L’Idiota del Cremlino di Vincenzo D’Anna
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L’Idiota del Cremlino di Vincenzo D’Anna
Gli antichi romani, gente che usava le parole con parsimonia e precisione, distinguevano la morte fisica da quella sociale, il trapasso della morte dall’emarginazione dalla comunità civile. Quest’ultima veniva considerata la peggiore in assoluto. Coloro infatti che ne venivano assoggettati non avrebbero più avuto ruoli, cariche o onori nel contesto in cui avevano vissuto. Semplicemente venivano affidati all’oblio finendo per diventare uomini isolati e come tali definiti “idioti”, dall’accezione etimologica greca del termine “idios”, vale a dire isola e, più in generale, persona estranea oppure sconosciuta. Ecco: se esistesse una commissione capace di stabilire un elenco di persone definibili “idiote”, in base alla natura del loro agire, questa non potrebbe escludere Vladimir Putin dai primi posti di quell’elenco. Un posto che il satrapo che oggi governa la Russia si è guadagnato sul campo quando ha deciso di rispolverare le vecchie smanie di grandezza dell’Urss dei soviet e dei paesi satelliti ad essa assoggettati. Da quel momento, infatti, il leader del Cremlino ha mostrato il peggio di se stesso: cinismo e calcolo privo di qualsivoglia limite, scrupolo ed umanità. La sua sete di potere è sfociata nell’aggressione ad un altro Stato sovrano, l’Ucraina, ed una guerra costata finora la morte di centinaia di migliaia di soldati oltre alle innumerevoli vittime civili ed alla distruzione sistematica di case, scuole, ospedali, servizi ed infrastrutture di quel Paese. A tutto ciò vanno aggiunte le atrocità commesse dai mercenari russi (la famigerata brigata Wagner e i miliziani Siriani e Ceceni) che hanno trasformato il conflitto in un’ordalia medioevale senza pietà. Da questi eccidi, con tanto di fosse comuni, stupri, violenze e deportazioni di adulti e bambini, è scaturito il processo per crimini di guerra che la Corte di Giustizia Europea ha incardinato contro Putin, rendendolo praticamente un ricercato da tutte le forze di polizia europe. Una condizione di isolamento dal contesto politico e diplomatico, che praticamente emargina il premier russo riducendolo al rango di persona “non più tra gli uomini”, come, appunto, usavano dire gli antichi romani per quanti venivano banditi dal consesso civile e politico dell’Urbe. Più che una morte fisica definita come “non più”, una “soppressione” civile che lo rende sostanzialmente un fantasma nel contesto delle nazioni libere. Al contrario, il leader cinese Xi Ping, anch’egli un dittatore, espressione di un esperimento ibrido e singolare di capitalismo economico e di comunismo politico, resta nel circuito delle nazioni che contano, soprattutto sul piano economico e dei vasti commerci che Pechino ha stabilmente impiantato in ogni angolo del mondo. Cadono quindi per Mosca i sogni di riconquistare la centralità sul piano geo politico mondiale, come nel secolo passato, e con essi i motivi stessi dell’invasione della vicina Ucraina. Un Paese, quest’ultimo, praticamente semi sconosciuto e di poco valore strategico sullo scacchiere internazionale delle cancellerie e dei governi fino all’anno scorso, ma che, paradossalmente, ha visto crescere intorno a sé la solidarietà e l’amicizia di quasi tutte le Capitali del mondo. Insomma, la mossa di Mosca ha ottenuto un risultato diametralmente opposto rispetto alle premesse iniziali: un arretramento sul piano del valore politico, per colpa delle azioni di un governo, quello russo, ormai messo al bando dalla comunità degli Stati. Una condizione che, anche a causa delle sanzioni economiche e delle ingenti perdite di vite umane, non potrà durare per lungo tempo senza fare i conti con l’opinione pubblica russa più avveduta ed informata. Per quanto asfissiante siano la propaganda del regime e la limitazione delle idee e delle notizie, il muro eretto artificiosamente dal satrapo che governa a Mosca, inizia a scricchiolare. Le recenti incursioni in territorio russo da parte di gruppi para militari formatisi, in questi mesi, in antagonismo all’establishment del Cremlino, sono infatti espressione di un forte malcontento che non potrà che aumentare. A meno di un colpo di Stato che reprima ogni garanzia ed ogni libertà secondo i vecchi canoni dei Soviet, si potrebbe avere un’insorgenza civile su vasta scala aiutata dalle stesse forze armate per ristabilire una politica di diverso segno in Russia. Fu già così ai tempi di Michail Gorbačëv allorquando un nuovo leader, appoggiato dall’esercito, Boris Eltsin, diede la definitiva spinta perché la vecchia nomenclatura comunista cedesse il passo alla democrazia parlamentare. Chi si è abituato agli agi del capitalismo ed alle libertà civili, non torna facilmente e pacificamente indietro. Risultato: il popolo russo non potrà essere tenuto in eterno nell’ignoranza, succube delle mire esaltate di un uomo ormai ridotto a fantasma, estraneo alla rete di rapporti che regola il mondo. Resta solo la minaccia di un uso delle armi atomiche ma anche solo pensare di usarle è puro autolesionismo ed i russi lo sanno fin troppo bene. Sarebbe un gesto perfetti idioti, appunto.*già parlamentare
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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