Che sconcio, Signoramia! A sentire il viceministro meloniano Edmondo Cirielli la priorità, ora che sono stati sistemati i fattoni da rave party, è usare il pugno di ferro contro chi se ne sta con la natura all’aria: un’ondata di esibizionisti che, a quanto pare, sta mettendo a rischio l’italica morale. “La mia proposta prevede la ripenalizzazione degli atti osceni in luogo pubblico perché una cosa è imboscarsi, un’altra mettersi su una strada” ha tentato di spiegare Cirielli travolto da una gragnuola di polemiche vista l’accusa di cavalcare un moralismo pruriginoso e pure un certo maschilismo opportunista. E così l’ha buttata in caciara giurando di aver presentato il disegno di legge che ripristina il carcere per chi violi il pubblico decoro per dare una stretta a un certo andazzo lascivo dei soliti immigrati che razzolando liberi nel Belpaese tengono “comportamenti degradanti, talora denudandosi incuranti della presenza di altre persone”. Ma il sospetto è che l’immigrato desnudo non c’entri, ma piuttosto il disegno sia quello di sanzionare il mestiere più antico del mondo, ovverosia l’arte dell’amore a pagamento che talora costringe al costume semiadamitico. E qui il terreno diventa accidentato, come sa bene il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che oltre vent’anni fa da pm “garantista” a Venezia convalidò il sequestro dell’auto di un ragazzo pizzicato in compagnia di una prostituta. Subito dopo il giovane, per la vergogna, si impiccò.

È passato quasi un quarto di secolo ma i tic della destra rimangono gli stessi: tolleranza zero anzi proprio carcere per le marchette da strada e invece mille riguardi e attenzioni per ben altre condotte. Magari reati da colletti bianchi che sperano oggi più che mai nella mordacchia messa ai magistrati con la stretta alle intercettazioni come non smette di ripetere proprio Nordio per il quale è ora di basta con l’abuso delle captazioni che fa finire sui giornali “notizie che diffamano e vulnerano l’onore di privati cittadini”. Figurarsi se non è d’accordo il suo più grande tifoso ovverosia Silvio Berlusconi che solo il cielo sa quanto sia stato offeso nell’onore persino per fatti dai suoi sodali ritenuti privatissimi. “È discriminato più di un gay” ebbe a dire Ignazio La Russa dopo che sul capo di Silvio, uno via l’altro, erano piovute accuse e sospetti di frequentazioni chiacchierate, della giovane di Casoria Noemi Letizia, alle “cene galanti” a Arcore e a Palazzo Grazioli, per tacere di Ruby Rubacuori notoriamente nipote del presidente egiziano Mubarak. Talché il compianto Niccolò Ghedini appena era venuto fuori che i pm di Bari davano la caccia al suo Silvio aveva forgiato una fulminante espressione ormai rimasta nella storia. “Se pure fossero vere le dichiarazioni di questa signora, Berlusconi sarebbe un semplice utilizzatore finale”. Nel senso di cliente non punibile penalmente.

E pensare che quando sfilavano a casa sua le ragazze in questione, la priorità del governo di cui era a capo, era proprio la legge contro la prostituzione, quella minorile in particolare ché – parole dell’allora ministra Mara Carfagna – “sarà impossibile invocare a propria scusa l’ignoranza dell’età della persona offesa”. Scherzi da prete o del destino, ma comunque bei tempi per B.. Che ora ha messo la testa a posto e si è pure sposato (o quasi). Insomma gli restano solo le battute galanti come quella del Santo Natale appena passato quando incontrando i calciatori del suo Monza ha promesso: “Se vincete con una di queste grandi squadre vi faccio arrivare nello spogliatoio un pullman di troie”.

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