Cronache dal Fronte, giorno 7. Le opposizioni interne alla guerra di Putin
Settimo appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto giornaliero sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti.
Il focus odierno riguarda il fronte interno russo, formato dai suoi cittadini. Come stanno reagendo? Cosa ne pensano della guerra?
La solitudine di Putin, la distorsione della realtà – La sensazione dominante è che, in fondo, questa guerra sia frutto di decisioni politiche poco condivise dalla popolazione. L’idea che la guerra sia stata “una decisione che Putin ha preso da solo” – come ha detto il presidente francese Macron – si fa sempre più strada nell’opinione pubblica.
Grande, poi, la delusione delle truppe russe impegnate al fronte, alle quali la propaganda presidenziale aveva prospettato una guerra di liberazione. Molti soldati si aspettavano di trovare il sostegno popolare al loro arrivo in Ucraina, ma hanno trovato invece una resistenza forte e capillare. Non proprio quella che si deve a dei salvatori.
Ha colpito molto, da questo punto di vista, un video postato in rete e presto finito sui principali quotidiani. Una giovane recluta russa, probabilmente un prigioniero, viene rifocillato con tè e cibo da alcune donne ucraine: una di loro cerca di consolarlo e addirittura gli presta il cellulare per chiamare a casa.
L’opposizione interna, proteste e arresti – Una certa mobilitazione è stata possibile anche nelle grandi città russe, nonostante le repressioni da parte del governo. Sin dai primi giorni di guerra, Mosca e San Pietroburgo sono scese in piazza per ribadire il proprio no all’invasione dell’Ucraina. La polizia, in tenuta antisommossa, ha arrestato e trascinato via nei propri veicoli centinaia di manifestanti.
Le stime di OVD-Info, associazione per i diritti umani, parlano di oltre 6.000 arresti in 44 città. Alcune proteste sarebbero legate all’anniversario dell’uccisione di Boris Nemtsov, avversario di Putin, che si oppose alla presa della Crimea.
Lo stesso giornalista Rai Giammarco Sicuro – come riportato dalla sua testata – è stato fermato durante le proteste. “La polizia russa” – ha raccontato – “mi ha fermato e trattenuto a lungo. Per fortuna senza arrestarmi. Almeno nove giornalisti, però, sono stati portati via e in centinaia di persone in tutta la Russia arrestate. La polizia sta reprimendo duramente la manifestazione contro la guerra“.
L’appello di Navalny dal carcere – Al coro di proteste si è unito anche Aleksei Navalny, storico oppositore di Putin, al momento in carcere. “Non posso, non voglio e non resterò in silenzio a guardare mentre delle sciocchezze pseudo-storiche sugli eventi di cento anni fa diventano una scusa per i russi per uccidere gli ucraini” – ha dichiarato sui social, esortando tutti a scendere in strada e chiedere la pace. “Il nostro zar è pazzo” – ha concluso, incitando il suo popolo a mostrare la propria voglia di pace senza reticenze o paura di ritorsioni.
Anche Dmitry Muratov, Premio Nobel per la pace e caporedattore della Novaya Gazeta, ha espresso la propria preoccupazione e contrarietà alle azioni di Putin. “Il vero pericolo oggi è la minaccia nucleare, una possibilità che è diventata reale dopo le parole di Putin” – ha detto al Parlamento Europeo – “Io temo che qualcuno al Cremlino sarà tentato prima o poi di premere il bottone rosso“.
A Mosca fermati anche 5 bambini – Il caso più eclatante di repressione del pacifismo in Russia viene da Mosca, dove ieri la polizia ha addirittura arrestato 5 bambini. I piccoli, tra i 7 e gli 11 anni di età, avevano portato insieme alle proprie madri dei cartelloni in favore della pace fuori l’ambasciata ucraina della capitale. La polizia li ha tenuti in stato di fermo per qualche ora, minacciando anche le madri di sottrarre loro la custodia sui figli.
La notizia è stata divulgata da Alexandra Arkhipova, dipendente dell’Accademia Presidenziale Russa, con un video su Facebook. Dopo le verifiche di rito, è finita sulle principali testate internazionali ed è stata anche utilizzata da Dmytro Kuleba, Ministro della Difesa ucraino, per un’ulteriore accusa nei confronti di Putin.
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