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Salerno. ‘Gracceva’, l’avventurosa vita del partigiano che salvò Pertini e Saragat: martedì si presenta il libro

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Martedì 18 giugno, dalle ore 18, presso la Casa del Volontariato (via Filippo Patella, Salerno) anteprima nazionale per il nuovo libro del giornalista Massimiliano Amato: “Gracceva. L’avventurosa vita del partigiano che salvò Pertini e Saragat”.

Su iniziativa dell’associazione Memoria in Movimento e del Comitato provinciale dell’Anpi di Salerno martedì 18 giugno (ore 18:00) sarà presentato a Salerno in anteprima nazionale, presso la Casa del Volontariato in via Patella (traversa del C.so Vittorio Emanuele, tra i civici 88 e 90) il nuovo lavoro del giornalista Massimiliano Amato, “Gracceva. L’avventurosa vita del partigiano che salvò Pertini e Saragat” (pag. 252, euro 18,00).

Pubblicato da Arcadia Edizioni nella collana di studi storici della Fondazione Pietro Nenni, il volume sarà in tutte le librerie a partire dal giorno successivo, mercoledì 19 giugno.

Risultato di un lungo lavoro di ricerca presso archivi privati e pubblici, il libro racconta la vita di Giuseppe “Peppino” Gracceva, nome di battaglia il Maresciallo Rosso, capo militare delle Brigate Matteotti a Roma e nel Lazio.

Gracceva fu uno dei principali protagonisti della lunga opposizione armata alle truppe di occupazione tedesca nella Capitale: in quei drammatici e sanguinosi 271 giorni che andarono dal 10 settembre 1943 al 4 giugno 1944 diede prova di straordinario coraggio e intrepida determinazione, partecipando con un ruolo di primissimo piano ad alcune delle azioni più clamorose messe a segno dalla Resistenza romana contro l’esercito invasore.

Su ordine di Pietro Nenni, fu lui, con Giuliano Vassalli, Alfredo Monaco, Filippo Lupis e Marcella Ficca, a organizzare e a portare a termine la più grande beffa che la Resistenza romana riuscì a fare a Priebke e Kappler: l’evasione, il 25 gennaio del 1944, dal carcere di Regina Coeli ,dov’erano rinchiusi da tre mesi, di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, due futuri presidenti della Repubblica che erano stati condannati a morte dalle SS.

Catturato a sua volta agli inizi di aprile, Gracceva trascorse più di 50 giorni nella prigione tedesca di via Tasso, dove, benché sofferente per i postumi di una grave ferita a un polmone operata chirurgicamente con mezzi di fortuna, resistette eroicamente alle torture e alle sevizie cui venne sottoposto, senza rivelare i nomi dei suoi compagni di lotta.

La sua attività antifascista era cominciata nel Pcd’I nel 1922, a soli 16 anni: arrestato più volte per attività sovversiva, nel 1937 era stato condannato a cinque anni di carcere dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.

Nel 1939, mentre era rinchiuso nel carcere di Civitavecchia, lasciò i comunisti, sentendosi tradito dal patto Molotov-Ribentropp.

nel 1943 partecipò alla ricostruzione del Partito socialista, diventando intimo di Vassalli, Pertini, Nenni, Lizzadri e tutti i capi socialisti dell’epoca.

Nel dopoguerra fu membro della Consulta Nazionale, e insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare, col grado di Tenente Colonnello dell’esercito di Liberazione nazionale.

Nel giugno del 1944, subito dopo la liberazione di Roma, fu tra i fondatori dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani): entrò a far parte del primo esecutivo di soli 8 membri, e in seguito ne fu a lungo dirigente nazionale.

Fu membro della Consulta Nazionale dall’aprile del 1945 al giugno del 1946, e ricoprì incarichi politici e di partito, nel Psi.

Tra gli inizi degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Settanta visse a Salerno, dove arrivò dopo aver ottenuto dall’Eni-Agip una concessione per la commercializzazione di prodotti petroliferi.

Morì nel 1978, pochi mesi dopo l’elezione al Quirinale del suo grande amico Sandro Pertini, il quale inviò un picchetto di corazzieri ai suoi funerali.

Raccontando la vita di Gracceva, Amato ricostruisce quasi per intero la parabola dell’antifascismo romano: dall’attività clandestina dei gruppi comunisti nella Roma dei primissimi anni del regime mussoliniano, fino alla Resistenza armata delle formazioni partigiane nei 9 mesi dell’occupazione nazista della Capitale.

Alla presentazione del libro oltre all’autore, giornalista, condirettore della storica rivista “Critica Sociale” e direttore de “Il Lavoro”, giornale socialista fondato nel 1922 da Luigi Cacciatore, interverranno il presidente dell’Anpi provinciale, Ubaldo Baldi, lo storico dell’Università di Salerno Alfonso Conte, il giornalista Andrea Manzi e, in collegamento video da Viterbo, il direttore della Fondazione Pietro Nenni, Antonio Tedesco.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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