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Italia – Austria 2 a 1 Austriaci duri a morire fino all’ultimo minuto

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Italia – Austria 2 a 1 Austriaci duri a morire fino all’ultimo minuto

La storia cambia e si rinnova, l’Italia ha vinto contro l’Austria non più sul Piave ma in quel di Wembley, nella perfida Albione.

Se non altro, il popolo juventino, che segue la nazionale, avrà comunque compreso il motivo per cui la squadra non si inginocchia a inizio di ogni gara, come succede di rito nel mondo del calcio, da tempo, dopo la morte George Floyd, a raccontarne il motivo, attraverso i microfoni dei media internazionali è stato niente di meno il rappresentante più titolato della compagine azzurra, nonché icona di un certo calcio e di una certa cultura italica non colorata, il capitano Giorgio Chiellini, che ci ha rassicurato, per lui non c’è la necessità di inginocchiarsi perché: “Combatteremo il nazismo in altro modo”, parole e musica del mondo a strisce bianconere, che ieri ha avuto in campo un protagonista, che rappresenta in toto,quel che significa  essere juventino, quella di avere la fisionomia del bianconero, la faccia, gli atteggiamenti, guardandoli, i vari, Chiesa, Bonucci, Bernardeschi non si può fare altro che rispolverare le ricerche del famoso fisiognomico, Cesare Ezechiele Lombroso, che proprio in quel di Torino, sede ufficiale dei non colorati, ha avuto come riconoscimento un Museo a lui dedicato, il dottore che si inventò la fossetta occipitale, quella che condanna il popolo meridionale a essere bollato come “essere portato a delinquere naturalmente”, chissà l’esimio scienziato come avrebbe riportato e sottointeso i calchi delle fisionomie dei vari calciatori sopra elencati, l’espressione “sveglia e fiera” dei vari bianconeri, quei visi “intelligenti e pieni di fascino”, ai posteri non potremo chiederlo e nemmeno al Lombroso, ma una nostra idea ce la siamo fatti da tempo.

Si nasce non colorato al di là del luogo dei propri natali, è un fatto di Dna, tutto sommato anche da noi Garibaldi e i garibaldesi quando riposavano nei letti delle nostre contrade, non erano sempre soli, tutti questi italiani del sud, da qualche parte sono dovuti spuntare.

Tornando alla partita e al calcio giocato, possiamo dire che la squadra di Mancini, ha dovuto affrontare un’ avversario che ha fatto dell’organizzazione tattica e della potenza atletica il proprio credo, che ha imbrigliato il gioco azzurro, fino alla fine della gara, annichilendo proprio dal punto di vista atletico l’Italia.

Scomparsi dal campo i vari Berardi, Immobile, Insigne, quest’ultimo tra l’altro non è nuovo a queste sparizioni, è un calciatore che spesso, nella sua carriera ha dimostrato di non incidere quando le partite sono decisive, un normale calciatore sovrastimato; ogni qualvolta sento dire che è la massima espressione del calcio italiano contemporaneo, rabbrividisco nell’immaginare la posizione che il calcio italiano occupa in questo momento, visto lo spessore scadente sia come carattere, che come fisicità,che ha quello che è considerato  il migliore dei suoi calciatori.

L’ Austria era ben strutturata, ben organizzata, forte fisicamente, potente atleticamente, ma scarsa nei contenuti tecnici, scarsa come “rosa”, scarsa proprio come calciatori , tutti indistintamente privi spessore tecnico, se immaginiamo che il migliore dei loro tale Arnautovic, ha giocato in Italia appena 4 minuti e che per tanti anni era indicato come il sosia meno intelligente di Ibrhamovic e nulla più, la dice lunga sul loro valore

La gara grazie al Var, quel tanto vituperato Var, inviso al popolo non colorato, ha salvato capra e cavoli, per una questione di centimetri infatti il gol degli austriaci, nei minutio regolamentari, prima dei supplementari che hanno sancito la qualificazione degli azzurri,  è stato annullato, lunga vita al Var quindi, specie quando è accesso e in funzione.

La squadra di Mancini ha segnato due gol a opera di due calciatori subentrati durante il corso della gara, nei minuti supplementari, raggiungendo un traguardo insperato, dopo la mancata qualificazione degli ultimi Mondiali, accede ai quarti e supera il record di partite utili consecutive, detenuto da Vittorio Pozzo, direttore tecnico due volte campione del mondo e medaglia d’oro alle olimpiadi Berlino 1936, ancora ad oggi l’unica nella storia del calcio italiano. Mancini senza avere ancora vinto nulla ha comunque già scritto a caratteri cubitali il suo nome nella storia del calcio azzurro.

La storia cambia e si rinnova, l’Italia ha vinto contro l’Austria non più sul Piave ma in quel di Wembley, nella perfida Albione.

Personalmente quello che mi ha colpito più di ogni altra cosa, è stata l’esultanza e l’abbraccio tra il C.T. azzurro e il capo spedizione della nazionale italiana Gianluca Vialli, miei coetanei che hanno iniziato la loro storia di amicizia e pallone quando avevano appena 14 anni, nel primo raduno nazionale dei pari età della loro categoria, 44 anni or sono, una lunga, inossidabile amicizia che è un pregio per chi conosce le brutture e il banditismo che vige nel mondo della pedata professionistica, un chiaro esempio che l’umanità non è persa del tutto.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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