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TUTTI RIVOGLIONO IL FINANZIAMENTO AI PARTITI AL DI FUORI DEI 5 STELLE

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Nati con la Dc, Letta li tolse: l’eterno ritorno del “sogno proibito”

Dal ’74 a oggi

DI ILARIA PROIETTI
6 FEBBRAIO 2023

Ma il vizietto antico, e pure la fame atavica a dispetto del finanziamento pubblico, non si erano affatto arrestati come aveva poi rivelato Tangentopoli. Sull’onda della quale un vero e proprio plebiscito referendario aveva cancellato un bel pezzo della legge Piccoli. Senonché il finanziamento pubblico, sotto mentite spoglie e solo dopo solo otto mesi, era stato reintrodotto dal Parlamento che gli aveva solo cambiato nome: la legge 515 del ’93 aveva introdotto il “contributo per le spese elettorali” pari a 1600 lire (cifra poi incrementata) per ogni italiano che risultava al censimento, anche quelli che non avevano diritto al voto. Indi nel ‘97 era stato pure introdotto il 4 per mille a favore dei partiti con uno stanziamento di 56,8 milioni l’anno poi aumentato a 82,6 milioni nonostante le scarsissime adesioni dei contribuenti.

E intanto il finanziamento pubblico era cresciuto, di aggiustamento in aggiustamento fino al 2006 quando, regnante Berlusconi, si stabilì che i rimborsi, riconosciuti sin dal 2002 a tutti i partiti che avevano superato l’1% dei voti (quindi anche quelli che non avevano eletti, causa soglia di sbarramento) fossero dovuti per tutti e 5 gli anni di legislatura indipendentemente dalla sua durata. Un sistema di erogazioni slegato dalle spese sostenute dai partiti, che avevano continuato a riceverle pure se nel frattempo non esistevano più, come nel caso clamoroso della Margherita. Risultato: dal 1993 al 2012 il finanziamento pubblico ai partiti era lievitato del 600% e i rimborsi costituivano almeno il triplo delle spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. Sicché – come era emerso da un report della Corte dei conti – avevano fruttato in 18 anni ai partiti circa 2,5 miliardi a fronte di spese giustificate pari a 579 milioni.

Del 2014 (governo Letta) è la legge che ha disposto l’abolizione del rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e dei contributi erogati per l’attività politica e a titolo di cofinanziamento (il finanziamento pubblico propriamente detto è cessato solo dal 2017). Sono stati sostituiti con agevolazioni per la contribuzione volontaria dei cittadini attraverso le detrazioni per le erogazioni liberali e la destinazione del 2 per mille Irpef, mentre i gruppi parlamentari continuano a ricevere contributi da Camera e Senato per oltre 50 milioni l’anno.

FONTE:

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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