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Cronache dal Fronte, giorno 19. La storia di Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha protestato in diretta tv

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Diciannovesimo appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto giornaliero sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti.

Il pezzo di oggi è dedicato a Marina Ovsyannikova, la giornalista russa divenuta celebre per la sua protesta contro la guerra in diretta tv.

 

L’episodio – Durante il telegiornale del lunedì sera di Russia 1, Marina Ovsyannikova si è piazzata dietro la conduttrice e ha mostrato un cartellone in russo e in inglese. “NO WAR” – recitava la scritta – “Stop alla guerra. Non credete alla propaganda, vi stanno mentendo“.

Così milioni di russi hanno potuto leggere ciò che la censura di Putin nasconde, i “russi contro la guerra“. La donna è stata subito arrestata, salvo poi ricomparire con un video pre-registrato affidato a OVD-Info, gruppo in difesa dei diritti umani. Si è così potuto dare un’identità a quel volto dietro il cartellone, spiegando su Twitter e altri social i motivi della protesta.

 

Contro la guerra e la propaganda – Nel video che l’Avvenire ha definito un “testamento ideologico” la giornalista racconta di avere padre ucraino e madre russa, e che “non sono mai stati nemici“. “Mi vergogno” – ha spiegato la Ovsyannikovadi aver permesso la trasformazione in zombie dei cittadini russi“.

Gli ultimi anni passati a Russia 1, infatti, hanno significato lavorare per la propaganda di Putin. Restare in silenzio nel 2014 durante l’invasione della Crimea, non protestare contro l’avvelenamento di Navalny. “Abbiamo osservato in silenzio questo regime disumano” – ammette la giornalista -“ e ora il mondo intero ci ha girato le spalle“.

Con la consapevolezza che nulla potrà cancellare questa “macchia fratricida“, il video si chiude con un appello al suo popolo:”Noi russi siamo un popolo intelligente, un popolo che pensa. Solo noi abbiamo il potere di fermare questa follia. Andate a protestare. Non abbiate paura di nulla. Non ci possono rinchiudere tutti“.

 

Il processo – La protesta della giornalista non è stata priva di conseguenze. Secondo le leggi introdotte dalla Duma qualche settimana fa, infatti, costituisce un reato penale la diffusione di “false informazioni” su quella che per la Russia è una “missione di liberazione” dell’Ucraina.

Subito dopo la protesta si erano perse le tracce della donna, come annunciato dal suo avvocato. Quel “non riusciamo a trovarla” aveva fatto temere il peggio, salvo poi scoprire che la Ovsyannikova era stata trattenuta in stato di arresto, venendo isolata ed interrogata per ben 14 ore.

Per fortuna il suo atto è stato ritenuto “organizzazione di un evento pubblico“, che appartiene alla sfera civile e non penale. In uscita dal tribunale, dopo il rilascio, la stessa giornalista ha confermato la condanna ad una pena pecuniaria, una multa di 30mila rubli (circa 255 euro). Lei non ha comunque mostrato alcun pentimento: “Non riconosco la mia colpa” – ha dichiarato in aula -“Rimango convinta che la Russia stia commettendo un crimine e che quella in Ucraina sia un’aggressione“.

Immediate le approvazioni dell’Occidente alla protesta, e i ringraziamenti del presidente ucraino Zelensky. Temendo la possibilità di ritorsioni, il presidente francese Macron le ha offerto una protezione consolare.

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