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“Impossibile arrestare Riina prima”. La procura ‘assolve’ gli investigatori

LE RIVELAZIONI 30 ANNI DOPO – La Dia e il decreto di perquisizione per il giornalista di Report Paolo Mondani. Ma nel pomeriggio i magistrati lo revocano

DI MARCO LILLO
25 MAGGIO 2022

La Procura di Caltanissetta ieri ha disposto una perquisizione di prima mattina nei confronti di Paolo Mondani della redazione di Report, autore del servizio andato in onda in occasione del trentennale della strage di Capaci che dava conto dell’esistenza di una ‘pista nera’.

Le interviste esclusive raccolte dal giornalista ipotizzavano la presenza del fondatore di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie (morto nel 2019 e mai indagato per questo) a Capaci alla vigilia della strage. La Dia di prima mattina è giunta nella casa di Mondani e alla Rai in via Teulada dove ha sede Report. Prontamente è arrivato sul posto l’avvocato di Mondani, Roberto De Vita, che ha fatto notare agli agenti l’ampiezza del decreto. Gli uomini della Dia erano autorizzati dalla Procura di Caltanissetta, se non avessero trovato le carte che cercavano, a fare “copia forense del contenuto dei computer in uso (…) al sequestro di apparecchi cellulari e/o tablet” nonostante Mondani, come si specifica nel decreto, non è indagato.

La Procura però ha intercettato le sue conversazioni telefoniche con le sue fonti precedenti alla puntata del 23 maggio. Infatti il decreto è datato 20 maggio.

La Procura ha fatto pedinare il 4 maggio Mondani mentre si vedeva con il carabiniere in pensione Walter Giustini e la Dia ieri doveva acquisire le carte che il giornalista e il carabiniere consultavano insieme e che sembravano essere nella disponibilità di Mondani.

La perquisizione, dopo un fiume di dichiarazioni preoccupate di politici di ogni colore, del sindacato Usigrai, dell’Ordine di giornalisti della Fnsi, è stata poi revocata in serata dalla procura.

La scelta di mettere le mani sui server e i cellulari del giornalista di punta della più importante (meglio l’unica) trasmissione di giornalismo investigativo del servizio pubblico radiotelevisivo, Report di Rai3, non era molto felice. La Procura è uscita elegantemente dal caso che si stava creando disponendo la revoca del provvedimento perché i documenti cercati sono stati trovati presso un altro soggetto, anche lui non indagato.

La ‘preda’ della caccia era un documento di 150 pagine che, almeno a prima vista, non dovrebbe essere un atto segreto.

Tutto parte dalla trasmissione del 23 maggio scorso nella quale Report ha intervistato Maria Romeo, compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, e il carabiniere in pensione che allora lo gestiva, cioè Walter Giustini. I due testimoni sostanzialmente hanno sostenuto una tesi: il collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero nel 1992 prima della strage di Capaci aveva segnalato ai Carabinieri che Salvatore Biondino era un uomo vicino a Totò Riina. Non solo. Secondo Maria Romeo, Lo Cicero avrebbe parlato anche della presenza di Stefano Delle Chiaie a Capaci prima della strage che ha determinato la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta.

La Procura di Caltanissetta ieri ha emesso un comunicato per smentire l’ipotesi accreditata da queste due interviste e cioè che le stragi del 1992 potevano essere evitate se si fossero seguite meglio le indicazioni del pentito Lo Cicero su Salvatore Biondino.

Secondo il procuratore Salvatore De Luca “tali dichiarazioni sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gli archivi dei carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo”. Infatti “per quel che riguarda la rilevanza di Biondino Salvatore, il Lo Cicero ha affermato, sia nel corso delle discussioni intercettate, che nell’ambito degli interrogatori antecedenti alla cattura di Salvatore Riina, che il detto Biondino era l’autista del latitante Gambino Giacomo Giuseppe, arrestato già diversi anni prima delle dichiarazioni in esame, non facendo in alcun modo menzione del Salvatore Riina, se non in data 22 gennaio 1993”, cioè dopo la cattura del latitante numero uno di Cosa Nostra. Quindi non è vero per il procuratore De Luca che “sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci e anticipare di alcuni mesi la cattura di Salvatore Riina”. Non solo per la Procura “Lo Cicero, sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degli interrogatori da lui resi, al pubblico ministero e ai carabinieri, non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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