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Maddaloni. Sanità: Pasqua amara per gli OSS delle cooperative, senza contratto e dimenticati da tutti

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Sono trascorsi due mesi da quando abbiamo scritto, ancora una volta, della triste odissea

degli OSS delle cooperative che da anni chiedono, invano, stabilizzazioni.

Da anni migrano di cooperativa in cooperativa, con tagli di personale, orario e stipendio. Cambiano le amministrazioni, cambiano i dirigenti delle ASL ma la loro situazione rimane precaria. E nella precarietà peggiora soltanto.

Dopo anni di  servizio e 2 anni di pandemia vissuti da loro in prima linea all’interno del Covid Hospital di Maddaloni, nessun riconoscimento, nessuna speranza di stabilizzazione. Passano gli anni e alcuni di loro sono alla soglia della pensione.

Madri e padri di famiglia che vengono mortificati nella loro dignità lavorativa, scavalcati ogni volta di convenzioni e personale preso da graduatorie di altre province.

Un meccanismo che alimenta una guerra tra poveri e non riconosce impegno e sacrificio, un sistema che mortifica e non gratifica. Solo l’ASL di Caserta non ha internalizzato il personale delle cooperative, ad oggi, non si capisce il perché.

E loro, nonostante tutto, continuano a lavorare, con la speranza di una stabilizzazione che neanche ora che è passata l’emergenza si vede all’orizzonte.

E chiedono sia data loro voce ed ascolto per sapere se ha avuto senso una vita di incertezze lavorative che non ha dato finora tranquillità. La speranza è l’ultima a morire e loro sperano solo in un contratto, che non dovrebbe essere elemosinato ma dovuto.

Non a caso viviamo in una Repubblica fondata sul lavoro, almeno così dice la Costituzione.

Nel recente passato più volte ci siamo occupati del vero e proprio dramma che vive questa fetta di lavoratori dell’ospedale, facenti capo ad una cooperativa che negli anni ha modificato il nome ed ha peggiorato sempre più la loro condizione.

In questi ultimi due anni, poi, con la pandemia in atto e l’ospedale di Maddaloni trasformato in Covid Hospital, sede di lavoro per molti di loro, la situazione è diventata davvero insostenibile.

Nel mese di dicembre, con l’intervento dei magistrati della DDA e la conseguente iscrizione nel registro degli indagati di imprenditori e politici coinvolti a vario titolo, il problema era tornato alla ribalta mediatica, ma solo per poco.

A distanza di due mesi la condizione lavorativa di queste persone, donne e uomini anche con tanti anni di lavoro alle spalle e qualcuno prossimo alla pensione diventa sempre più indignitosa.

Loro che sono quelli che materialmente si occupano dei pazienti, curandone l’igiene, supportandoli nelle funzioni vitali necessarie come mangiare, assistendoli e collaborando con medici ed infermieri, proprio loro sono quelli che in ospedale fanno turni oltre l’orario spettante perché sono in pochi e con poche ore di servizio, come da “contratto”, se contratto si può definire un foglio in bianco che ci riferiscono di aver firmato per mantenere ancora il posto di lavoro.

Abbiamo raccolto qualche testimonianza per darvi l’idea del loro status:

“Sono ormai 2 anni che lavoriamo nel covid con grandi sacrifici. Il lavoro è massacrante perché non ci sono mezzi e non vogliono farci lavorare più facilmente: siamo OSS, siamo facchini, siamo camerieri, siamo tutto.

Il 28 dicembre ci hanno avvertiti che dal 1° gennaio avremmo cambiato cooperativa per l’ennesima volta.

Ora si chiama Nestore: ci siamo trovati con un contratto con ore e paga in meno: da 147 ore siamo scesi a 135 ore mensili  e da 9.49 € all’ora a 8.89 €, ovviamente lorde; questo è il regalo che ci ha fatto l’ASL con la benevolenza dei sindacati perché quando abbiamo firmato erano tutti presenti.

Per alcuni l’orario di servizio è stato addirittura ridotto a 75 ore. Come si fa a fornire una buona assistenza agli ammalati in questo modo?  Un OSS da solo in un reparto covid di 15 /20 posti letto, con pazienti quasi tutti allettati non  può neanche farli mangiare tutti  perché devono essere imboccati! E non dimentichiamo che lavoriamo bardati in tute anti contagio in cui puoi resistere al massimo due ore, ma si va sempre oltre, specie nel turno di mattina, e questo da ben due anni ormai!”

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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