‘Movimento 5 Stelle’. Grillo-Conte: ‘tregua armata’, ma l’ex premier non molla? cederà il comico?
Comitato dei 7, Conte non cede: “Il no alla diarchia punto fermo”.
Merito anche della mediazione di Di Maio e Fico, che venerdì pomeriggio si sono trattenuti per circa sette ore nella casa toscana di Grillo, a Marina di Bibbona, andandosene soltanto a tarda sera dopo che il Garante si era rassegnato ad annunciare su Facebook l’addio al progetto del direttorio, per il quale aveva indetto una votazione su Rousseau.
Il passo indietro di Grillo dice già molto su cosa aspettarsi.
E le parole di Conte di ieri, fatte filtrare tramite “fonti vicine all’ex premier”, raccontano che il nodo dell’agibilità politica del capo non potrà conservare ambiguità: “Ben venga il tentativo di mediazione per rilanciare il Movimento ed evitare scissioni – sono le parole attribuite a chi ha parlato con l’ex premier – ma restino fermi alcuni principi fondamentali su cui Conte si è già espresso con chiarezza”.
Tradotto: niente diarchie vere o mascherate; la distinzione tra capo e garante deve essere un principio ben chiaro a tutti.
Le stesse fonti fanno sapere al Fatto che venerdì “Conte era informato” delle intenzioni di Grillo, segno che il dialogo ha ripreso ben altri toni rispetto a quelli di una settimana fa.
E poco importa se per chiudere la mediazione ci vorranno sette o dieci giorni, facendo dunque saltare l’assemblea in cui domani Conte avrebbe voluto illustrare il suo progetto agli eletti.
Il tentativo dei pontieri è l’ultimo possibile e si è mosso sulle uova per giorni, perciò meglio prendersi il tempo necessario.
Non a caso Conte continua a rimarcare con i suoi l’importanza “di non spaccare il Movimento”, improvvisamente ritrovatosi a dover scegliere tra il fondatore e il leader politico più apprezzato.
E infatti fonti vicine all’avvocato ricordano anche le sue parole al Tempio di Adriano, quando propose di far votare agli iscritti il suo Statuto assicurando che non si sarebbe accontentato “di una maggioranza risicata”, alla ricerca proprio di una investitura che non creasse fratture.
Il concetto è lo stesso sottolineato ieri da Luigi Di Maio: “È un momento particolarmente delicato, proprio per questo si deve parlare pochissimo e lavorare per trovare una soluzione comune. Io ci credo, come ci credono in diversi, non è semplice ma troveremo una soluzione per riuscire a far ripartire questo progetto il prima possibile”.
E questo è anche il tono di gran parte delle dichiarazioni di ieri dei 5 Stelle, con gli eletti che predicano in coro l’unità. A partire dal ministro Federico D’Incà: “Un grande progetto e una grande storia possono attraversare fasi difficili, che grazie a processi partecipati e alla discussione interna si possono e devono superare. È questo il senso del comitato dei sette. Ho sempre creduto che questo fosse l’unico metodo per superare lo stallo di questi giorni”.
E se Francesco D’Uva definisce “una buona notizia” la scelta di affidarsi ai pontieri, lo stesso ex capogruppo alla Camera ricorda “la necessità di una leadership politica forte”.
La stessa su cui neanche Conte non accetterà passi indietro durante le trattative.
Sennò? (di Lorenzo Giarelli )
Infatti il manifesto Salvini-Orbán fa infuriare Letta, ma non Draghi.
E Salvini, per nulla preoccupato di regalare Draghi a Letta (mission impossible), risponde: “Se non gli sta bene Orbán, Letta esca dal governo”. Infatti anche Letta tifa Inter e Milan. Almeno finché non risponderà ai “sennò?” salviniani con la conclusione di ogni aut aut che si rispetti: “Sennò il Pd esce dal governo”.
Ma è proprio questo che spaventa Letta: il fatto che poi, siccome Salvini non ha alcun motivo per non essere Salvini, il Pd dovrebbe uscire per davvero.
E non ne ha alcuna intenzione (certi miracoli, tipo stare al governo avendo perso le elezioni, càpitano una volta nella vita, e per il Pd è già la sesta in dieci anni). Anche perché né Salvini né Draghi lo rincorrerebbero.
Quindi Letta continuerà a chiedere a Salvini di uscire dal governo e a restare al governo con Salvini, riuscendo persino a farlo apparire più coerente di lui. Sennò rischia di regalare Salvini a Draghi.
(di Marco Travaglio – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)