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Telefonate dei detenuti: sottoscrivi la lettera aperta

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Telefonate dei detenuti: sottoscrivi la lettera aperta

Riceviamo e diffondiamo il testo della lettera aperta ai direttori penitenziari promossa da Sbarre di Zucchero. Adesioni entro il 7 di maggio a sbarredizucchero@gmail.com.

Lettera aperta ai direttori penitenziari

e, per conoscenza,
al Capo DAP dottor Giovanni Russo
al Direttore della Direzione Generale Detenuti e Trattamento, dottor Gianfranco De Gesu

Quelle telefonate che ti “riattaccano alla vita”

In un Paese in perenne emergenza, le uniche emergenze che quasi nessuno vuole vedere sono quelle che riguardano il carcere. Eppure è appena finito l’anno dei record, 84 suicidi, mai così tanti, e questa è una emergenza vera perché la gente sta morendo in carcere.

Sostiene uno dei massimi esperti di suicidi, lo psichiatra Diego De Leo, che certo prevenire i suicidi è molto difficile, ma almeno si può cercare di creare una forma di protezione: “Aumentare le opportunità di comunicazione e le connessioni con il mondo ‘di fuori’ non solo renderebbe più tollerabile la vita all’interno dell’istituto di detenzione, ma sicuramente aiuterebbe nel prevenire almeno alcuni dei troppi suicidi che avvengono ancora nelle carceri italiane”.

Quelle telefonate che sono un’accelerata agli affetti delle persone in carcere

Scrive un detenuto: “Poter telefonare ogni giorno a casa aveva aiutato la mia famiglia a ritrovarsi. Ora ritornare da una telefonata al giorno a una telefonata a settimana di dieci minuti significa riperdersi. Questo periodo lo ricorderemo con i miei cari per esserci persi di nuovo”.
Secondo l’articolo 15 dell’Ordinamento penitenziario il trattamento del condannato e dell’internato è svolto anche “agevolando opportuni contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia”.  Ma quei contatti sono invece una miseria: 10 minuti di telefonata a settimana e 6 ore di colloquio al mese, che vuol dire che un genitore detenuto può dedicare al figlio al massimo tre giorni all’anno.

Il Covid ha portato ulteriore isolamento e sofferenza, e anche le prime rivolte, i morti, la paura. Ma per fortuna qualcuno ha capito che non era la criminalità organizzata a far esplodere le carceri, ma l’angoscia e la rabbia delle persone detenute, spaventate di essere lasciate sole e di non sapere nulla del destino dei loro cari. E si è trovata l’unica soluzione accettabile, dare un’accelerata agli affetti delle persone in carcere introducendo “il miracolo” delle videochiamate e la forza che ti viene dalle telefonate quotidiane. E così le persone si sono ritrovate a chiamare casa molto più spesso, in alcune carceri anche ogni giorno, e a rivedere le loro case e le famiglie lontane con le videochiamate.

Gentili direttori, non è motivo “di particolare rilevanza” l’aver chiuso il 2022 con 84 suicidi?

“Radio carcere” dice che le telefonate a breve potrebbero non essere più quotidiane o comunque molto frequenti, ma noi non ci crediamo. Non vogliamo credere che i direttori, che hanno la possibilità di concedere più telefonate per motivi “di particolare rilevanza”, rinuncino a un potere, che per una volta è davvero un “potere buono”, di far star meglio le persone detenute, e soprattutto le loro famiglie. Certo, per chi ha figli minori dovrebbe restare in ogni caso la telefonata quotidiana, prevista dalla legge, ma tutti quei figli maggiorenni che per anni hanno avuto a disposizione solo dieci miserabili minuti settimanali per parlare con un genitore detenuto, perché devono essere di nuovo penalizzati dopo aver faticosamente ricostruito delle relazioni famigliari decenti con la chiamata quotidiana (o comunque molto frequente)?
Gentili direttori, non fateci tornare al peggio del passato, usate il vostro “potere” per prevenire i suicidi con quello straordinario strumento che può essere sentire una voce famigliare nel momento della sofferenza e della voglia di farla finita. Oltre alle videochiamate sostitutive dei colloqui e in numero non inferiore, lasciate le telefonate in più, in nome dell’emergenza suicidi, e anche per dare continuità a quella che la Corte Costituzionale nell’ordinanza N.162/2010 definisce la “progressività che ispira il percorso rieducativo del detenuto e che è tutelata e garantita dall’art. 27 della Costituzione, attraverso la previsione della finalità rieducativa della pena”.

Ornella Favero
Ristretti Orizzonti
Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
Sbarre di zucchero
Gustavo Imbellone
Associazione A Roma Insieme – Leda Colombini
Associazione Per I Diritti Umani
Associazione Recidiva Zero
Francesco Pulpito
Licia Rita Roselli
Micaela Tosato
Associazione Loscarcere
Grazia Grena
Franca Garreffa
Donatella Corleo
Massimiliano Menozzi
Avv. Carlotta Toschi
Marco Costantini
Claudio Leone
Maria Teresa Caccavale
Associazione Happy Bridge
Ivano Bianco
Stefano Petrella
Antonio Sauchella
Moreno Zoli
Carla Benfenati
Associazione Lacasadellalbero
Giampaolo Zampieri
Arrigo Cavallina
Associazione Il Carcere Possibile Onlus
Tonino Di Toro
Monica Oliviero
Associazione Areyoureading?
Associazione Filo Rosso
Associazione Station to Station
Stefania Ghezza
Stefania Putelli
Grazia Zuffa

Per sottoscrivere come singole persone o associazioni inviare adesione via mail a sbarredizucchero@gmail.com

MADRI FUORI. Dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine

Campagna per la dignità e i diritti delle donne condannate, dei loro figli e delle loro figlie. Festa della Mamma, 14 maggio 2023.

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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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