Il pentimento di Sandokan è la vittoria per KO che lo Stato sano e i suoi uomini onesti hanno inflitto alla mafia casertana di Augusto La Torre
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Sandokan di Augusto La Torre
Da alcuni giorni la notizia bomba del “pentimento” di Francesco Schiavone alias Sandokan, sta riempendo pagine e pagine dei quotidiani e ha ridato vigore all’ormai quasi scomparso Saviano.
Mi è stato riferito che la rete è piena dei video-messaggi di Saviano, un paio li ho visti e ascoltati perché trasmessi dalle reti televisive.
Non intendo rispondere a Saviano, ormai le sue invenzioni e inesattezze sono diventate troppe e quindi è impossibile precisare i suoi strafalcioni. Pretende di raccontare la storia della camorramafia casalese senza nemmeno aver letto le sentenze emesse dai Giudici. Ricorda episodi accaduti quando lui era ancora un alunno delle medie, e li racconta come se fosse stato presente in prima persona, ma forse era già in possesso del dono della preveggenza.
Nonostante le condanne per diffamazione continua ad accusare alcuni giornalisti casertani di essere stati dei megafoni dei boss casalesi, omettendo di dire quanti sono i giornalisti, lui compreso, ancora attivi che scrivono e fanno scoop grazie alle veline che escono dalle procure, e questo è ormai un sistema collaudato che ha trovato la punta dell’iceberg con lo scandalo recente che ha investito addirittura la DNA.
Saviano e altri, a mio modesto parere miopi, si preoccupano se la collaborazione di Schiavone possa essere completa, reale e leale o possa essere uno stratagemma per evitare l’ergastolo ostativo e soprattutto se svelerà le complicità istituzionali e farà trovare la cassaforte del clan.
A differenza di Saviano e altri pseudo conoscitori della mafia casertana e della legge vigente sulla collaborazione con la giustizia (L. 45/01), io conosco perfettamente sia la storia della mafia casertana sia il funzionamento della legge 45/01, e conosco anche i meccanismi utilizzati dagli addetti ai lavori per aggirare alcuni divieti previsti dalla predetta legge per scopi che di etico non hanno nulla.
A differenza di quanti si preoccupino se Sandokan collaborerà a 360° o si limiterà a riferire poco o niente, e questo a prescindere dalla sua volontà o da quanto decideranno quelle che il compianto Falcone ebbe a definire <<menti raffinate>>, ritengo che tutte le persone che davvero abbiano a cuore la lotta alle mafie debbano essere più che felici e più che soddisfatti della scelta di Sandokan, anche se questi dovesse optare per raccontare una minima parte, come a dire di Saviano hanno fatto il sottoscritto, Nicola Schiavone, Antonio Jovine e altri pentiti a metà ma comunque inseriti nel programma di protezione e tornati liberi grazie ai benefici premiali.
La collaborazione di Sandokan, checché se ne voglia dire, è un fatto di un’importanza storica perché dimostra che la parte SANA dello Stato, quella che non è mai andata a braccetto con le mafie, quella che ha visto assassinare gli uomini migliori delle Istituzioni (con complicità interne), quella che non ha mai fatto accordi con i mafiosi, può dire e urlare: <<la parte onesta della società civile e dello Stato ha vinto!!>>
Perché è bene dire che la resa di Sandokan è una resa alla parte sana e agli uomini sani delle Istituzioni, non a quella infetta, corrotta e complice>>.
Perché una cosa è indubbia, e questa va oltre le congetture dei soliti saccenti che sulla mafia hanno costruito fortune e ideato copioni degni del miglior Francis Ford Coppola, la collaborazione di Sandokan mette una pietra tombale sul clan dei casalesi, almeno di quello che ha dominato prima con Bardellino e successivamente con lui come capo.
Certo si potrà obiettare che l’altro capo, quel famigerato Cicciotto e’ mezzanotte, non si è (ancora) mai pentito e che assieme a Michele Zagaria, potrebbero tener in vita la mafia casalese.
Ma chi conosce veramente i fatti e la storia, e questo i PPMM esperti quali i dottori Melillo, Ardituro, Falcone, Milita, Curcio e pochi altri che dal 1992 lottano contro la mafia casalese sanno che la caratura criminale e i rapporti con le istituzioni che Sandokan ha inizialmente ereditato da Bardellino e poi intessuto e ampliato grazie alla sua rete familiare e formata dai suoi parenti/amici imprenditori e politici non può essere minimamente paragonata a quella di Bidognetti (Cicciotto e’mezzanotte) né a quella di Zagaria perché sono poteri locali e provinciali, regionali e non nazionali.
Sandokan è stato un vero capo, l’erede diretto e degno per meritocrazia di Bardellino.
Bidognetti non ha il carisma e il potere militare ed economico di Sandokan.
Zagaria, invece, non può essere nemmeno accostato ai due, è stato il capo zona di Casapesenna per altro a metà con Vincenzo Zagaria, altro che capo dei casalesi.
Personalmente non credo che Sandokan possa far trovare la cassaforte del clan, per il semplice fatto che la cassaforte non esiste, anzi sono convinto che i beni che gli sequestreranno saranno di pochissimo valore. Ed è una fortuna visto che i beni confiscati o vengono assegnati a parenti, amici e soci di chi dovrebbe garantire un riutilizzo in favore della società civile o delle vittime della mafia, o come ad esempio la villa confiscata al sottoscritto, lasciata incustodita e quindi inutilizzata.
Il motivo è quasi ovvio, basterebbe che la commissione antimafia verificasse quanti beni hanno fatto sequestrare i collaboratori, intendo dire quanti dei propri beni hanno consegnato spontaneamente per rendersi conto che le confische hanno riguardato molto poco dei beni consegnati dai collaboratori e molto invece hanno riguardato imprenditori che si sono arricchiti grazie agli affari con i boss.
E qui si dovrebbe aprire un dibattito che il dottor Alessandro Barbano ha magistralmente affrontato nel suo libro intitolato: <<l’inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene>>.
Il pentimento di Sandokan, comunque vada, è indubbiamente la vittoria della società sana e degli uomini onesti delle istituzioni ed anche di un’ampia fetta degli uomini della magistratura requirente e giudicante che lavorano dietro le quinte, senza inventare attentati, senza cedere alla smania di protagonismo, e soprattutto senza <<vendersi>> a una parte politica che, a mio modesto parere, da troppi anni cammina a braccetto con alcuni magistrati e quando occorre colpiscono gli avversari con indagini create ad hoc e giornalisti sempre pronti a scrivere qualsiasi menzogna venga loro passata, senza fare controlli e senza minimamente preoccuparsi delle querele visto che in Procura finiranno in qualche cassetto o nel giro di qualche settimana il P.M. chiederà l’archiviazione.
Michele Zagaria quando fu arrestato disse: <<Lo Stato vince sempre>>.
Il pentimento di Sandokan è la vittoria per KO che lo Stato sano e i suoi uomini onesti hanno inflitto alla mafia casertana.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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