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Cinema in festa ma il Teatro Ricciardi risponde: “c’è poco da festeggiare”

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Capua-Cinema in festa è l’operazione voluta da Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali ) e Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), annunciata alla 79esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Il progetto promosso dal Ministero della Cultura prevede una sforbiciata del costo del biglietto per cinque giorni da domenica 18 a giovedì 22 settembre. L’iniziativa ispirata alla “Fête du Cinéma” francese porta il costo del ticket a 3,50 euro, un abbassamento che non tiene conto degli effetti collaterali che invece considerano i proprietari delle sale cinematografiche, appena usciti dalla forte crisi dovuta al covid tra chiusure e cali a picco di pubblico. Solo nel 2020 sono stati 97 i cinema italiani che hanno chiuso l’attività, e metà dei 4382 schermi hanno deciso di non partecipare al Cinema in festa e quindi alla riduzione appoggiata anche dalla collaborazione del David di Donatello – Accademia del cinema italiano.

<< Dopo due anni terribili per il nostro settore, quello più colpito dalla pandemia, apprendiamo che l’azione supportata dal governo, non tutela i proprietari delle mono-sale italiane – dice Gianmaria Modugno del Teatro Ricciardi – che su €3,50 euro devono versare il 50% al distributore, incassando €1,75 a biglietto lordi, quindi da tassare; senza considerare l’energia, il pagamento dei dipendenti e siae>>. <<Siamo sempre più esposti al rischio della gestione delle perdite anziché i profitti – continua il direttore artistico Francesco Massarelli – ed è per questo che il Teatro Ricciardi ha deciso di non partecipare al Cinema in Festa, sperando nella comprensione e nella solidarietà del nostro pubblico e puntando al rapporto di chiarezza e fiducia instaurato con i nostri affezionati cinefili. Al ministero invece chiediamo che tali iniziative siano rinforzate da un’assistenza concreta per chi continua a lottare nonostante i colossi come Netflix e Amazon che hanno provocato l’inevitabile svuotamento delle sale>>. Il risultato di un’operazione che vuole prolungarsi per cinque anni non resta indifferente agli occhi degli imprenditori del settore destinati a fronteggiare lo spostamento dei flussi di cassa: la gente decide di andare al cinema quando c’è lo sconto e quindi l’affluenza resterebbe concentrata solo nel periodo breve, venendo meno un mese di incassi. Altro quesito da sottoporre è il diritto dei distributori di assicurarsi la metà dell’incasso e di bloccare l’uscita dei film migliori, proprio nei giorni dello sconto; così come le spese da fronteggiare in caso di aumento del personale per l’incremento dei consumatori.

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