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Cronache dal Fronte, giorno 9. Anonymous, attacchi hacker e la cyber war

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Nono appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto giornaliero sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti.

 

Parliamo oggi di una nuova frontiera di guerra, quella dell’informatica. Una dimensione di importanza sempre crescente, che trascina il conflitto oltre il mondo reale. E parliamo di Anonymous, il collettivo hacker che ha intrapreso questa battaglia in difesa dell’Ucraina.

 

Cos’è Anonymous – Nato nel 2003, Anonymous è un movimento globale di hacktivismo. Non risponde ad un comando centrale, ma solo agli obiettivi dell’organizzazione e ad un codice etico. L’anonimato è totale, e anche nelle proteste di piazza i suoi membri compaiono con la maschera di Guy Fawkes, resa celebre da V per Vendetta.

Chiunque voglia può essere Anonymous e lavorare per una serie di obiettivi” – ha dichiarato un suo membro al The Baltimore Sun qualche anno fa – “Abbiamo un programma su cui tutti concordiamo, ci coordiniamo e agiamo, ma per la sua realizzazione tutti agiscono indipendentemente, senza volere alcun riconoscimento“.

Schierato dalla parte dei diritti umani e dei più deboli, il collettivo si è reso protagonista negli anni di attacchi informatici contro Israele, siti legati al terrorismo islamico, Ku Klux Klan, Vaticano, Equitalia, Scientology.

 

La dichiarazione di cyber war – Anche stavolta il collettivo ha le idee chiare. Tanto da fare una vera e propria dichiarazione di guerra. Lo scorso 24 febbraio, infatti, Anonymous ha annunciato su Twitter di essere “ufficialmente in cyber war contro il governo russo“.

Un nuovo terreno di scontro, quello virtuale, capace di generare danni non meno distruttivi delle bombe. “Siamo Anonymous” – concludeva il comunicato – “Siamo una legione. Aspettaci“, incitando il popolo del web a mettersi nei panni degli ucraini, e quello russo a dire no a Putin e alla guerra. Nella speranza che, uniti, si possa davvero cambiare il mondo.

Il primo obiettivo è stato il portale Russia Today, canale di informazione finanziato da Mosca. Considerato strumento di propaganda personale di Putin, ha in questi giorni spesso mostrato celebrazioni e fuochi d’artificio nelle zone ucraine occupate, distorcendo la realtà. Lo stesso RT – come riportato da Abc News – ha confermato l’attacco, parlando alcuni siti web rallentati e alcuni messi offline per “lunghi periodi di tempo“.

 

Gli altri attacchi – Da quel momento si sono susseguiti cyber attacchi continui alla Russia. Lunedì è toccato al Russian Linux terminal di Nogir, nel nord Ossezia. Si tratta di un sito di controllo della rete del gas russo. “Abbiamo cambiato i dati e alzato così tanto la pressione del gas da causare quasi un incendio” – hanno twittato gli hacker – “Ma così non è stato per la rapida azione di un responsabile“.

Poi la volta del sistema ferroviario bielorusso, totalmente paralizzato e disattivato “finché le forze russe non lasceranno il territorio della Bielorussia“, insieme ai siti web delle banche del Paese. Tre giorni fa, invece, il centro di controllo Roscosmos, agenzia spaziale. “La Russia – ha scritto Anonymous, sempre su Twitter -non ha più il controllo sui propri satelliti spia“.

Il colpo che ha fatto più rumore è stato però quello di mercoledì. Anonymous ha pubblicato su Twitter alcuni documenti che rivelerebbero le mappe e le date della guerra. “Documenti presi alle truppe russe” – ha scritto il collettivo – “mostrano che la guerra in Ucraina è stata approvata il 18 gennaio e che il piano iniziale per colpire prevedeva un attacco dal 20 febbraio al 6 marzo“. Come riferito da AGI, però, non è stato possibile verificarne l’autenticità. Il sospetto è che siano stati scoperti sul campo dal Ministero della Difesa ucraino.

 

La sfida a Putin –  Fermarsi? Non è intenzione del collettivo. In un videomessaggio degli scorsi giorni, Anonymous si è rivolto direttamente al presidente russo Putin. “Se continui la guerra, attacchi hacker mai visti” – la minaccia dei membri, che avvertono – “i tuoi segreti non saranno più al sicuro“. E chiosano con una sentenza: “Questa è una guerra che non puoi vincere, indipendentemente da quanto sia forte“.

 

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