IL FINTO MUTUO DEL CLAN PICCA
Un complesso schema di elusione patrimoniale è stato scoperto nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli. Protagonista dell’indagine è Aldo Picca, esponente di spicco del clan di Teverola, che ha orchestrato una falsa compravendita immobiliare al fine di evitare che lo Stato potesse sequestrare un appartamento di sua proprietà.
Il Piano per Salvare l’Appartamento
L’immobile in questione, situato al pian terreno di via Dietro Corte Traversa Privata a Teverola, con annessa autorimessa, doveva sfuggire alle autorità. Picca, scarcerato dopo 19 anni di reclusione, ha quindi trovato un modo per aggirare il sequestro imminente: intestare la casa a sua figlia Cira e a suo genero Alessio Arbolino. Insieme ai fratelli Giuseppe e Raffaele, Aldo Picca ha messo in piedi un’operazione fittizia per nascondere la reale proprietà dell’immobile e la provenienza illecita dei fondi utilizzati per acquistarlo.
Il Ruolo dei Fratelli e il Finto Mutuo
L’operazione prevedeva che Cira e Alessio figurassero come acquirenti legittimi dell’appartamento, il cui valore era di 111mila euro. Tuttavia, il denaro per l’acquisto proveniva dal clan. Aldo Picca ha infatti consegnato i fondi ai fratelli Giuseppe e Raffaele, incaricati di erogare i pagamenti alla nipote Cira per simulare una transazione reale.
Il primo passo di questa messa in scena è stata la consegna di 7500 euro in contanti da parte di Giuseppe Picca a Cira, come prima tranche del pagamento. Successivamente, Raffaele Picca ha aiutato la coppia a preparare la documentazione necessaria per eludere i controlli delle autorità, mascherando così la reale proprietà dell’immobile e l’origine illecita dei fondi utilizzati.
Le Cambiali e il Mutuo Simulato
Per dare un’apparenza di legalità alla compravendita, sono state emesse 23 cambiali del valore complessivo di 36mila euro. Tuttavia, dalle indagini è emerso che queste cambiali non sono mai state effettivamente riscosse secondo quanto stabilito nel contratto di vendita.
Per coprire il resto della somma, i fratelli Aldo e Raffaele hanno finanziato il pagamento delle rate di un mutuo ipotecario di 75mila euro presso la Bper Banca, intestato a Cira Picca e ad Alessio Arbolino. Questo ulteriore passaggio mirava a consolidare l’apparenza di un’operazione legittima, quando in realtà l’intero schema era finalizzato a preservare i beni del clan dalle mani dello Stato.
L’Intervento delle Autorità
Grazie alle indagini condotte dagli inquirenti, è stato possibile smascherare questo elaborato stratagemma. L’immobile è attualmente sotto sequestro, insieme a numerosi altri beni del clan, nell’ambito di un’operazione più ampia che ha portato all’esecuzione di 42 provvedimenti cautelari da parte dei carabinieri del comando provinciale di Caserta.
Questa vicenda dimostra ancora una volta le sofisticate strategie messe in atto dalle organizzazioni criminali per preservare i loro beni e sfuggire alla giustizia, ma anche l’efficacia delle indagini antimafia nel contrastare tali pratiche.
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