News salienti dall’Italia e dal Mondo di sabato 9 ottobre 2021
Werner Herzog: noi, gli ultimi giapponesi
“Mi colpisce l’intensità quasi religiosa con cui allestiamo il teatro delle nostre vite”. Così Werner Herzog spiega a Gabriele Romagnoli, nell’intervista in copertina su Robinson in edicola oggi con Repubblica, perché ha scelto di scrivere un libro su Hiroo Onoda, il soldato che per trent’anni, fino al 1974, visse nella giungla filippina perché era convinto che la seconda guerra mondiale non fosse mai finita. Lo chiamarono l’ultimo giapponese, un’espressione entrata nell’uso comune per indicare chi prosegue imperterrito nel suo cammino senza rendersi conto che intorno a lui il mondo è cambiato. Su questa tenacia inutile e pazza, eppure sommamente poetica, il 79enne regista tedesco, l’autore di Fitzcarraldo e Aguirre, furore di Dio, di Apocalisse nel deserto e Grizzly Man, celebre per aver fatto del suo cinema un’impresa estrema ma anche un’avventura dell’anima, ha riflettuto per molti anni. A Gabriele Romagnoli Herzog ha raccontato di aver incontrato più volte in Giappone Onoda, che è vissuto fino a 91 anni, morendo nel 2014. La pandemia ha costretto il regista a rallentare e gli ha permesso di scrivere finalmente la storia che è diventata Il crepuscolo del mondo, in uscita per Feltrinelli. Non solo il resoconto di una vicenda umana unica, ma – come succede per i suoi film – l’occasione per Herzog di sondare le profondità e le inquietudini umane. Siamo tutti l’ultimo giapponese, ci spiega su Robinson, capaci di creare giorno dopo giorno il palcoscenico che ci permette di sopravvivere.Nelle pagine seguenti, come sempre, troverete le recensioni delle novità più interessanti in libreria e lo spazio dedicato a un autore da riscoprire. Questa settimana, il poeta Edoardo Sanguineti nel ritratto di Paolo Mauri.Potete scriverci a: robinson@repubblica.it e seguirci sui nostri social: Instagram (@robinson_repubblica) e Twitter (@Robinson_Rep).
FestivalUna foto di Sebastian Gil Miranda nella baraccopoli alle porte di Nairobi Austin Ajowi era un calciatore di serie A in Kenya. Ma ogni volta che tornava a casa, dopo gli allenamenti e le partite, soffriva vedendo la sua baraccopoli invasa dai rifiuti. Un infortunio gli ha troncato la carriera e da quel momento Austin si è messo a ripulire la discarica. In qualche mese è riuscito a costruire un campo di calcio per i bambini e adesso lo chiamano “il papà di tutti”. La sua storia è diventata un reportage fotografico di Sebastian Gil Miranda che in questi giorni è ospite del Festival di Fotografia etica a Lodi. Nelle nostre pagine anche tante altre segnalazioni e una rassegna molto particolare a Modena: il Màt Festival, dedicato alla salute mentale, dove i protagonisti sono i pazienti e gli ex pazienti psichiatrici.
ArteUn provino di Piero Gemelli per la sua Monica Bellucci sdoppiata (1996) Si fa presto a dire fotogenia. I ritratti di Monica Bellucci e Carla Bruni, le foto di moda ma non solo: l’opera di Piero Gemelli è un vademecum sull’arte del guardare. Lo dimostrano gli scatti esposti al Pan di Napoli. Come scrive su Robinson Riccardo Falcinelli: “Il tema del doppio è un filo rosso in tutto il lavoro di Gemelli, il cui cognome è già un presagio: di fronte alle due Moniche lo sguardo si sposta da una all’altra e viene da chiedersi quale delle due sia più Bellucci; quale sia quella “vera”; quale somigli di più all’idea che abbiamo di lei”. Sempre nelle pagine dell’Arte, Chiara Gatti incontra Paola Pivi. L’artista, che da anni si è ritirata tra i ghiacci dell’Alaska, porta alla fiera ArtVerona il nuovo progetto, senza tralasciare il messaggio ambientalista. E racconta: “Non ho iniziato a usare animali, zebre in montagna, orsi con le piume, asini in barca, per parlare di ecologia. L’opera d’arte presagisce anche quando non è cosciente. Feci la performance dei cento cinesi del 1998, prima che la Cina diventasse la potenza che oggi ci condiziona. La società sembra essersi sviluppata in modo molto aderente alla mie opere. Tutto qui. Vale lo stesso per il clima”.
Libri per ragazze e ragazziUn’illustrazione di Max Kostenko per L’ultima daine di Katherine Applegate Da un lato, il colloquio con una maestra del fantasy vietato ai maggiori. Dall’altro, una nuova intervista stratopica dell’impareggiabile Geronimo Stilton. Sono due le proposte – e che proposte! – delle nostre pagine dedicate ai libri per ragazze e ragazzi. Nella prima Katherine Applegate, autrice di bestseller internazionali ad alto tasso di magia e di epica, racconta a Ilaria Zaffino la sua nuova avventura a sfondo ambientalista. Nell’altra il topo-giornalista che ha già venduto 175 milioni di copie dei suoi volumi nel mondo intervista la Garante per i diritti dell’infanzia Carla Garlatti, in occasione dell’uscita de Il piccolo libro della Costituzione. Un’occasione per spiegare ai bambini perché la nostra è la Carta fondamentale più bella del mondo.
SpettacoliDario FoA cinque anni dalla scomparsa di Dario Fo, Anna Bandettini ha raccolto i ricordi di allievi e amici, da Carlo Petrini a Claudio Bisio: “Abbiamo avuto un Molière in casa, che ci ha lasciato una eredità pazzesca”. Inoltre, pubblichiamo un brano di una commedia inedita del Premio Nobel.
FumettiQuello di Andy Capp è un fenomeno strano: una striscia che mostra vizi e virtù (ma soprattutto i primi) di una coppia della “working class” inglese, apparentemente destinata ad essere un fenomeno locale. Invece quando nel 1998 il suo creatore Reg Smythe muore, il personaggio è pubblicato in 50 lingue su più di 1.700 testate (tra queste La settimana enigmistica, con il titolo “Le avventure di Carlo e Alice”). Smythe aveva già deciso che altri autori potessero prendere in mano i suoi personaggi dopo la sua scomparsa (al contrario di quello che ha fatto Schulz, creatore dei Peanuts). Così lo sceneggiatore Roger Kettle e il disegnatore Roger Mahoney hanno reinventato Andy Capp, rispettando ambienti, situazioni e personaggi come fossero quelli originali. Questa settimana vi mostriamo le loro nuove strisce, mai viste prima in Italia.
StraparlandoNello Straparlando di questa settimana Antonio Gnoli incontra la scrittrice Simonetta Agnello Hornby. Mentre arriva in libreria Punto pieno, in cui riprende la saga iniziata con Caffè amaro e proseguita con Piano nobile, la scrittrice siciliana ripercorre la sua giovinezza siciliana, parla della sua vocazione letteraria e rivela di non essere dispiaciuta di invecchiare: “Un certo lieve stato confusionale è preferibile alla morte. Tutto è più leggero, svagato, incosciente. Come guadagnare una nuova infanzia”.
Il nostro torneo letterarioEntra in una nuova fase il nostro torneo per eleggere il più bel libro del 2020: in questa fase si confrontano soprattutto saggi e biografie. Sfogliate il nostro supplemento fino alla fine per scoprire chi è stato bocciato e chi ha passato il turno (indizi: una celebre fotografa e una firma di Repubblica).
Chiedilo a un libro di Michele Smargiassi Viva gli errori di ortografia Ma allora, questo schwa ha un carattere così sovversivo? Mai vista una simile sollevazione contro un carattere, appunto, una letterina che nell’alfabeto italiano non esiste, per un suono che nella lingua italiana non esiste, ma che qualche linguista ha proposto di introdurre per creare quel neutro inclusivo che toglie al maschile il suo predominio paternalista nella grammatica. Non si può! Lo dice anche l’Accademia della Crusca! A parte il fatto che la Crusca non lo dice e non lo potrebbe dire, essendo il notaio e non il legislatore né il poliziotto della lingua, ma chi ha detto che una lingua non possa arricchirsi anche con gli errori di grammatica e di ortografia? Gianni Rodari ne fece quasi una pedagogia. Ma ecco, in una pagina poco frequentata dei suoi saggi critici, Il brusio della lingua, cosa pensa il francese Roland Barthes delle stranezze ortografiche della sua lingua (ma anche l’italiano ha le sue): che sono spiegabili con molte ragioni dai grammatici, ma che “l’insieme di tali ragioni è però irragionevole, e quando una simile irragionevolezza viene imposta, sotto forma di istruzione, a tutto un popolo, essa diventa colpevole”. Perché “non appena l’ortografia è uniformata, legalizzata, sanzionata dalle istituzioni statali nella sua stessa complicazione e irrazionalità, il soggetto diviene preda di un nevrosi ossessiva: l’errore di ortografia diventa la Colpa”. Viva l’errore felice, viva l’ortografia mutante che introduce nella lingua potenzialità che potrebbero arricchirla. Mentre “l’ortografia legalizzata impedisce a chi scrive di godere della scrittura, di quel gesto felice che consente di porre nella grafia di una parola un po’ di più della semplice intenzione di comunicare”. |
Werner Herzog: noi, gli ultimi giapponesi
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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)