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Cronaca del 1957: voleva uccidere un odontotecnico perché ‘seduttore ma scoprì che era un ‘vizietto’

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Tentò di uccidere il suo seduttore ma in dibattimento si appurò che  era un seduttore “seriale”

Alle 19:20  del  16 settembre del 1957 veniva ricoverato nell’ospedale di Caserta Augusto Ascione,  un odontotecnico residente in Maddaloni,  il quale presentava numerosi ferite da punta e taglio al capo, al polso e al gomito sinistro, al pollice destro, e grave stato di choc per anemia acuta. Poco dopo si presentava nello stesso ospedale la giovane Maria Cortese, residente in Sante  Maria a Vico per farsi medicare una ferita al palmo della mano destra. La Cortese dichiarava agli agenti in servizio presso quel luogo di essere stata lei ad accoltellare l’Ascione e, tratta in arresto, esponeva in un lungo interrogatorio i precedenti e le modalità del fatto.

A suo dire l’Ascione l’aveva conosciuto il 15 agosto e in casa di un’amica e subito aveva voluto fidanzarsi con lei nonostante gli avesse fatto presente le proprie condizioni che non erano buone né dal punto di vista economico né da quello morale poiché sua madre era stata abbandonata dal marito e viveva da molti anni con un altro uomo. Si erano pertanto incontrati diverse volte in Santa Maria a Vico, Maddaloni, in Napoli, ove lei lavorava presso la colonia  “Casa del Fanciullo”;  ed in occasione di uno di tali incontri, il 27 agosto il fidanzato l’aveva convinta a “visitare”  il suo studio in Santa Maria a Vico ed ivi dopo averla accarezzata e baciata l’aveva – mercè violenza –  posseduta, cagionandole notevole emorragia.

Ella non aveva detto nulla a nessuno fidando nella promessa che l’Ascione le aveva fatto di sposarla. Senonché successivamente avevo notato che il giovane agli inviti rivoltigli perché mantenesse la promessa rispondeva evasivamente: ora le consigliava di lasciare l’impiego e le prometteva di presentarle sua madre, ora diceva che era meglio che continuasse a lavorare e che non era necessario la presentazione alla sua famiglia, e mentre talvolta sembrava accondiscendere alla sua richiesta di essere visitata da un medico altre volte invece affermava che la visita era inutile perché egli non l’aveva deflorata e comunque all’occorrenza poteva visitarla lui.

A seguito di tale ambiguo comportamento dello Ascione ella si era fatta visitare dall’ostetrica di Santa Maria a Vico che le confermò che era rimasta deflorata. Infine, continuava raccontare la Cortese, che quel giorno 15 settembre alle ore 17:00 ella si era ricata al consueto appuntamento in Santa Maria a Vico portando con sé un coltello di sua proprietà prevedendo che i fatti potevano “precipitare in suo danno”.

L’Ascione l’aveva condotta in macchina nel parco di Caserta ed indi  in una via di campagna in località San Clemente ove  si erano seduti ai piedi di un albero. Nella discussione il fidanzato le aveva detto che sarebbe partito quella sera stessa per Roma e le aveva anche proposto di seguirlo e di diventare la sua “amante” precisandole che ciò le conveniva perché egli non l’avrebbe mai sposata né  poteva comunque sposarsi con altri essendo ormai non più vergine.

A tali dichiarazioni ella era stata invasa dall’ira ed estratto il coltello dalla borsa aveva colpito più volte l’Ascione al viso, ma non con l’intenzione di ucciderlo bensì di produrgli uno sfregio.  Il  fidanzato per difendersi le aveva dato un calcio mandandola a gambe levate, benché ferito, era salito nella propria macchina e si era portato all’ospedale; ivi si era recata anch’essa perché si era accorta di essere rimasta ferita alla mano destra.

L’Ascione, interrogato il giorno dopo, dichiarava a sua volta che la Cortese lo aveva colpito mente era sdraiato e quasi assopito e teneva il capo poggiato sulle sue gambe. Egli precisava che non era fidanzato con la ragazza ma tuttavia, si era più volte incontrato con lei ed una volta in una via panoramica di Napoli, aveva compiuto, con il suo consenso, sulla sua persona atti superficiali di libidine. Negava poi gli altri particolari della relazione e dell’intimo incontro raccontato dalla fanciulla.

La  Questura di Caserta riferì quanto sopra con rapporto del 16 settembre del 57 nel quale fece altresì presente che nella località in cui si era verificato il ferimento era stato ritrovato il coltello usato della Cortese, un coltello di tipo “pugnoletto” con lama a punta lunga di centimetri 13 e con il manico fisso lungo 18 cm.

Con altro rapporto del 12 dicembre del 1957 la Questura comunicava all’A.G. che l’Ascione godeva fama di donnaiolo; all’epoca dei fatti era fidanzato, infatti,  con certa Rosa Pepe da Maddaloni, alla quale aveva fatto credere che il suo ferimento era dovuto ad un incidente d’auto; precedentemente aveva avuto come fidanzata, tra altre, tale Ida Landolfi da Santa Maria Vico, alla quale avevo fatto insistentemente proposte di trasferissi con lui a Roma quale sua amante.

Nel corso della formale istruzione si accertava mediante perizia medico-legale che l’Ascione  era stato attinto da 9 colpi di arma da punta e taglio infertigli  il primo alla regione carotidea (mentre trovavasi nella posizione da lui indicata e cioè con la testa poggiato sulle gambe della feritrice  che era seduta);  gli altri, al polso sinistro, al gomito sinistro, al pollice destro, alla regione temporale, parietale, retroauricolare sinistra quando sia lui che la feritrice erano in piedi, ed era guarito entro 10 giorni dalle lesioni riportare, la più grave delle quali, quella alla regione carotidea – interessante la corotide – aveva cagionato anemia acuta e conseguente pericolo di vita; che la Cortese era guarita dalla lesione  alla mano destra nel termine di giorni 90 e che inoltre stessa era  stata deflorate in epoca recente e non aveva l’abitudine al coito e non era incinta.

La Cortese in data 4 dicembre del 1957 sporse querela contro l’Ascione per violenza carnale e dinanzi all’istruttore che le contestò con Mandato di cattura il reato di tentato omicidio, e porto abusivo di coltello ripetette il racconto reso  alla Pubblica Sicurezza precisando che era stata precedentemente fidanzata per quattro anni con tale Pinuccio Balletta il quale l’aveva sempre rispettata; che l’Ascione   aveva manifestato l’intenzione  di sposarla anche alle di lei madre;  che lo stesso l’aveva posseduta oltre che nel suo studio in Santa Maria a Vico anche a Napoli, in una strada panoramica, la sera della festa di Piedigrotta, sempre contro il suo volere ed usandole violenza; che ella aveva riportato la lesione alla mano destra perché l’Ascione, disarmatola, le aveva tirato un colpo in direzione del viso che essa aveva parato alzando le mani.

All’Ascione vennero ascritti i reati di violenza carnale continuata, di lesioni con arma e di atti osceni. Egli, tratto in arresto a seguito di mandato di cattura, negò recisamente e di aver prodotto lui alla Cortese la lesione da costei riportata; confermò quanto già dichiarato alla P.S. e aggiunse che una volta anche nel suo studio aveva posto a contatti suoi genitali con le parti esterne dei genitali della ragazza, sempre con il suo consenso e che la ragazza in entrambi i contatti carnali aveva avuto notevoli emorragie.

(di Ferdinando Terlizzi – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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