Teleradio-News ♥ mai spam o pubblicità molesta

'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

Teleradio-News ♥ mai spam o pubblicità molesta
AttualitàDall'ItaliaPolitica, economia, giustizia

Contro la crisi economica mondiale, convegno sulla Morale e sulle Religioni ‘monoteiste’?

Teleradio News ♥ Sempre un passo avanti, anche per te!

Crisi dei mercati e l’etica nella finanza: la morale delle grandi religioni monoteiste a confronto.

PROPOSTA DI CONVEGNO

Nell’antichità si è sempre condannata l’usura e l’indebito arricchimento dal denaro. Le banche
centrale hanno portano i “tassi ufficiali” vicino allo “zero”.

Può essere sostenibile un modello finanziario “senza interessi”?

Uno dei principali aspetti etici comuni alle tre religioni è la remissione dei debiti insostenibili, quale proposta comune possono proporre le “tre” grandi religioni?

Come liberare il debitore “schiavo” del suo creditore?

L’investitore finanziario “credente” oltre che il giusto profitto persegue l’eticità dei suoi investimenti, al riguardo è possibile che le “tre” grandi religioni possono esprimere principi etici e di indirizzo finanziario comuni per la nascita di un “fondo di investimento” per investitori etici con la loro supervisione sull’esempio dei “fondi d’investimento islamici” già esistenti?

TESI DEL CONVEGNO

Le tensioni dei mercati innescata dal recente conflitto Russo-Ucraino, l’impennata del prezzo delle
materie prime e i fenomeni inflattivi conseguenti hanno evidenziato i limiti dell’espansione di un’economia finanziaria sganciata dalla attività reali in preda a speculazioni senza regole.

Un sistema senza etica e senza una morale, dimostra che in un mondo globalizzato, il singolo comportamento spregiudicato o illecito, può amplificarsi fino a mettere in crisi intere economie.

Fin dall’antichità l’economia e il denaro sono state servizio dello scambio delle merci ed è vi è sempre
stata un’esplicita condanna all’interesse dal denaro.

Aristotele parla di crematistica: la ricchezza ha come scopo la vita felice e buona, e non in mero arricchimento, di modo che in questo caso la dimensione economica da mezzo diventa scopo.

Le tre grandi religioni monoteiste (cattolica, islamica ed ebraica) hanno sempre affermato il divieto
all’interesse nei prestiti, nell’ottica di valutare i rapporti patrimoniali nel rispetto della visione equitativa degli individui.

Il divieto dell’usura nella religione cattolica affonda le sue radici nell’Antico Testamento, ricco di
passi che stigmatizzano il contegno usurario ed esortano a soccorrere il povero e il bisognoso.

Fondamentali sul tema sono i passi contenuti nel libro dell’Esodo, 22, 24: «Se tu presti denaro a
qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te non ti comporterai con lui da usuraio: voi non
dovete imporgli alcun interesse»; nel Levitico, 25, 35-38, e nel Deuteronomio, 23, 20-21: «Non farai
al tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a
interesse. Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prendere possesso». Il
Salmo 15 definisce come ospite del Signore colui che «presta denaro senza fare usura, e non accetta
doni contro l’innocente».

Al di là della condanna dell’usura, la Chiesa fin dall’inizio lasciò che la dottrina venisse interpretata in modo elastico per salvaguardare legittime ragioni di chi si dedicava all’economia.

Non dobbiamo confondere l’attività di prestito di denaro ad interesse del popolo Ebraico con
l’accettazione dell’usura.

Agli ebrei erano vietate molte attività e una delle poche a loro concesse era proprio quella “di prestare denaro”, ma non lo facevano nei confronti del proprio popolo, ma si permetteva di farlo agli stranieri.

Nell’Islam, invece il divieto all’uso dell’interesse è rimasto inalterato, sviluppandosi un modo
completamente diverso di far banca rispetto al modello occidentale.

Un modello per il quale le leggi, lo statuto e i regolamenti stabiliscono espressamente l’impegno ad operare secondo i principi della Legge Islamica e che quindi risulta essere caratterizzato dall’eliminazione del ricevimento e del pagamento degli interessi in qualsiasi sua operazione bancaria e finanziaria.

Un modello, ovviamente legale, che ha dimostrato la sua competitività e soprattutto la sua miglior tenuta in questo momento di crisi mondiale.

Già con il pontificato di Giovanni Paolo II si sono sempre più moltiplicati i richiami e la valorizzazione dell’etica in materia finanziaria. Sotto la finanza c’è l’uomo e l’uomo agisce secondo morale ed etica e per questo deve riconquistare il ruolo umano della finanza stessa.

In tutto l’occidente, in ogni ambito, da quello accademico a quello politico, da quello delle imprese a
quello delle stesse banche, dalla società civile tutta, sono molte le voci che oggi rilanciano l’esigenza
di riaffermare il principio dell’etica sull’economia e sulla finanza.

La morale che “guidi” il sistema anche e soprattutto in assenza di regole.

CONTENUTI DEL DIBATTITO

– I principi etici della economia e della finanza delle 3 grandi religioni monoteiste: quali le reali
differenze e quali i punti in comune?

– La finanza Islamica che si sta delineando parte dal principio di non poter assegnare una rendita
certa a coloro che investono il denaro: non può esistere guadagno senza condividere il rischio.

L’articolo 47 della Costituzione (comma 1 “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”) tutela il risparmio ma non
stabilisce un minimo garantito né il “diritto” alla rendita.

– L’articolo 47 della Costituzione (comma 2 “Favorisce l’accesso del risparmio popolare … al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese) favorisce anche l’investimento azionario. Anche l’Islam incoraggia la partecipazione al capitale di rischio.

Quali proposte per diffondere l’azionariato popolare anche verso le piccole e medio imprese?

Quali strumenti innovativi possono coniugare tutela del piccolo azionista e le esigenze dell’imprenditore? (il leasing azionario, la società in accomandita per azioni. ecc.)

– Le sacre scritture in materia economica enfatizzano il ruolo fiduciario di coloro che gestiscono la
moneta. Il banchiere deve avere l’indiscussa fiducia degli operatori economici. In arabo la parola bonifico (Hawalla) si traduce proprio in “fiducia”. Quali sono le ricette economiche per restituire la fiducia al sistema finanziario?

– La situazione di crisi ha portato all’azzeramento dei tassi di interesse Può dunque esistere in occidente un modo di fare finanza senza interessi come nel mondo Islamico?

– Come poter far coincidere principi economici e etica sociale in ambiti specifici per cui nuove regole di mercato possano determinare “l’interesse giusto” (microcredito, mutuo islamico senza interessi, il “mutuo sociale” nel modello occidentale)?

– A chi e a cosa devono rispondere gli Operatori finanziari nello svolgimento della loro attività: il codice morale deve essere lasciato al libero arbitrio oppure può essere imposto d’autorità?

– Fondi etici “laici” o “religiosi”: esiste differenza?

– Si può operare attraverso strumenti finanziari “etici” compatibili e “certificati” insieme dalle tre
religioni (cattolica, islamica ed ebrea)?

– Per le tre grandi religioni l’usura è la rappresentazione simbolica di ogni forma di ingiustificato arricchimento, che il contraente più forte possa prevaricare il più debole, un principio generale del diritto musulmano, il divieto divino dell’usura deriva dall’attenzione di Dio verso i più poveri.

Anche gli altri due aspetti peculiari dalla finanza Islamica sono principi accettati anche dalle altre due grandi religioni: il divieto di pratiche economiche che implicano incertezza o ambiguità (gharar), il divieto di speculazione (maisir), ed il divieto d’investimento in alcune attività (haram) come: gioco d’azzardo, scommesse, produzione di armi, a cui l’Islam aggiunge anche quelle legate: alle attività bancarie convenzionali legate ad interessi, alcool, tabacco, assicurazione vita, produzione, lavorazione e ogni altra attività riguardante i suini, ecc.

– I fondi Islamici porgono grande attenzione agli investimenti verso Aziende indebitate che quindi
fanno uso dell’interesse. Una società per essere “compatibile”, non deve essere fortemente
indebitata, né deve basare la maggior parte dei sui ricavi da crediti, né essere eccessivamente liquida.

Anzi idealmente, le società non dovrebbero del tutto indebitarsi pagando un tasso di interesse, né investire in attività che prevedano la percezione di un qualsiasi interesse.

Ovviamente visto che la stragrande maggioranza, se non tutte le aziende presenti sul mercato, tendono in ogni caso ad avere una certa esposizione debitoria basata direttamente o indirettamente sull’interesse per la gestione del capitale circolante o per il finanziamento di beni durevoli o d’impianto, la maggior parte dei studiosi islamici ha stabilito dei criteri di tolleranza, ritenendo che il giudizio dovrebbe basarsi sulla “maggioranza”, poiché secondo le parole del Profeta: “il giudizio deve essere basato sulla maggioranza, non sulla minoranza e che la maggioranza merita di essere trattata come l’insieme di una cosa”.

– I fondi comuni islamici sono spesso accumunati ai fondi etici anche se è opportuno precisare che la finanza islamica può essere considerata un modello di capitalismo etico solo nella misura in cui il credo religioso invade in maniera sostanziale la vita economica del professante, ma la finalità è il raggiungimento del massimo profitto; al contrario, nella finanza etica, l’obiettivo è la tipologia dell’investimento, secondariamente un equo profitto.

Con gli opportuni accorgimenti, la finanza etica può essere un terreno in cui Islam e Chiesa e Ebraismo possono dialogare e più facilmente incontrarsi?

– Sono molti i riferimenti nella Bibbia nella remissione dei debiti che non vengano estinti in modo
tempestivo, non solo egli parla di tasse, imposte e tariffe che ci vengono imposte dal nostro governo, ma anche del rispetto, dell’onore e della lode che dobbiamo a coloro che sono nella massima autorità.

Siamo tutti debitori della grazia di Dio.

Nell’antico Israele, la Legge proibiva effettivamente la maturazione degli interessi su una categoria di prestiti: quelli fatti ai poveri (Levitico 25:35-38).

Questa legge aveva molte implicazioni sociali, finanziarie e spirituali, ma ce ne sono in special modo due che vale la pena di menzionare. Primo, la legge aiutava davvero i poveri facendo in modo che la loro situazione non peggiorasse. Era già sufficientemente brutto essere caduti in povertà, e avrebbe potuto essere umiliante dover cercare assistenza. Ma se, in aggiunta, per saldare un debito una persona povera avesse dovuto essere schiacciata dagli interessi, il debito le sarebbe stato più un danno che un aiuto.

Secondo, la legge insegnava un’importante lezione spirituale. Il fatto che un prestatore rinunciasse all’interesse su un prestito a una persona povera sarebbe stato un atto di misericordia. Egli avrebbe perso il profitto di quei soldi, mentre essi erano in prestito.

Eppure, quello sarebbe stato un modo tangibile per esprimere gratitudine a Dio per la Sua misericordia nel non far maturare al Suo popolo gli “interessi” per la grazia estesagli. Così come Dio aveva condotto misericordiosamente gli Israeliti fuori dall’Egitto quando essi non erano altro che schiavi squattrinati, dando loro una terra come loro proprietà (Levitico 25:38), così Egli si aspettava che essi mostrassero la stessa bontà verso i loro concittadini poveri.

I cristiani si trovano in una situazione analoga Gesù raccontò anche una parabola su due creditori e sul loro atteggiamento verso il perdono (Matteo 18:23-35). Egli ha anche insegnato ai Suoi discepoli questo principio: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo 10:8). Anche l’Islam è molto netto nella remissione dei debiti inesigibili, la Sura al-Baqarah Versetto 280 afferma: “E se {il vostro debitore} si trova in difficoltà {economiche}, {concedetegli} allora una dilazione fino a che si risollevi. Ma se fate opera di carità {rimettendo il debito}, è meglio per voi, se sapeste!”.

Il sacro Corano, oltre a vietare l’usura, raccomanda gentilezza e cortesia nel riprendere il capitale dato in prestito.

Ciò che conta nel fissare la scadenza per la restituzione del prestito, sono le possibilità economiche del debitore.

L’Islam difende i poveri e i diseredati: “E se {il vostro debitore} si trova in difficoltà {economiche}…”. È meglio rimettere il debito a chi non è in grado di restituirlo.

La legge islamica vieta la reclusione del debitore che non è in grado di pagare il proprio debito, ed è dovere del governo islamico pagarli per lui. In una tradizione leggiamo: Per ogni giorno di dilazione, il creditore riceve la ricompensa che riceverebbe se elargisse in beneficenza la somma data in prestito.

– In un mondo sempre più indebitato, dove le stesse persone oltre a perdere i loro beni, perdono
anche la loro dignità soffocate dei debiti insostenibili, quali sono le proposte delle tre grandi
religioni?

PROPOSTE OPERATIVE DEL CONVEGNO

– La costituzione di un tavolo interreligioso paritetico con la partecipazione delle tre grandi religioni
monoteiste che si faccia proponitori di un documento dettagliato di condivisione etica sulla
finanza

– Proporre la costituzione di un fondo d’investimento interreligioso o proporre al mondo finanziario
un autorevole comitato etico paritetico che posso “garantire” l’eticità religiosa degli investimenti;

– Costituire un Ente e/o fondazione interreligiosa con la partecipazione anche simbolica di banche
Italiane ed internazionali che possa essere: o autorevole interlocutore presso il sistema finanziario a tutti i livelli nella remissione parziale e/o totale dei debiti inesigibili di persone fisiche, giuridiche e degli Stati,
o promotore di iniziative e proposte di Legge volte a favorire la remissione dei debiti inesigibili da parte degli Istituti finanziari, per situazioni di chiara difficoltà con adeguate misure (esempio bonus e detrazioni fiscali) che possano agevolare anche gli Istituti finanziari nella concessione e far ripartire l’economia; o Formare un “Organismo di Composizione Della Crisi” (Legge 3/2012 – “salva suicidi”) per favorire una migliore interlocuzione tra sovra indebitati e creditori soprattutto di Istituto finanziari e che possa essere un collettore di risorse finanziarie volte a finanziare l’intervento dei professionisti per aiutare i debitori ad uscire da situazioni di sovraindebitamento.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Teleradio News ♥ Sempre un passo avanti, anche per te!