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Marcianise. Docente dilaniata dal treno in stazione: testimoni ‘chiave’ le due sorelle?

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L’indagine sulla morte di Raffaella Maietta, l’insegnante elementare di Marcianise di 55 anni, morta tragicamente il 5 maggio sui binari della stazione ferroviaria di Marcianise, potrebbe giungere a una svolta.

L’inchiesta della magistratura sammaritana prosegue in diverse direzioni: incidente, omicidio, suicidio o istigazione al suicidio da parte di qualcuno (corre voce che Raffaella avesse ingenti risorse economiche).

Quella dell’istigazione al suicidio sembra al momento l’ipotesi più probabile al vaglio degli investigatori e la pista preferita da seguire.

Sulle dichiarazioni rilasciate dai familiari della sfortunata donna intanto si registra il più assoluto riserbo:  nulla è trapelato su quanto il marito ed i figli hanno riferito agli inquirenti ed alla Polizia ferroviaria di Caserta che sta conducendo le indagini.

Forse è prossima una svolta per cercare di capire le motivazioni che hanno potuto spingere a stroncare anzitempo la vita della povera vittima, Raffaella, descritta da tutti quelli che la conoscevano come una persona semplice, che viveva nella zona ex mattatoio, adiacente all’area mercatale di Marcianise, che era conosciuta da tutti, molto legata ai due figli (Tommaso e Katia, che da quasi dieci anni lavoravano fuori Regione come personale ATA).

Intanto Luigi Di Fuccia, il marito di Raffaella, muratore 66enne, pure lui di Marcianise, che lavora come manovale in una impresa di edilizia locale, continua a essere attenzionato dagli inquirenti.

Si sta scavando sulle “frequentazioni” e sui rapporti personali tra i due coniugi, Raffaella e Luigi (rapporti trentennali definiti da più parte alquanto “complicati e travagliati”; corre voce che i due addirittura si stessero separando).

Il marito è stato interrogato già due volte dalla polizia, ma nelle prossime ore potrebbe essere risentito.

A breve potrebbero essere ascoltate due testimoni-chiave: le due sorelle di Raffaella: Angela -che viveva a Padova dove faceva l’insegnante, ma da poco era tornata a Marcianise- e Rosa, che invece vive in zona.

Sorelle con le quali Raffaella era in contatto telefonico costante, pressoché quotidiano, che frequentava assiduamente, le davano sostegno psicologico ed erano al corrente delle sue vicissitudini.

Interessanti potrebbero essere anche le testimonianze dei due fratelli: Domenico e Antonio, che vivono nell’hinterland di Marcianise.

Tali dichiarazioni, in particolare quelle delle sorelle Angela e Rosa, potrebbero essere determinanti per la risoluzione del caso sul quale aleggia ancora un alone di mistero e forse di omertà.

Altra testimonianza su cui puntano gli inquirenti è quella di Eugenia Gaglione, laureata in filosofia, amica del cuore di Raffaella, pure lei di Marcianise, con la quale si confidava e che sicuramente era al corrente di particolari e forse dettagli determinanti sul suo ménage familiare; il tutto per far “quadrare il cerchio”:

sicuramente Eugenia sa chi frequentava Raffaella, i suoi complessi e travagliati rapporti familiari con il marito Luigi, e soprattutto sapeva con chi era stata in contatto nell’ultimo periodo della sua vita e che tipo di dramma stava vivendo, se tale da portarla alla disperazione.

La frequentazione tra Eugenia e Raffaella era quotidiane: si vedevano ogni mattina, si sentivano spesso durante la giornata, si confidavano, viaggiavano sempre insieme sullo stesso treno che percorre la tratta Marcianise – Napoli, dove entrambe erano insegnanti “di sostegno” in una scuola primaria ubicata dietro la piazza Garibaldi del capoluogo partenopeo.

Ma ulteriori informazioni, per capire se si sia trattato di istigazione al suicidio o di semplice incidente, potranno darle anche i due figli, Tommaso e Katia, anche loro chiusi nel massimo silenzio, già ascoltati due volte e che potrebbero essere interrogati di nuovo, e gli altri familiari (in particolare le citate sorelle Angela e Rosa): la loro testimonianza potrebbe dare un contributo determinante per accertare la verità.

Non si sa ancora se la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere deciderà di far riesumare la salma della professoressa per un esame autoptico e per effettuare sui suoi resti degli esami tossicologici.

I familiari di Raffaella (il marito Luigi ed i figli) si sono chiusi nel più assoluto riserbo e non intendono  rilasciare dichiarazioni, come lo stesso loro legale di fiducia, avvocato Raffaele Crisileo (nella foto qui accanto).

 

Intanto il Pubblico Ministero che sovraintende alle indagini, dottoressa Gerardina Cozzolino, magistrato di punta della Procura sammaritana, sicuramente attende il deposito della consulenza informatica sui filmati ripresi dalle telecamere della stazione ferroviaria e sul telefono cellulare di Raffaella, sequestrato nei giorni scorsi: in base a quello che emergerà dai tabulati telefonici, dai messaggi Wattsapp, dalle chat, dai video e dalle foto che saranno rilevate, il raggio dell’indagine investigativa sicuramente si allargherà, potrebbe estendersi a macchia d’olio e quindi consentire di giungere alla definizione del caso.

Come premesso, i familiari di Raffaella si sono rivolti ai noti avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo (legali che, come loro, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni).

Il loro compito iniziale era quello di collaborare con la magistratura ai fini di verificare se vi erano dei profili di responsabilità da parte delle Ferrovie dello Stato per non aver dato l’allarme in tempo utile ma aver disposta l’immediata circolazione dei treni dopo il primo, presunto tentativo di suicidio di Raffaella.

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