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Caiazzo. Estorsioni all’imprenditore Roberto Battaglia: un’assoluzione e tre condanne, ma non finisce qui

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Le sue denunce, sia contro usurai che camorristi che lo avrebbero minacciato, hanno fatto nascere inchieste e avviare processi, alcuni dei quali terminati ed un ultimo in via di conclusione davanti ai giudici della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Sergio Enea) dove il pm della Dda ha chiesto un’assoluzione e tre condanne per complessivi 23 anni di carcere.

 

La vittima, Roberto Battaglia, imprenditore caseario e titolare di un’azienda bufalina con attività tra Caiazzo e Pontelatone ed attività a Capua, aveva confermato in aula le accuse in un diverso processo.

Il pm ha chiesto l’assoluzione per mancanza di prove per Tommaso Grandinetti (difeso dall’avvocato Cesare Gesmundo) ex perito assicurativo.

Per Michele Altarelli, ex infermiere, sono stati chiesti 8 anni; per Luigi Schiavone e Giuseppe D’Anna 7 anni e 6 mesi ciascun;, questi, ritenuti vicino al clan dei Casalesi, accusati a vario titolo di usura ed estorsione aggravata dalla camorra.

I fatti, risalgono al decennio 1998-2008, periodo in cui la famiglia dell’imprenditore si trovava in una situazione debitoria nei confronti di alcune banche per un prestito di 50 mila euro come acconto sull’acquisto della sede dell’Agenzia di viaggi Battaglia, mai perfezionato a causa del pignoramento delle banche.

L’imprenditore da quel momento aveva ricevuto pressioni e minacce da parte di Schiavone e D’Anna, arrestati poi nell’azienda bufalina di Battaglia, mentre cercavano di estorcere denaro.

All’epoca Battaglia non riusciva a ottenere finanziamenti dagli istituti di credito, necessari per proseguire l’attività nel settore zootecnico, nonostante avesse denunciato i suoi usurai finendo – secondo l’accusa – vittima di tre estorsori che gli avevano chiesto un tasso del 300 per cento per un prestito di 100 mila euro.

I tre non avevano esitato ad approfittare dello stato di bisogno della famiglia Battaglia che aveva intanto chiuso la propria attività, un’avviata agenzia di viaggi di Caserta, fra le prime del capoluogo.

L’imprenditore in passato si era rivolto anche agli allora ministro e sottosegretario Maroni e Mantovano e si era anche incatenato davanti alla prefettura.

Nel processo di assoluzione di altri imputati chiuso a Napoli il pentito Massimiliano Caterino, raccontò di rapporti di frequentazioni strette tra la vittima, alcuni fratelli del boss Zagaria e il padre di questi ultimi oltre che di una presenza di Battaglia come invitato ad un matrimonio degli esponenti della cosca.

(Biagio Salvati – Il Mattino – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

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