Caserta. Rione Acquaviva, Ospedale di Comunità: perché sprecare soldi e non puntare sul Policlinico?
Chi paga il futuro dell’ospedale di comunità? con quali soldi ? soldi di chi?
Ospedale di Comunità al Rione Acquaviva: con quali soldi pagare il futuro; soldi di chi; chi paga?
INTANTO IL POLICLINICO DI CASERTA MUORE
Al Consiglio comunale di Caserta e pc al Sindaco di Caserta, all’Assessore Domenico Maietta, Al Rettore Professor Nicoletti, Al Presidente De Luca, alla Stampa.
Ripensateci: io sogno il Policlinico di Caserta aperto, prima di morire!
Fate funzionare ciò che c’è nella sanità pubblica territoriale al Palazzo della Salute, all’Ospedale di Caserta.
Eliminate o riducete le liste di attesa assurde e interminalbili per anziani e soggetti fragili; aumentate il personale per assistenza domiciliare in città e nei quartieri popolosi, potenziate gli organici dei medici e paramedici che si contano sulle dita della mano.
Usate i soldi per queste priorità: non ‘cè bisogno di aumentare confusioni che si trasformano in aumento delle tasse sui cittadini e soprattutto per le sorti del costruendotrentennale Policlinico di Caserta.
Fermate l’Accordo!
Si tasformerà in un altro ostacolo che potrebbe essere fatale per la consegna definitiva del policlinico di Caserta prevista per il 2025, cui servono ancora soldi.
Di cosa si sta parlando?
Della ”firma dell’accordo tra il Comune di Caserta e l’Asl per la cessione in comodato d’uso gratuito da parte dell’amministrazione comunale all’azienda sanitaria di un terreno nel quartiere Acquava dove saranno realizzate le due nuove strutture sanitarie”l
Cioè, un nuovo ospedale di comunità e la nuova casa di comunità, che sorgeranno nel Quartiere Acquaviva, nell’area ex Saint Gobai Misura 6. Sanità” nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un investimento di oltre 3 milioni di euro.
Ebbene, non si tratta di gestire un parco pubblico con volontari, con contratto di collaborazione, ma servono soldi e soldi per queste strutture e personale qualificato.
In merito a ciò, Giulio Liberatore, ex direttore sanitario dell’ospedale di Caserta e attuale vice-presidente nazionale dell’Anaao Assomed, la maggiore associazione sindacale dei dirigenti medici e sanitari, afferma: “Non si possono spendere risorse provenienti da fondi PNNR per costruire ex novo ospedali e case di comunità, senza sapere i tempi di costruzione e chi ci andrà a riempirli di contenuti, e soprattutto senza ricordare che sarebbe il caso di spendere fondi per il completamento del Policlinico di Caserta o per la ristrutturazione degli ospedali già esistenti.
Interi territori delle zone interne – denuncia Liberatore – sono costretti a rinunciare a servizi essenziali, in particolare quelli in regime di emergenza urgenza, mentre ve ne sono altri, penso Marcianise e Sessa Aurunca, dove è stato recuperato il Dea di primo livello (Dipartimento emergenza e accettazione, ndr.) e non sono stati depauperati servizi essenziali.
La sanità deve essere gestita in modo uniforme sul territorio.
Registriamo – aggiunge Liberatore – tante dimissioni dai pronto soccorso dei presidi casertani in misura anche maggiore della media nazionale, e per esplicita ammissione della stessa direzione sanitaria della ASL, alla procedura selettiva per la riapertura per esempio dei Pronto Soccorso di Santa Maria Capua Vetere e Maddaloni, non si presenta nessuno.
Una decisione che non va nella direzione giusta, perché i fondi dovrebbero essere utilizzati per ultimare il costruendo Policlinico”
Veramente Caserta vuole la morte definitiva del suo Policlinico, del Nosocominio della Campania, del Volano dell’Economia del Sud Italia?
Nell’aprile 2022 sulle Case comunità, De Luca chiedeva: «Chi paga i costi del personale?».
Ecco: Chi sostiene il futuro di queste nuove strutture sanitarie, come “altri Medici di medicina generale supportati da un’equipe infermieristica, spesso anche multiprofessionale(data la presenza di operatori sociosanitari – OSS, fisioterapisti e altri professionisti sanitari) 15 o 20 posti letto, pazienti che provengono dal domicilio o da strutture residenziali (es. Residenze Sanitarie Assistenziali, RSA), dai presidi ospedalieri per acuti o dal pronto soccorso, generalmente a seguito di una valutazione multidimensionale eseguita in fase di accesso”.
E che ne facciamo dei 350 posti letto, ridotti dagli originari 500, del vicinissimo Policlinico di Caserta, dei tre blocchi dellla Ricerca, dell’Assistenza ai malati e della Didattica?.
Portatela all’odg del Consiglio Comunale di Caserta; ripensateci!
(Mario Cozzolino, Attivista – Residente in Zona Policlinico di Caserta, anni 72, in lotta da 40 anni – Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)