta di Cristo o di Budda (anche se ce sono parecchie nei vangeli apocrifi e nei testi sacri del Buddhismo, ma di questo parleremo un’altra volta…). A volte anzi non menzionano mai un dio, ma la riflessione che fanno ci rimanda senz’altro all’Assoluto.
È il caso del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, del misterioso fanciullo atterrato nel deserto del Sahara provenendo da un minuscolo asteroide ai confini dell’universo. Si tratta della favola più letta e tradotta nel mondo, dalla quale nascono riflessioni filosofiche e spirituali di tutto rispetto, che ci fanno comprendere come filosofia e teologia spesso vanno a braccetto, ammesso che qualcuno pensi il contrario, poiché la filosofia è sempre una riflessione sulla vita, e la vita si rapporta sempre a un “totalmente altro”, sia pure a volte negandolo.
La storia del Piccolo Principe è nota. Il narratore (l’autore) è un aviatore che durante un atterraggio di fortuna nel deserto africano, incontra il Piccolo Principe, che poi è un bambino, e qui comincia con lui un dialogo fatto di domande surreali (a cosa servono le spine sui fiori?), ma che hanno per lui un senso, perché proviene, anzi è “proprietario” di un piccolo pianeta lontano nella galassia dove possiede una rosa, dei vulcani e deve difendersi dalla crescita di arbusti fastidiosi (i baobab). Nei suoi viaggi intergalattici – racconta il Piccolo Principe – ha incontrato un re che lo ha preso per un suddito e per questo lo ha abbandonato. Poi su un altro pianeta ha incontrato un vanitoso che subito gli ha detto: “Ecco un mio ammiratore” e si vantava di se stesso, e se n’è andato anche da lì. In un altro pianeta ha incontrato un ubriacone che affermava di bere per dimenticare la vergogna di essere un ubriacone e anche stavolta se ne è andato. Seguono altri incontri con strani personaggi su altri pianeti ma nessuno lo ha interessato, tranne una volpe che ha addomesticato per poterla riconoscere, per far sì che diventasse la “sua” volpe. Quando è ormai passata una settimana, il Principe si congeda dal narratore per fare ritorno sul suo piccolo pianeta poiché deve prendersi cura dei suoi vulcani, ma soprattutto della sua rosa. Per poter lasciare la terra, si è dovuto far mordere da un serpente. L’indomani il suo corpo non è stato ritrovato. Ed ogni volta che il narratore guardava le stelle, si sentiva vicino all’amico dai capelli dorati, il Piccolo Principe.
La riflessione di Antoine de Saint-Exupéry è tutta incentrata sul concetto di verità, come esercizio di libertà. Verità come fare, come creare, come ridestare, contemplare. Ma ridestare che cosa Ridestare l’essenziale, l’umano. L’essenziale è umano, e l’umano non è a disposizione dell’uomo, come se l’uomo potesse fare ciò che vuole e magari ciò che crede secondo il suo capriccio. Al contrario, l’uomo incontra proprio sé stesso, il suo destino nella trascendenza. L’uomo si accende di una luce che non è nella sua natura, ma proviene dallo spirito. E questo spirito, che molti chiamano Dio, dona all’uomo la libertà.
Ovvero, l’uomo sarà pure prigioniero del mondo – sete di denaro, di potere, di sopraffazione, di vanità e così via (rappresentate dai vari personaggi della storia) ma il suo primo dovere – questa è la lezione di Antoine de Saint-Exupéry – sarà fuggirne via, tornare libero, riconquistare il cielo da dove proviene. E come potrebbe l’uomo fare tutto ciò se non in nome di quel Dio che lo ha creato? perché originariamente l’uomo è libero. La verità dell’essere è libertà. Tolta la libertà l’uomo non è più tale, il mondo diventa il mondo dell’assurdo. Con la libertà invece non c’è cosa che non appaia degna di essere accettata. E la libertà è amore. Nel momento in cui abbiamo deciso di amare scopriamo che una luce si è accesa da qualche parte, più precisamente nel nostro cuore. L’autore ci parla di una nuova creazione e ne trova le tracce ovunque l’uomo si lasci interrogare, come il Piccolo Principe, dal mistero che avvolge l’universo. Stupore, meraviglia, ma anche sgomento lo accompagneranno, ma da questo affiora la sorgente stessa della vita.

L’articolo Spiccioli di spiritualità, focus sul “Piccolo Principe” proviene da BelvedereNews.

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