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IL VICINO DI CASA UCCIDE UNA RAGAZZA STRANGOLANDOLA… IN FUGA L’ASSASSINO/ GRUMO NEVANO

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Delitti e suicidi

Gaetano Rampello, 57 anni, assistente capo coordinatore della polizia, in servizio nel X reparto Mobile di Catania, ieri, durante un litigio in piazza con il figlio Vincenzo Gabriele, 24 anni, affetto da disturbi psichici, impugnò la mitragliatrice d’ordinanza, una Beretta M12, e sparò 15 colpi sul ragazzo. Poi tentò la fuga in auto. Fu fermato dai carabinieri mentre cercava di salire su un autobus (ieri mattina, in piazza Progresso, nel centro di Raffadali, in provincia di Agrigento).

Interrogato dal sostituto procuratore di Agrigento Chiara Bisso, il Rampello ha raccontato di avere perso la testa dopo gli insulti del figlio che voleva soldi: «Gli davo 600 euro al mese ma non gli bastavano mai, mi picchiava e minacciava, sempre per i soldi. Stamattina mi ha telefonato chiedendomi 30 euro, quando glieli ho dati ha iniziato a insultarmi e minacciarmi dicendomi che ne voleva 50. Mi ha aggredito e sfilato il portafogli, prendendo altri 15 euro, di più non avevo in tasca. A quel punto ho avuto un corto circuito. Gli ho sparato non so quanti colpi».

Elpidio D’Ambra, 31 anni, da due settimane in affitto in un appartamento nello stabile della famiglia Alfieri, aveva messo gli occhi sulla figlia del padrone di casa. Lei si chiamava Rosa Alfieri, 24 anni, si arrangiava dando una mano al padre Vincenzo, titolare di una piccola fabbrica di vestiti, e al fidanzato, Enzo Esposito, proprietario di una tabaccheria. Una ragazza «gentile, disponibile e sempre sorridente». Il D’Ambra aspettò che rincasasse. La vide parcheggiare la macchina nel piccolo cortile, e la sentì entrare in casa. Poi, all’improvviso, aprì la porta, la afferrò per le spalle e la trascinò con forza dentro il proprio appartamento. La ragazza gridò con quanto fiato aveva in corpo. Lui, per farla stare zitta, le infilò uno straccio in bocca. Non si sa, al momento, se l’aggressore abbia o meno abusato sessualmente di lei. Fatto sta che, a un certo punto, le strinse con forza una sciarpa o un foulard attorno al collo e la guardò morire. Dopo che la donna ebbe esalato l’ultimo respiro, si ricompose e uscì, sparendo dalla circolazione (ieri pomeriggio, pochi minuti prima delle cinque e mezza, al piano terra di un palazzo in Via Risorgimento, al civico 1, a Grumo Nevano, in provincia di Napoli).

«Vincenzo Alfieri, dopo aver sfondato a spallate la porta dell’appartamentino dato in affitto a quel D’Ambra, ha trovato il cadavere della figlia sul pavimento del bagno, con uno straccio in bocca, parte dei vestiti strappati e una sciarpa stretta ancora intorno al collo. L’uomo è uscito in strada, come un automa. I passanti lo hanno sentito mormorare: “Hanno ucciso mia figlia… Rosa… la mia creatura…”» [Di Caterino, Mess].

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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