Fingono di offendersi. O davvero si offendono per una vignetta che in realtà li soccorre, dando alla loro “sostituzione” un significato meno greve. Nel frattempo agiscono malamente, intaccando le fondamenta della Repubblica. L’avvio di un’indagine disciplinare contro i giudici milanesi è un fatto di estrema gravità. Il ministro viola platealmente legge e Costituzione. Egli pretende di sindacare l’interpretazione della legge e dei fatti compiuta dai magistrati, così infrangendo la separazione dei poteri. Questa davvero è una sostituzione, che sfortunatamente non sembra colpire l’attenzione collettiva. Nordio sa bene che una simile condotta gli è vietata. In 50 anni di magistratura ho subìto inchieste disciplinari per le mie critiche a malcostume e storture del potere: non ne sono lieto, comprendo che si è trattato di iniziative gravi che colpivano opinioni, ma non andavano al cuore della giurisdizione, come fa ora l’azione del ministro. Non solo mi indigna, ma mi spinge a un allarme acutissimo, da comunicare a chiunque voglia restare nella democrazia. Dunque a Nordio non piace una decisione dei giudici, e che fa Ne chiede la punizione. Potrebbe, se non lo si ferma immediatamente, ripetere la sua distorta pretesa per qualunque sentenza, ordinanza, decreto che non piacessero a lui, a qualche altro ministro, alla presidente del Consiglio. La circostanza che si tratti per lo più di simpatizzanti del fascismo può in parte spiegare l’avvenimento, rendendolo ancora più grave. Fortunatamente, insieme con l’Associazione dei magistrati, ha protestato l’Avvocatura. Ma non basta. Mai era accaduto nella storia della Repubblica. Il sapore intimidatorio dell’azione disciplinare potrebbe condizionare in futuro i giudici. Ma sono gli italiani, tanto spesso invocati a sproposito negli slogan salviniani, a doversi ribellare. Perderebbero la dignità e la libertà se i giudici cessassero di essere indipendenti ed esenti da ogni timore. I più forti del momento, i detentori del potere esecutivo comanderebbero al di sopra della legge. Nordio perderà se la Procura generale della Corte di Cassazione farà il suo dovere liquidando, stavolta sì, in cinque righe la deforme richiesta. Ma non sarà sufficiente finché questo ministro che ha attentato alle regole fondamentali della democrazia non se ne sarà andato. Nulla di più grave del suo gesto potrebbe compiere un ministro della Giustizia.

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