Aversa, 23 novembre 1980: Ricordo delle 5 vite spezzate dal terremoto

Ore 19.34 del 23 Novembre 1980 la terra tremò. Il “terremoto dell’Irpinia”, uno degli eventi sismici più particolari per l’Italia, generò drastici cambiamenti. Quella tragedia durò ben 90 secondi, provocando 3000 vittime, 9000 feriti e 280.000 sfollati. Dall’epicentro situato tra Basilicata e Campania, il terremoto ebbe ripercussioni su zone ben più distanti come la Sicilia o la Pianura Padana.
Anche la Città di Aversa fu particolarmente provata dalle scosse telluriche, non solo per le varie lesioni e i danni a livello strutturale di parecchi edifici, ma soprattutto per la morte di ben 5 persone, uniche vittime nella zona aversana. Siamo nell’antica Chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo in Aversa (il tempio mariano della Madonna di Casaluce in Aversa) e ben 3 piani dell’ artistico campanile crollarono, causando la distruzione della cupola, di parte del tetto e della casa parrocchiale, dove persero la vita il parroco Don Pasquale Ciani, Antonietta Ciani, Michele Ciani, Caterina Acquaviva e Maria Pezone.
Gli aversani conoscevano indubbiamente il parroco e le persone che vennero a mancare, soprattutto per il legame forte della Città nei confronti di quest’importante chiesa del corso di Via Roma, nei secoli importante centro monastico dei Padri Celestini e sede dell’icona della Vergine di Casaluce, patrona della Città e dell’intera Diocesi di Aversa. Lo stesso campanile, tra i più alti ed imponenti della cittadina, era uno dei simboli più noti di Aversa, simile architettonicamente a quello della Basilica del Carmine in Napoli, con una meravigliosa cupola “a cipolla” illuminata dal Comune nei 4 mesi della permanenza della Madonna di Casaluce.
Tante le testimonianze di coloro che hanno avuto la possibilità di conoscere le vittime, in modo particolare, molti ci presentano il parroco Ciani come mite caratterialmente e solerte nell’attività sacerdotale e pastorale. Negli anni della sua permanenza aversana, inoltre, si tenne la solenne inconorazione della Vergine Bruna in una Piazza Municipio gremita di autorità politiche, militari ed ecclesiastiche, unite al popolo festante proprio alcuni mesi prima dell’evento sismico (Settembre 1980).
Chi lo ha conosciuto nei vari ambiti della vita, oltre a quello religioso parrocchiale, ci può dire di quanto fosse preparato culturalmente, tanto che nel 2015 fu voluto un testo biografico sulla sua figura dagli autori Prof. Arturo Formola e Sac. Prof. Davide Sglavo: “In memoriam: Sac. Pasquale Ciani”, per concentrarsi su aspetti intellettuali, storici ed eminentemente pastorali della sua figura.
Un interessante ed inedita testimonianza è quella di alcuni musicisti, che annualmente onorano la patrona della musica Santa Cecilia con una solenne celebrazione “in canto”. Dovevano partecipare proprio alla celebrazione domenicale di quel 23 Novembre, ma si decise di lasciare i festeggiamenti al giorno 22: fu una scelta “profetica”, poiché abitualmente a quel tradizionale momento accorreva molta gente e se si fosse tenuto il giorno del sisma, i soccorsi avrebbero contato parecchie persone coinvolte dal crollo di parte della struttura. Ancora oggi l’orchestra, che onora annualmente la santa dei musicisti, non dimentica la particolarità di quel caso e in modo sempre più zelante tiene vivo il legame con questa tradizione, che non può non farci ricordare anche gli effetti del terribile terremoto.
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