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De Benedetti & C: quelli che hanno redento B. LA RIABILITAZIONE – Scalfari, Prodi, Letta e il Corsera. Per anni ne hanno elogiato la presunta “svolta moderata”, ergendolo a statista, argine contro il M5S e i sovranisti: adesso si scandalizzano se mira al Quirinale

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De Benedetti & C: quelli che hanno redento B.

LA RIABILITAZIONE – Scalfari, Prodi, Letta e il Corsera. Per anni ne hanno elogiato la presunta “svolta moderata”, ergendolo a statista, argine contro il M5S e i sovranisti: adesso si scandalizzano se mira al Quirinale

DI LORENZO GIARELLI

19 GENNAIO 2022

Il più grande inganno del Diavolo – viene da dire ricordando un passaggio de I soliti sospetti – è far credere al mondo che non sia mai esistito. E così per un pezzo a Silvio Berlusconi è riuscita la magia: lui che fu “diavolo” per quasi vent’anni, negli ultimi tempi era stato riabilitato in lungo e in largo dai suoi storici nemici (persino dall’attuale segretario dem Enrico Letta), che all’improvviso si sono spellati le mani applaudendo al Silvio statista, moderato, responsabile, istituzionale. Tutti ignari che fosse soltanto l’ennesimo camuffamento del Caimano, impegnato a pelo d’acqua a rifarsi l’immagine prima della corsa al Quirinale.

Adesso, con la candidatura diventata realtà, costoro si svegliano stupiti e scandalizzati e si affrettano a togliere la polvere dagli aggettivi peggiori per commentare l’ultima discesa in campo dell’ex Cavaliere.

Ma è anche grazie a quelle riabilitazioni stonate che Silvio oggi può credere al sogno del Colle, convintosi lui per primo di poter essere il presidente della “pacificazione nazionale”, viste le frequenti nobilitazioni su cui ha potuto contare.

I complimenti, anche solo restando agli ultimi due o tre anni, sono arrivati anche da nomi e giornali insospettabili, almeno in teoria. Basti pensare a Carlo De Benedetti, l’imprenditore che per una vita è stato rivale – anche in tribunale – di Berlusconi. È il 14 luglio 2020 quando l’Ingegnere si sfoga sul Foglio: “Se si tratta di isolare Salvini e Meloni, trangugio anche Berlusconi al governo, ma accompagnato dal benservito a Conte che rappresenta il vuoto pneumatico”. Via Conte, dentro Silvio e si stappa la bottiglia buona.

D’altra parte B. è visto come l’argine ideale per fermare i sovranisti di destra e di sinistra. Un’interpretazione che trova d’accordo pure Eugenio Scalfari, altro miglior nemico del vecchio Cavaliere: “Sempre meglio Berlusconi di Di Maio”, sancisce l’ex direttore di Repubblica con la voce coperta dall’ovazione dello studio di Di Martedì, ai tempi del primo governo Conte.

In quei mesi in tanti, disgustati dalle cattive maniere dei barbari grillo-leghisti, invocano il ritorno di un personaggio così austero e competente come Berlusconi. Lo scrittore Sandro Veronesi va ospite in radio da Massimo Giannini: “Io sono scappato dalla Mondadori quando Berlusconi è diventato premier, però se mi chiedete di firmare per riavere domani Berlusconi e il suo governo io firmo e firmo col sangue”. Certo, “Berlusconi era arrogante, strafottente, in conflitto di interessi”, ma aveva anche dei difetti, per così dire: “Sapeva qualcosa del mondo. Questi invece (Salvini e Di Maio, ndr) non sanno quello che fanno”.

Anche al Corriere fanno a gara per elogiare B. I tempi cambiano soprattutto durante la prima ondata del Covid, quando Silvio ha il merito di non seguire gli alleati in una opposizione forcaiola e dalle mille giravolte. Tanto basta per elevare l’ex Cavaliere a grande uomo di Stato. Luciano Fontana, che del Corriere della Sera è direttore, ne parla al Foglio, diventato nel frattempo una specie di confessionale dei folgorati sulla via di Berlusconi: “Sta interpretando la parte del buon padre di famiglia. Serve un governo di responsabilità nazionale. Serve anche lui”. Si torna al concetto di Berlusconi grande argine contro i mali dell’umanità: “Ha la funzione di moderare i sovranisti. E può servire al Pd per spegnere gli spasmi del Movimento 5 Stelle”.

A nessuno passa per la mente l’idea che sia Silvio ad aver bisogno di un argine. Persino Romano Prodi, negli stessi giorni, appare inebriato dall’opposizione così responsabile di Berlusconi: “La vecchiaia porta saggezza, per me Forza Italia in maggioranza non è un tabù”.

La Stampa diretta da Massimo Giannini, altro arci-nemico di Silvio, ospita un editoriale del politologo Giovanni Orsina, il quale si interroga proprio sul perché molti di quelli che fino al giorno prima demonizzavano B. adesso lo riempiono di complimenti. Il problema è che Orsina sembra dar ragione a chi ha cambiato idea: “Scoprire oggi che il berlusconismo ha una componente responsabile e istituzionale è un po’ scoprire l’acqua calda”. Lo snodo dell’oggi è vedere “se una vasta alleanza europeista che comprende anche gli azzurri taglierà i populisti fuori dai giochi”. È il miraggio sempreverde della “maggioranza Ursula”, oppure – come la chiama a un certo punto Prodi sul Messaggero – la “coalizione Orsola”, una “necessaria coalizione filoeuropea” senza la quale la legislatura sembra non poter andare avanti. Anche l’ascoltatissimo stratega dem Goffredo Bettini si accoda, con la fregola di allargare il secondo governo Conte a Berlusconi: “C’è stata un’apertura da parte di Forza Italia. La si raccolga senza indugi”. Nulla di nuovo per il Pd, se si pensa che Enrico Letta già dieci anni fa scandiva: “Preferisco che i voti vadano a Berlusconi che a Grillo”.

Intanto Il Foglio, di cui in parte abbiamo già narrato le imprese, getta la maschera: “Il buon esempio di Berlusconi: opposizione non demagogica, europeismo, donazioni, gran mese del Cav”. E allora: “Maggioranza Ursula, perché no?”.

A un certo punto Silvio telefona al “dottor Fazio” intervenendo in diretta a Che tempo che fa. Racconta le settimane da positivo al Covid, si mostra crucciato per “lo spettacolo del dolore, dei lutti e della crisi” intorno a lui e si offre a Conte: “Non ci sono limiti alla nostra disponibilità”, ovviamente “per il bene del Paese” e non “per convenienza di qualcuno”. Il giorno dopo, sul Corriere, Aldo Grasso va in estasi: “L’intervento più sorprendente della domenica, l’ex premier ha parlato da statista”. Repubblica racconta “la svolta moderata nel bunker in Provenza”, motivo per cui di lì a qualche mese Angelo Panebianco, ancora sul Corriere, torna a celebrare “il nemico diventato amico”, prendendo per buoni tutti i cliché della ormai quasi trentennale propaganda berlusconiana: “Non era così spaventoso come i suoi nemici sostenevano. La sinistra preferisce rimuovere il problema piuttosto che chiedersi perché non sia stata in grado di dare un giudizio meno viziato da isterismo ed esagerazioni”.

Il colpo di grazia arriva infine dalle colonne della Stampa, dove Mattia Feltri sfotte tutti noi per non esserci arrivati prima: “Solo Berlusconi può aiutare a contenere le balordaggini dei populisti e l’offensiva dei sovranisti. Ci fossero arrivati prima, ci saremmo risparmiati Grillo e Salvini”. Vuoi mettere?

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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