Tra i protagonisti del presunto raggiro milionario anche Loredana Canò, ex compagna di cella della Reggiani (DI DAVIDE MILOSA)
Complessi immobiliari, una villa con servitù a Milano, e soldi da drenare dalle tasche ormai prive di controllo di Patrizia Reggiani, vedova Gucci, che per il delitto dell’ex marito fu condannata a 26 anni come mandante.
A partire dal 2017, una corte dei miracoli fatta di almeno un pregiudicato, avvocati, agenti finanziari, manager, ha tentato il colpo. Tra questi, per l’accusa, il presidente del Coni Lombardia. Indagati a vario titolo per circonvenzione d’incapace, corruzione, peculato, furto. Il tutto emerge dall’avviso di chiusura indagine della Procura di Milano per 8 persone.
L’inchiesta nasce dall’analisi storica dei conti di lady Gucci e dalla denuncia delle due figlie, dopo che nel 2020 la Cassazione decide la restituzione alla donna del vitalizio disposto da Maurizio Gucci, ucciso nel ’96 (circa 20 milioni). Tra i protagonisti del presunto raggiro milionario, secondo le indagini della Guardia di finanza di Milano, Loredana Canò, ex compagna di cella della Reggiani, che “si insinua” nella sua vita “al punto di condizionarne il residuo di volontà che la sua malattia le consentiva”. Canò, della Reggiani, “azzera i pochi rapporti sociali” e nel 2018, si legge negli atti, “va a vivere” nella “villa della Reggiani” dove “acquisisce il controllo della gestione domestica (…) fino a bloccare i numeri di alcune persone, impedire alle figlie di farle visita” predisponendo “copioni che la donna legge durante gli incontri con gli estranei”.
Una messinscena cui partecipa Maurizio Giani, ex avvocato di famiglia, il quale, si legge al primo capo d’imputazione, “approfittando delle ridotte capacità” di Silvana Barbieri, madre della Reggiani (morta nel 2019) “otteneva di farsi nominare procuratore generale della Fernando e Silvana Reggiani srl che deteneva le quote” di due società “i cui proventi, a elevatissima redditività, derivavano dalle locazioni di oltre 90 appartamenti, in via Bruschetti”. Giani, per i pm poi, “induceva Barbieri a redigere un testamento” nel quale disponeva un lascito di 4 milioni “alla Fernando e Silvana Reggiani srl”.
È Canò, per l’accusa, a indurre la Reggiani a nominare l’avvocato Pizzi (già legale della famiglia di Lidia Macchi, uccisa 35 anni fa) come amministratore di sostegno, il quale nel 2019 assumerà la stessa Canò “come assistente personale della Reggiani”. Pizzi fa assumere a “Marco Chiesa la gestione del patrimonio della Reggiani”. I tre faranno firmare a lady Gucci una polizza sulla vita da 6,6 milioni indicando Canò e altri due manager come “beneficiari”. Pizzi, dopo la morte della Barbieri, fa nominare Marco Riva (presidente Coni Lombardia), amministratore di società della Reggiani. Canò, Pizza e Chiesa, per i pm, si faranno pagare 15 mila euro in nero da Discovery+ per un’intervista a lady Gucci.