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Attualità

Prima di Meloni, il reddito l’hanno demolito i media DI SILVIA TRUZZI 25 NOVEMBRE 2022 Gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra:

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Prima di Meloni, il reddito l’hanno demolito i media

DI SILVIA TRUZZI

25 NOVEMBRE 2022
Gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra: è stato così che una narrazione tossica, completamente priva di razionalità e umanità, ha reso popolare una misura antipopolare come lo smantellamento del reddito di cittadinanza. Il governo se la cava (per ora, vedremo tra qualche mese) con frasette da prima elementare (“Era nel nostro programma, la gente ci ha votato per questo”; “Cosa succederà a quelli che non trovano lavoro? Lo cercheranno”). Ma questa è solo la fine della storia, degna conclusione di un racconto che per tre anni ha accompagnato quotidianamente il dibattito pubblico con la cadenza ossessiva di una propaganda che ha fatto della povertà una colpa. I quotidiani (medaglia d’oro a Libero e Giornale) si sono schierati compatti con i padroni (non solo i loro) contro uno strumento di welfare che ha aiutato milioni di persone in miseria, generata non dal fancazzismo dilagante, ma da svariate cause (conversione digitale, precarizzazione, dumping della manodopera immigrata a poco prezzo, delocalizzazione incontrollata, crisi economiche ricorrenti). È iniziato tutto ancor prima che la misura fosse operativa: “Caccia al reddito. Un esercito di accattoni si avventa sul sussidio” (Libero, 8 gennaio 2019); “L’allarme di Boeri (Inps): “Scoraggerà li lavoro” (Corriere, 5 febbraio 2019); “Reddito di cittadinanza, il pericolo maggiore è incentivare il lavoro in nero (La Stampa, 5 marzo 2019); “Al Caf tanti quesiti. E anche i carcerati chiedono l’assegno” (Repubblica, 6 marzo 2019); “Undicimila rom avranno il reddito” (Libero, 9 gennaio 2019); “Tra i rom in attesa del reddito dei 5S: ‘Li abbiamo votati per avere un aiuto’” (La Stampa, 10 marzo 2019); “Furto di cittadinanza. Prendi i soldi e scappa. Reddito a chi non lavora (Il Giornale, 7 giugno 2019);I filoni di maggior successo della propaganda anti-Rdc dopo la sua approvazione sono due: i furbetti e gli sfaticati col reddito, categorie su cui l’informazione si è scatenata con una costanza inusuale e una ferocia da belve nell’arena. Nella categoria furbetti i primi classificati sono quelli che percepiscono il reddito e hanno uno stipendio in nero (stipendi che sono faraonici: com’è noto, i manager sono tutti assunti in nero). E poi le truffe, amplificate a dismisura come fossero la norma: la notizia che tra i pizzicati dalla Guardia di Finanza il 9 settembre scorso c’era anche una parente di Ferruccio Casamonica (proprietaria di una palestra) è stata pubblicata praticamente da tutti i giornali, sulla carta e sui siti, con un’enfasi che farebbe credere alla scoperta di migliaia di truffatori: erano 26 persone. Per non dire della vergognosa campagna estiva che ha dato voce agli imprenditori del turismo che non trovavano lavoratori da affamare per 14 ore al giorno, causa reddito: ci vorrebbe un libro per raccogliere gli articoli, tutte le storie minime raccolte senza obiezioni né verifiche. Si fosse sentito qualcuno dire “basta pagare stipendi dignitosi”, si fosse visto lo stesso accanimento contro grandi evasori e corruttori (o per le truffe dei vari bonus, regnante Draghi).A Repubblica (convertita ai meriti del reddito in chiave anti-Meloni, dopo aver largamente contribuito alla sua messa al bando in chiave anti-5Stelle) Raffaele Tangorra, commissario dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, ieri ha spiegato che moltissimi tra gli “occupabili” hanno un’estrema difficoltà a collocarsi: “Tre quarti non lavorano da oltre tre anni o non hanno mai lavorato. Spesso si tratta di persone che non sanno leggere né far di conto”. Alla faccia del ridicolo assunto che da tre anni mette in competizione il reddito con il lavoro, secondo cui le persone “abili al lavoro” preferiscono stare sul divano in panciolle invece che guadagnarsi il pane sudando. “Una vita in vacanza” diceva Maria Elena Boschi, ridicolizzando i percettori del Rdc. I divani sono ubicati soprattutto al Sud dove il clima caldo induce alle pennichelle: “Reddito, 1 su 3 va in Campania e Sicilia” (Corriere, aprile 9 2019). Ma è solo un esempio nel mare.

Tra i grandi paesi Ue siamo stati gli ultimi – insieme alla Grecia – a introdurre il reddito e siamo i primi ad abolirlo. È successo così, con lo stillicidio dei quotidiani e il rumore di fondo dei talk show, che uno strumento previsto dalla Costituzione e così necessario in un Paese con più di 5 milioni di poveri, dove spesso anche chi lavora non campa con lo stipendio, è stato abolito. L’articolo 38 della nostra Carta dice che “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”. Non si lamentino quando tra qualche mese la bomba sociale della miseria esploderà: hanno faticato tanto per innescarla. Del resto, si sa, il lavoro rende liberi.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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