L’arte antica dei fumetti illustrata dall’esperta Annamaria Pocomento
Il fumetto, oltre ad essere un brodo di pesce, è una forma d’arte che affonda le sue origini sin dall’antichità e che appassiona milioni di lettori, in tutto il mondo e di tutte le età.
La sua notorietà è cresciuta notevolmente sia grazie alla trasposizione cinematografica di personaggi immaginari divenuti celebri, sia grazie al contributo dei fan che, travestiti dai loro personaggi preferiti (i cosiddetti cosplayer), affollano i comicon e partecipano alle principali manifestazioni internazionali di intrattenimento.
Ma qual’è esattamente la funzione principale del fumetto e quali sono i progressi che si stanno facendo in Italia per valorizzarlo sono solo alcune delle domande che i profani si pongono.
Ad illustrare pregi, limiti ed evoluzione di un’arte così affascinante ci ha pensato direttamente una studentessa dell’Accademia delle belle arti di Napoli Annamaria Pocomento.
La brillante studentessa, sottolinea innanzitutto che “il disegno è la forma più primitiva dell’espressione umana, il primo mezzo che l’uomo abbia mai usato per lasciare una traccia del suo passaggio sulla terra.
Per Leonardo, il disegno è nato quando un uomo primitivo ha tracciato con una pietra il contorno della sua ombra” precisa la Pocomento che sulle tecniche di apprendimento e di perfezionamento nel disegno sostiene che “qualsiasi studente d’arte deve innanzitutto confrontarsi con la copia dal vero e apprendere le tecniche dello sfumato.
A queste conoscenze se ne affiancano altre, dal valore più tecnico. Esiste ad esempio un modo preciso di tenere in mano la matita e vi sono diverti tipi di grafite, da quelle più morbide a quelle più dure.
Sono tutte informazioni, queste, necessarie per un buon disegnatore, ma che possono risultare obsolete agli studenti di oggi.
Mentre sulla necessità che gli studenti debbano essere dotati di talento ritengo che in molti di essi si può riscontrare una certa ‘predisposizione’ ma sono contraria all’idea del talento assoluto o divino. Il talento è qualcosa che si costruisce”.
L’arte può divenire un mezzo per riscattarsi o ribellarsi a delle ingiustizie e perciò abbraccia trasversalmente tutte le culture.
Talvolta si pensa banalmente che il fumetto sia un’arte di nicchia, o per pochi, diffusa principalmente in Oriente. Un’idea che fa sorridere.
Indubbiamente, grazie alla vasta commercializzazione dei manga, è facile credere sia così, ma chiunque conosca un po’ di ‘storia del fumetto’ potrà dissentire al riguardo.
Il fumetto è un’arte mondiale, e ha artisti valenti in ogni parte del globo, compresa l’Italia dove, negli ultimi anni, l’industria fumettistica è cambiata in positivo. Sono molte di più le case editrici che se ne occupano, e persino quelle prettamente letterarie hanno cominciato a pubblicare graphic novel.
Possiamo citare la Bao e la Shockdom. Mentre, per quanto riguarda la Bonelli, che ha dato vita a personaggi immortali come Dylan Dog,Diabolik e Tex la situazione è un po’ diversa. Questi personaggi non attraggono i lettori più giovani, cresciuti con il dinamismo delle storie manga. A tale scopo, ecco spuntare nuovi titoli più accattivanti, come Orfani“.
Ma dov’è che il disegno trova la sua consacrazione più alta?
“Puramente nel disegno stesso, direi. Si può pensare che per fare arte servino molti materiali, ma una matita basta e avanza in alcuni casi.
Appreso ciò, bisognerebbe chiedersi: ‘cosa voglio dare e cosa voglio comunicare agli altri?’. Trovata la risposta, ogni studente potrà modellare il suo percorso e appropriarsi del mezzo comunicativo a lui/a lei più vicino. Perché il fumetto, il cinema d’animazione, e l’illustrazione, sono strumenti da scegliere”.
In conclusione, qual è il consiglio che sente di poter dare ai più giovani che intendono accostarsi al mondo del fumetto?
“Per coloro che scelgono di intraprendere il percorso artistico le possibilità e i campi di formazione sono molteplici. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di buttarsi e affrontare l’ignoto, che poi, col tempo, sarà più chiaro e meno indecifrabile. Le scuole e le Accademie, ovviamente, sono i luoghi migliori dove trovare le propria ideale vocazione”.