Oltre la retorica della valorizzazione della filiera, il crollo letale del latte bufalino alla stalla

Il reparto bufalino sta vivendo una grave crisi. Oltre alla brucellosi di cui abbiamo scritto su queste pagine. La crisi è nei prezzi: il valore medio nazionale del latte alla stalla rilevato da Ismea nelle province di Latina, Caserta e Salerno sta subendo un crollo significativo. Se ne e’ parlato domenica scorsa nel corso della trasmissione della Rai ”Presa diretta’. Il 50% dei caseifici della Dop non starebbero più comprando la materia prima fresca, che durante l’estate – secondo la rilevazione di settembre 2024 di Ismea – era venduta a non meno di 1,75 euro al litro, pari a oltre 1,80 euro al chilogrammo sulla piazza di Caserta. Infine Salerno, che ha i prezzi medi più bassi dell’area Dop, vede il prezzo medio provinciale passare dai 180,69 euro ad ettolitro del 2023 ai 171,28 del 2024 (-5,21%). A rischio 400 aziende zootecniche nelle province di Caserta, Salerno e Latina. “Il mercato è stato recentemente invaso da prodotti non tracciati, non garantiti e con etichettature equivoche. E c’è di più, perché gli allevatori ai quali invece il contratto di fornitura di latte bufalino è stato rinnovato hanno trovato un’amara sorpresa: il prezzo del latte alla stalla crolla, passando da oltre 1,80 euro al chilogrammo a non più di 1,55 euro al chilogrammo in tutte e tre le province. E’ una situazione insostenibile, costellata di fatti gravissimi – afferma Gianni Fabbris, coordinatore nazionale di Altragricoltura e portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino – rispetto alla quale Altragricoltura ha deciso la mobilitazione unitaria degli allevatori bufalini dell’area Dop nelle province di Caserta, Salerno e Latina e l’apertura della vertenza sul latte di bufala. Abbiamo proposte precise che nei prossimi giorni confronteremo con gli allevatori di tutta l’area dop – continua Fabbris – e siamo pronti a scendere in piazza fino allo sciopero del latte ove non ascoltati”. Altragricoltura sta depositando in queste ore atti alle Procure della Repubblica sulla gestione dei contratti di conferimento del latte e sui controlli di tracciabilità. Intanto sono in via di convocazione le assemblee degli allevatori bufalini nelle province di Latina (17 ottobre), Salerno (11 ottobre 2024 ore 18.30 a Capaccio Paestum nella Sala Agripaestum) e Caserta (29 ottobre alla Nuova Cucina Organizzata di Casal di Principe). Fabris annuncia: “proponiamo un tavolo di trattativa sul prezzo del latte da aprire in un luogo istituzionale e chiediamo alla politica di mettere in campo una forte azione di rilancio della filiera bufalina, già colpita dal fallimento dei Piani di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi”. Il rischio è che la mozzarella di bufala diventi una “commodity senza qualità, non più legata all’allevamento ed alla trasformazione artigianale e di territorio”. “Siamo di fronte – conclude Fabbris – al fallimento del Consorzio di Tutela della Mozzarella Dop, ormai nelle mani di interessi industriali, di cordate pseudosindacali e della speculazione commerciale e di istituzioni incapaci di tutelare allevatori. Sarà l’unità degli allevatori, dei caseifici non speculativi, dei cittadini a salvare questo straordinario prodotto frutto dei casari, degli animali, degli allevatori e della grande cultura dei cittadini delle comunità interessate”.
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