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Attualità

L’Antimafia: “Dietro il delitto di Pasolini la Magliana e il furto della pellicola di Salò”

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L’Antimafia: “Dietro il delitto di Pasolini la Magliana e il furto della pellicola di Salò”

DI GIUSEPPE LO BIANCO
17 DICEMBRE 2022

Dopo una condanna definitiva a un probabile innocente, Pino Pelosi, e tre riaperture dell’inchiesta che non hanno portato a nulla, nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini per la Commissione antimafia il suo omicidio è un caso ancora aperto: anche se “appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario – scrive la commissione presieduta da Nicola Morra in una relazione resa nota ieri – resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell’aggressione che causarono la morte, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese”. Il lavoro della Commissione si è concentrato sul furto delle “pizze” del film Salò o le 120 giornate di Sodoma, sparite dalla Technicolor intorno al Ferragosto del 1975 (tre mesi prima dell’omicidio), un espediente ricattatorio per attirare il regista nella trappola mortale dell’Idroscalo in cui sarebbero coinvolti “gruppi malavitosi di rilievo” come la Banda della Magliana. Non è un’ipotesi nuova (sostenuta da testimonianze dirette e ricostruttive si è rivelata anzi tra le ipotesi più probabili per spiegare parte della dinamica) ma il lavoro della Commissione ha adesso il merito di avere aggiunto un altro colpo alla tesi minimalista della “lite tra omosessuali” ancora sostenuta in numerosi ambienti culturali e intellettuali: grazie a numerose inchieste di giornalismo investigativo è stata “definitivamente sgretolata l’iniziale ipotesi, purtroppo allora sostenuta dai mezzi di comunicazione e da alcune pronunce giurisdizionali – scrivono i commissari – secondo cui l’assassinio dello scrittore sarebbe stato solo il tragico esito di un incontro sessuale sfociato estemporaneamente in una aggressione da parte di un unico individuo e cioè Pino Pelosi’’. A intervistare l’investigatore al quale si deve il ritrovamento di quelle pizze (e dunque la prova di un furto finalizzato al riscatto) è stata la giornalista Simona Zecchi, ascoltata dalla Commissione, che ha anche scoperto che l’auto di Pasolini, affidata dalla cugina Graziella Chiarcossi a Ninetto Davoli perché fosse rottamata in realtà non fu mai demolita. Misteri della notte dell’omicidio ricordati dal regista David Grieco in una lettera in cui lo esorta a dire tutta la verità, inviata qualche giorno fa a Davoli, secondo cui l’attore preferito da Pasolini avrebbe saputo ben prima dei carabinieri che il regista era morto e soprattutto che il corpo fosse rinvenuto all’Idroscalo.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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