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Biblioteca Brancaccio, un tesoro abbandonato

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Un patrimonio storico lasciato in una struttura fatiscente: la Biblioteca Brancaccio. Un grande vuoto nella Cultura

di Antonio Vitale

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – In pieno  Centro Antico, nelle adiacenze della Chiesa di Sant’Angelo al Nilo in vico Donnaromita,  zona universitaria, si trova la sede della Biblioteca Brancaccio, sezione distaccata della Biblioteca Nazionale.

Nel 1922, tramite la Commissione pel trasporto delle Biblioteche nella Reggia di Napoli, presieduta da Benedetto Croce, l’istituzione ebbe il riconoscimento ufficiale, che iniziò attraverso l’unione delle biblioteche napoletane in un’unica sede. Il Fondo librario della Brancacciana fu trasferito a Palazzo Reale, dove attualmente è sistemato al piano terra nei locali della Nazionale.

Inizialmente la Biblioteca  fu allestita a Roma dal cardinale Francesco Maria Brancaccio durante la prima metà del Seicento e, successivamente, per sua volontà fu trasferita a Napoli.

L’inaugurazione avvenne nel 1690. Aperta al pubblico a metà del 1691, è stata la prima biblioteca pubblica di Napoli, con sede nel palazzo attiguo alla chiesa e all’ospedale di Sant’Angelo a Nilo. All’interno dell’edificio sacro si trovano cappelle e monumenti funerari della famiglia Brancaccio, adornati da sculture di pregio fra le quali quella del Donatello, che ha reso particolarmente famosa questa Chiesa.

Fra l’Ottocento ed il Novecento fu l’unica biblioteca napoletana che restava aperta anche di sera, per consentirne la fruizione agli studiosi anche dopo le loro giornate di lavoro.

Dopo varie traversie, tra cui la dipendenza amministrativa dalla Biblioteca Borbonica e la provvisoria annessione a quella Universitaria, tornò autonoma sino a quando, nel 1922, dopo il trasferimento nella istituzine storica, fu creata una sezione Cultura Generale. L’intento era quello di istituire nel quartiere una biblioteca a carattere popolare e scolastico che fosse aperta in orari diversi e più prolungati.

La sezione con queste caratteristiche, tra l’altro,  era in piena sintonia con la volontà del fondatore, cardinale Francesco Maria Brancaccio, che aveva voluto offrire alla città una biblioteca di pubblica utilità.

Negli anni Sessanta, furono effettuati lavori di restauro e nella biblioteca furono collocati quei testi che dovevano assolvere al compito di rendere la cultura popolare. Inoltre, venne ampliato il patrimonio librario grazie a donazioni e  lasciti.

Molto importanti le raccolte Ingoglia e Colamarino: raccolte di testi scolastici  ed universitari, arricchite da libri del filosofo Giorgiantonio.

Vi venne collocata anche la prestigiosa Enciclopedia Lapegna, trasferita dalla Biblioteca Nazionale. L’Enciclopedia, era costituita da ritagli di giornali ordinati alfabeticamente per argomento  e fu definita “mobile” proprio perché , come aveva stabilito il suo creatore Nicola Lapegna,  doveva essere aggiornata quotidianamente, ed ospitava oltre 200.000 voci contenute in più di 3.000 cartelle, oggi in gran parte andate disperse.

Purtroppo, negli anni Settanta, nella Biblioteca Brancaccio – sebbene potenziata la Sezione Moderna e creata la Sezione Ragazzi – la Sezione di Cultura generale finì col perdere la propria identità, anche perché svolgeva compiti di fatto analoghi alle ben più fornite biblioteche presenti sul territorio. Cominciò  così il periodo di decadenza, dovuto anche alle lunghe chiusure causate da continui inconvenienti alla statica dell’edificio.

Successivamente, la direzione della Nazionale creò una sezione specializzata in Letteratura del Novecento, con l’acquisto di testi e repertori, arrivando ad oltre 30.000 volumi.

Vennero aggiornate le collane delle maggiori case editrici italiane, come pure le riviste letterarie del Novecento.

Furono  acquistate anche ristampe di periodici come Leonardo, La Voce, Procellaria, Il Politecnico.

Nel grande salone della lettura e consultazione era possibile avere accesso a enciclopedie, dizionari, storie e dizionari critici della letteratura italiana, straniera e delle regioni d’Italia, saggi critici e opere di singoli autori. Venne adottata la modalità a “scaffale aperto”,  per offrire al lettore una visione d’insieme di e su ogni singolo autore, per facilitare, soprattutto nei lettori più giovani, l’incontro con il libro, attraverso il catalogo alfabetico.

Da alcuni anni la Biblioteca Brancaccio è chiusa, e resta un notevole vuoto nella cultura in una zona tanto piena di studenti sia delle scuole medie e superiori sia universitari dei diversi Dipartimenti.

Attraverso un’apertura interna, presente nella chiesa di Sant’Angelo al Nilo, che comunica direttamente nel cortile della biblioteca, si possono vedere scatoli e cataste di libri collocati sulle scale esterne in evidente stato di abbandono, alle intemperie.

Non resta altro che auspicarsi che gli organi preposti alla tutela del patrimonio storico e culturale della Biblioteca brancacciana, una volta ripristinatane la funzione, venga reso fruibile a studenti, visitatori e turisti.

Oltretutto, l’antica struttura al suo interno presenta importanti fregi e conserva opere del 1600.

Per maggiori informazioni: https://www.bnnonline.it/it/130/brancaccio

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L’articolo Biblioteca Brancaccio, un tesoro abbandonato proviene da Lo Speakers Corner.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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