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Giustizia in guerra? Davigo smentisce Ermini e rilancia: incompetente la procura lombarda?

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Davigo: “Ermini mente: mi chiedeva chi c’era nella loggia Ungheria…”;

l’Interrogatorio: L’ex magistrato sui verbali di Amara. E il vicepresidente del Csm smentisce.

Sui verbali consegnati a Ermini, Davigo dice: “Non è vero quello che dice Ermini (…). I verbali dovevano venire in un secondo momento, però siccome continuava a chiedermi i nomi e io non li ricordavo (…) a un certo punto gli ho detto: ‘Senti, se vuoi ti do questi file stampati’”. Ermini aveva dichiarato ai magistrati di Brescia che, ritenendo di non poterli acquisire in quel modo, li aveva buttati nel cestino.

E Davigo commenta: “A parte che mi sembra stravagante (…) se devi farli sparire le metti nel tritacarta (…) nel momento in cui Ermini distrugge la prova del mio reato lo dovete incriminare per favoreggiamento”. Fonti vicine a Ermini smentiscono la versione di Davigo: dopo i nomi dei consiglieri Sebastiano Ardita e Marco Mancinetti (non indagati, ndr), emersi nel primo incontro, il vicepresidente del Csm non ne avrebbe chiesti altri. Poi Davigo fa una riflessione: Milano non era competente a indagare poiché Piero Amara (ex legale esterno Eni) aveva fatto i nomi di due magistrati della Procura meneghina (Livia Pomodoro e Giovanni Canzio, non indagati, ndr).

E, a causa dell’elevato numero di magistrati menzionati (e soprattutto non menzionati, perché Amara sospetta che potrebbero essercene altri che non conosce), era molto difficile individuare la Procura competente. Ecco la sua riflessione dell’epoca: “Qui c’è il rischio… che non troviamo nessun distretto possibile, perché poi se ce n’è uno (magistrato menzionato da Amara, ndr) in ogni distretto come si farà con l’articolo 11?’”. Poiché nell’elenco di Amara non compaiono magistrati di Brescia “se avessi dovuto decidere io (…) l’avrei mandato immediatamente a Brescia”.

Anche Greco e Pedio nutrivano dubbi sulla competenza territoriale – intendevano valutarla in base al reato da contestare – e ad aprile 2020 chiedono infatti al collega Paolo Storari di motivare (dalle email interne emerge che il pm non aveva dubbi, ndr) perché, secondo lui, era competente Milano.

Quando gli obiettano di aver divulgato le notizie sulla loggia Ungheria alla sua segretaria, Davigo replica che “gli assistenti” sono “tenuti al segreto d’ufficio” e “del resto… il segretario si chiama così perché mantiene i segreti”. Sul procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, invece dice che, dopo averlo informato, questi “andò immediatamente dal presidente della Repubblica, lo informò e tornò.

Non voglio dire cosa mi disse perché non è opportuno coinvolgere” il Quirinale “in questa vicenda già brutta di suo”.

Salvi ha sempre smentito. Davigo aggiunge di essersi “illuso” che proprio informando Salvi la Procura di Milano avrebbe fatto le iscrizioni per la loggia Ungheria: “Cosa che è puntualmente avvenuta, anche se (Salvi e Greco, ndr) negano di aver parlato di questo e hanno perso i telefoni (…).

Non so se la Procura ha provato ad accertare se sia stato denunciato lo smarrimento, (…) ritengo che rilevi, (…) se hanno mentito sul punto”. Al Fatto risulta che Greco abbia dichiarato di aver dato il suo telefono a un familiare che l’ha resettato.

Salvi invece ha immediatamente denunciato la vicenda temendo che gli fosse stato rubato. La Procura di Brescia ha comunque escluso Salvi e Greco (archiviato dall’accusa di omissione in atti d’ufficio) abbiano discusso delle future iscrizioni.

(Di Antonio Massari – Fonti: Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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