INCENDIO NELLA ZONA INDUSTRIALE: VIGILI DEL FUOCO TRA FIAMME E MACERIE
Un rogo devastante ha colpito un capannone nella zona industriale, causando il crollo parziale delle strutture e un ingente spiegamento di forze per fronteggiare l’emergenza. I Vigili del Fuoco hanno lottato per ore contro le fiamme, riuscendo a circoscrivere il pericolo ed evitare il coinvolgimento di edifici vicini.
Fortunatamente, non si registrano feriti gravi, ma l’episodio sottolinea ancora una volta l’urgenza di interventi strutturali per migliorare la sicurezza negli ambienti industriali, spesso trascurata in favore del risparmio economico. Nel frattempo, si indaga sulle cause dell’incendio, con il sospetto che ancora una volta la prevenzione sia stata messa in secondo piano.
Sanità a Caserta: aspettare l’ambulanza o la fine?
27 minuti per un’emergenza, il tempo sufficiente per un caffè e una tragedia annunciata.
Benvenuti a Caserta, dove la sanità sembra avere una regola tutta sua: se hai un infarto, spera che sia paziente. Qui, un cittadino in codice rosso aspetta in media 27 minuti per vedere un’ambulanza. Quasi mezz’ora in cui puoi fare un brindisi di addio, scrivere le ultime volontà o, se sei particolarmente ottimista, controllare se i Vigili del Fuoco sono più veloci del 118.
Questa non è solo una statistica: è una condanna. Caserta si piazza tra i peggiori in Italia per i tempi di risposta delle ambulanze, superata solo da Napoli Centro e Napoli Sud, dove il record di attesa arriva rispettivamente a 29 e 28 minuti. E nel resto del Sud? Ancora peggio: a Reggio Calabria il tempo di risposta arriva a 35 minuti, praticamente un’eternità.
Una sanità “a due velocità”: la morte corre più veloce del soccorso
Mentre al Nord un’emergenza è gestita in tempi rapidi, al Sud si vive nella speranza che l’ambulanza arrivi prima del carro funebre. Il problema, ovviamente, non riguarda solo i mezzi di soccorso. Le criticità spuntano in ogni angolo della sanità meridionale: screening preventivi quasi inesistenti, pronto soccorso dove si aspetta fino a 48 ore per un ricovero, ospedali sovraccarichi e carenza di personale.
È evidente che qui non si tratta solo di inefficienza, ma di una sistematica negazione del diritto alla salute. E mentre si organizzano convegni e dibattiti sulla sanità “equilibrata” tra Nord e Sud, i cittadini del Mezzogiorno continuano a pagare il prezzo più alto: la vita.
Caserta e il Sud, abbandonati a loro stessi
Le statistiche raccontano una realtà crudele, ma non sorprendente. A Caserta, come in altre province meridionali, il sistema sanitario sembra aver adottato una politica di “sopravvivenza naturale”: chi ce la fa, bene; chi no, pazienza. Questo atteggiamento è il risultato di decenni di tagli, di una gestione politica scellerata e di una cronica mancanza di investimenti.
Le risposte delle istituzioni? Promesse, piani di rilancio, ma soprattutto indifferenza. E mentre al Nord si discute di robot chirurgici e diagnostica avanzata, al Sud si aspetta un’ambulanza che spesso arriva quando non serve più.
La necessità di una rivoluzione, non di un pannicello caldo
Siamo onesti: non bastano piccoli interventi o ritocchi alla gestione. Serve una rivoluzione. Un piano straordinario di investimenti per riequilibrare le infrastrutture, formare il personale e garantire una gestione efficiente delle emergenze.
Finché questo divario tra Nord e Sud non sarà colmato, la sanità italiana resterà un gioco a due velocità, dove la lentezza non è solo un problema logistico, ma una condanna a morte per chi vive nelle aree più svantaggiate.
“Vogliamo la sanità, non le scuse,” gridano i cittadini. Ed è difficile dar loro torto. Ma nel frattempo, a Caserta, 27 minuti bastano per ricordare che, in Italia, morire è ancora una questione di geografia.
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