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Aversa. Movida e ‘mala movida’: fenomeni sociali analizzati dagli specialisti

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Nuova interessante analisi sociale della rubrica diretta dal professor Pasquale Vitale e curata dalla dottoressa Speranza Anzia Cardillo e dall’avvocato Giulio Amandola.

Torneremo sul tema movida, distinguendo la movida dalla mala movida, con tutte le sue sfaccettature, problematiche e anche rischi legati al covid.

Per trattare ed approfondire l’argomento abbiamo chiesto il parere dell’avvocato e dottoressa Lucia di Bello. 

L’avvocato di Bello è  autrice di pubblicazioni giuridiche, di opere monografiche e collettanee per riviste e case editrici di rilievo nazionale. Relatrice in convegni su temi giuridici e sociali.

Introduzione di Speranza Cardillo, dottoressa in giurisprudenza e criminologa:

Quando parliamo di movida dobbiamo tener presente quanto l’aggregazione tra giovani sia un fenomeno più che naturale per le nostre città. Bar, vinerie, discoteche e altri luoghi ancora rappresentano le mete preferite dai ragazzi nel fine settimana e non solo.

La movida è dettata, quindi, da esigenze di socializzazione e svago che normalmente sono sentite dagli appartenenti ad una determinata comunità.

La movida in sé perciò non va considerata come un fenomeno negativo, ma può determinare alcune problematiche se contestualmente si fa un uso eccessivo di alcool o addirittura di stupefacenti.

Tutte sostanze che possono dar vita a comportamenti che varcano il limite della legalità. Questo spiega come mai tante risse, tante lesioni gravi a danno di ragazzi e a volte anche morti di giovani si verificano, nel fine settimana, nelle città in cui c’è tanta movida.

Tutti questi episodi spiacevoli, che si susseguono spesso durante i momenti in cui tantissimi giovani si incontrano tra di loro, fanno riflettere  sulla necessità di una legislazione che vada a limitare il fenomeno della ‘mala movida’.

Oltretutto c’è una cosa da non dimenticare: la sovrapposizione tra norme che sono emanate per regolamentare la movida e quelle che, invece, sono attualmente vigenti per evitare assembramenti durante i momenti di aggregazione tra giovani. Paradossalmente, però, spesso si assiste alla spiacevole circostanza in cui nessuna norma è osservata. Per questo motivo, assistiamo al moltiplicarsi di una folla disordinata di giovani in cui, non solo prolifera il rischio di contagi, ma anche dalle sfaccettature piuttosto violente

Intervento dell’avvocato Lucia di Bello:

Nella comunicazione corrente la movida gode, per così dire, di ‘cattiva stampa’.

Le movide sono frequentemente additate come contesti ad alta problematicità per il decoro e la sicurezza della città.

Nella prospettiva dei frequentanti, la movida assolve ad una funzione liberatoria di risposta al bisogno di evasione che tocca tutti ma che, nel caso dei più giovani, è parte integrante della traiettoria di affermazione e costruzione di identità verso la piena età adulta.

In tal senso la movida si situa in un meccanismo psicologico di desiderio di evasione rispetto ad una routine e ad una normalità tipica dei doveri di stato.

Movida come movimento e quindi uscita, in senso fisico e spaziale, dall’ambiente di studio o lavoro.

Poco assimilabili al popolo delle discoteche (dove la musica ed il ballo sono un fattore preciso di attrazione e i tempi iperdilatati dalla notte incipiente fino all’alba ne fanno un’esperienza di ‘viaggio’), i ragazzi che animano le movide urbane cercano soprattutto un’interruzione ‘morbida’ nel ciclo obbligante della vita quotidiana. Interruzione più o meno lunga, ma per i più abbastanza contenuta, funzionale all’incontro e alla condivisione con i pari.

Il fatto che la movida prenda vita quasi esclusivamente in un tempo notturno con una elevata concentrazione di persone, problemi di traffico ed una frenetica attività commerciale, comporta delle tensioni.

L’addensamento delle persone in spazi piccoli, lo stazionamento dentro e fuori i locali fino ad ora tarda sono in molti casi l’unico vero inconveniente della movida. Inconveniente che investe i residenti che abitano nei pressi e che poco possono, se non attendere il naturale esaurirsi della movida nelle ore della notte fonda.

Se la movida è collocata al crocevia di passaggio e di direttrici di traffico importanti, l’aspetto negativo è quello del blocco del sistema viario e delle comunicazioni, con effetti pesanti per tutti ma irritanti per i residenti che vedono compromessa la normale routine di mobilità da e verso la propria abitazione.

È inoltre necessario focalizzare l’attenzione su tre aspetti che, con diverso dosaggio, contribuiscono a disegnare l’arena del conflitto: la ‘mala movida’, l’alcol e il degrado.

Il fenomeno a cui ci si riferisce comunemente con il termine “mala movida” contraddistingue due aspetti distinti e sinergici: lo svuotamento ad opera della movida prevalente delle normali dinamiche di vita del quartiere e lo scivolamento del divertimento verso forme di illegalità diffusa, contiguità con lo spaccio di sostanze illegali, autoselezione di gruppi aggressivi ed elevata probabilità di incidenti ed eventi criminosi.
L’alcol è un protagonista innegabile della movida, in quanto elemento consueto della socialità, soprattutto all’aperto e nella bella stagione.

Ma se da una parte è ovvio che nella movida i consumi di alcolici siano diffusi, dall’altra è altrettanto vero che i consumatori che utilizzano la movida come occasione di binge drinking o di sballo programmato sono una minoranza.

E di una minoranza sono anche i danni provocati dalle bottiglie di vetro e dall’abbandono delle stesse ad opera dei frequentatori tardivi della movida che stazionano fino a notte fonda.

Più delicato è il discorso dello spaccio. La contiguità tra movida e spaccio è in qualche misura attesa: il ‘microspacciatore’ è naturalmente portato ad infiltrarsi in situazioni ad alta densità di persone nell’aspettativa sia di ampliare la platea potenziale degli acquirenti, sia di mimetizzarsi nella folla e ridurre il rischio di essere fermato.

Per ciò che concerne il degrado, infine, si può affermare che quando la luce del giorno torna ad illuminare il post movida, lo spazio urbano può apparire degradato da disordine, sporcizia, abbandono di bottiglie e contenitori rotti, arredo urbano ‘vandalizzato’, cassonetti e cestini sovrabbondanti di scarti, e talvolta, di tracce organiche.

I connotati negativi che la movida genera sul territorio rischiano, purtroppo, di far passare in secondo piano i temi della socializzazione, della qualità della vita, del turismo, della cultura e della fruizione dei centri storici, il tutto a discapito di un comportamento che da sempre fa parte della natura dell’essere umano ovvero la condivisione del tempo libero in compagnia di altre persone”.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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