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Attualità

*Università e consulenze d’oro* di Vincenzo D’Anna*

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*Università e consulenze d’oro* di Vincenzo D’Anna*

E’ cosa risaputa, fin dalla notte dei tempi, che i docenti universitari siano una sorta di “categoria speciale”, dotata di facoltà ed opportunità per così dire…negate ai comuni mortali. Essi, infatti, sono soggetti ad una particolare metamorfosi che li trasforma da prof integerrimi in veri e propri opportunisti, soprattutto quando gli capita di lasciare le cattedre universitarie e quando le mantengono!. Dentro le storiche ed austere mura della facoltà costoro si mostrano sapienti e nel contempo a depositari di un’etica comportamentale sussiegosa ed intransigente. Spesso sono critici verso chi governa, lontani dalla politica fino a quando quest’ultima non li arruola ponendoli in posizioni di vertice. Alcuni manifestano anche il vezzo di mostrarsi contestatari, intellettuali che vanno ben oltre le normali contingenze se non proprio dei teorici “rivoluzionari” che intendono cambiare il “sistema” nel quale vivono e che pure elargisce loro adeguate retribuzioni e libertà d’azione senza precedenti. Insomma: predicano il sublime dentro l’università e praticano il mediocre al di fuori di essa. Purtroppo gli aneliti di riforma e di liberalizzazione dalle baronie portati avanti, negli anni ’70 del secolo scorso, dai movimenti di contestazione studenteschi, sono miseramente falliti, fatta salva l’introduzione degli esami di gruppo (vera manna caduta dal cielo per gli asini) e per il varo di piani di studio che hanno consentito a molti di sfangarla escludendo gli esami più difficili dai curricula dei citati quadrupedi. “Cambiamenti” che si credeva basilari come l’istituzione di assemblee “chiacchierologiche” degli studenti, diventate un vero e proprio pulpito per politicizzare la protesta ed introdurre rappresentati degli studenti in seno al Senato accademico dei caporioni della protesta. Poi è arrivata la riforma del 3 + 2 ossia delle lauree triennali (perfettamente inutili e come tali fini a se stesse) e di quelle magistrali abilitanti all’esercizio delle professioni. Anche in questo caso il rimedio è risultato fallimentare: esami spezzettati in più parti di essi, cattedre ricoperte da docenti per punteggio acquisito con seriali ed improbabili pubblicazioni, di scarso valore scientifico e senza concorso alcuno; ciclo di studio cadenzato in trimestri per i culi di pietra che studiano per lo più a memoria!! La partizioni degli esami e l’introduzione di sottospecie di una miriade di corsi di laurea ha allargato il corpo docente, il numero dei professori, che in un trentennio ha elevato il novero degli “ordinari” da seicento a seimila!! Per dirla tutta: ogni categoria ha ottenuto i propri vantaggi e le nicchie di comodità nelle quali sperava. Il tutto a scapito dell’insegnamento e della preparazione didattica. Non è difficile, oggi, trovare laureati che non riescono a coniugare i verbi adeguatamente, che non sappiano scrivere correttamente, che siano a digiuno delle basi stesse della propria professione. Insomma come sempre nel Belpaese ogni riforma ha abbassato quantità e qualità della formazione, infoltendo gli organici dei docenti, abbassando l’autorevolezza delle università ed il valore del titolo di laurea conseguita. Tornando al corpo docente, sono ormai rari i cattedratici di un tempo, i maestri di scuole di pensiero, le autorità indiscusse nella materia trattata. Ma il bailamme ed il degrado non finiscono certo nelle aule! Esso anzi si espone anche al di fuori di queste allorquando gli austeri docenti esercitano l’attività libero professionale a cui si accompagnano parcelle di remunerazione considerevoli, giustificate dagli onusti titoli accademici contrabbandati come elementi che giustificano il valore delle retribuzioni, più che la difficoltà dell’impegno. Ecco allora che inevitabilmente i professori si mischiano con i politici e gli amministratori così da ottenere incarichi per opere professionali di importo rilevante, sfruttando la complice incuria di chi dovrebbe controllare, leggi i Magnifici Rettori. Questi ultimi, anche essi eletti e quindi soggetti alla campagna elettorale, al clientelismo ed al favoritismo verso gli elettori, ossia degli stessi docenti. Un perfetto paradigma con quanto avviene per la politica politicante ed i gruppi di potere che determinano il risultato dell’urna. In questo contrasto, con la complicità di alcuni organi d’informazione, si mette la sordina agli scandali che ogni tanto scoppiano. E’ il caso dell’ex rettore della più antica università del Meridione, la “Federico II” di Napoli, passato praticamente in sordina. Sì, stiamo parlando proprio dell’attuale sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Ebbene, per quanti non lo sapessero (e sono tanti, visto il silenzio praticamente generalizzato di buona parte della stampa), il primo cittadino di Palazzo San Giacomo è stato inquisito dalla Corte dei Conti per per gli innumerevoli incarichi libero-professionali svolti tra il 2007 e il 2019, alcuni dei quali assolutamente incompatibili con lo status di docente (ricordiamo che era Rettore alla Federico II), che gli hanno fruttato la bellezza di circa ottocentomila euro di introiti!! Nelle scorse settimane il sindaco ha patteggiato restituendone circa 210mila! Lo stesso è accaduto con un altro docente universitario, il Prof. Cosenza, avvezzo alle frequentazioni politiche e più volte componente di giunte amministrative, in qualità di tecnico, al quale è stata contestata un fattura dell’importo di ben 170mila euro, per una consulenza fatta nella doppia veste di docente e professionista privato. Cosa ovviamente vietata dalla legge. Bazzecole innanzi a cotanta scienza!! Ma faremmo torto ai due cattedratici se non denunciassimo che loro rappresentano solo la punta di un iceberg molto, molto più grande. La morale? Per anni i profittatori erano considerati, per mera antipatia sociale, i politici. Credo sia venuto il momento di allargare gli orizzonti …

*già parlamentare

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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