Giustizia: Referendum ‘deflagranti’ per Salvini (ancora in calo), ormai tallonato da Meloni?
B. e Verdini i padri nobili con la condanna in dote
Il primo non poteva non essere Silvio Berlusconi che nell’incontro di domenica ad Arcore con Salvini ha ricevuto i sei quesiti referendari dal leader del Carroccio rispondendo che li firmerà e che Forza Italia sosterrà apertamente la battaglia leghista.
Berlusconi, dopo la condanna a quattro anni nel 2013 per frode fiscale, oggi continua ad essere imputato per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza nel processo Ruby Ter; la sentenza è stata rinviata in autunno a causa delle condizioni di salute del leader di Forza Italia. Berlusconi inoltre è indagato anche a Firenze nell’inchiesta sulle stragi di mafia del 1993.
Dall’alto del suo curriculum nelle aule di Giustizia – e del casellario giudiziale – non poteva che essere il primo a sostenere i referendum leghisti.
Firmerà anche Denis Verdini, futuro suocero di Salvini (padre della fidanzata Francesca), che a quanto risulta al “Fatto”, firmerà i sei quesiti referendari.
Verdini, ex sherpa berlusconiano, padre del Patto del Nazareno, poi infatuatosi di Matteo Renzi fino a formare il partitino Ala per sostenere il governo dell’ex sindaco di Firenze, oggi è ai domiciliari nella sua villa di Pian de’ Giullari a Firenze dopo la condanna definitiva a 6 anni e mezzo per il crac del Credito cooperativo fiorentino.
Verdini è stato da sempre promotore di un’ampia riforma della giustizia in senso garantista ed è convinto che a questo governo di larghe intese non riuscirà l’obiettivo di Marta Cartabia: per questo l’ex macellaio di Fivizzano appoggia i referendum di Salvini.
Compagni di strada Cesa, Siri, Centemero e De Vito
Insieme a Salvini, nella sala Nassirya del Senato, a presentare i quesiti referendari c’era anche Lorenzo Cesa, leader dell’Udc dimessosi a gennaio, in piena crisi del governo Conte-2 in cui si parlava di lui come uno dei possibili responsabili, dopo un’indagine della Procura di Catanzaro per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso.
Cinque giorni fa la Dda ha stralciato la posizione di Cesa e quindi il leader dell’Udc è uscito dall’inchiesta.
Quest’ultimo però viene ricordato per la vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto nel 1993, indagato per corruzione nell’inchiesta sulle tangenti Anas della procura di Roma, da cui uscì indenne nel 2003, in Appello, per un cavillo giudiziario.
Ma l’interrogatorio del ’93 è rimasto nella storia giudiziaria di quegli anni: “Ho deciso di svuotare il sacco” disse. Oggi è tra i sostenitori dei referendum sulla giustizia.
Firmeranno anche il senatore leghista Armando Siri, imputato a Roma per corruzione, e il tesoriere leghista Giulio Centemero, sotto processo per finanziamento illecito.
Tra i forzisti si dice che a firmare dovrebbe esserci anche il presidente dell’assemblea capitolina, ex M5S, Marcello De Vito, passato in FI criticando la linea giustizialista del M5S: De Vito è a processo per corruzione nell’inchiesta sullo stadio della Roma.
I due Matteo: via libera da Renzi e da Giachetti
Firmerà i referendum leghisti sulla giustizia, ma senza fare campagna attiva, anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi.
Il senatore di Scandicci a maggio aveva applaudito entusiasta l’annuncio dei referenda salvinian-radicali: “È un’iniziativa molto utile”.
Anche Renzi, spiegano fonti di IV, dovrebbe firmare i referenda (i renziani ricordano che la riforma della responsabilità civile dei magistrati fu approvata nel 2015 dal governo Renzi) anche se non darà una mano con i banchetti per raccogliere le firme per non essere assimilato al leader leghista.
Renzi è ancora indagato dalla Procura di Firenze, insieme a Luca Lotti e Maria Elena Boschi, per finanziamento illecito legato all’inchiesta sulla fondazione “Open”.
Il deputato di IV e radicale Roberto Giachetti ha annunciato che aiuterà leghisti e i suoi ex compagni a raccogliere le firme:
“È un’altra straordinaria occasione -ha scritto sul “Foglio”- un’occasione da non perdere”.
Nessuno scandalo che i referendum siano voluti da Salvini: “Se l’obiettivo è ‘il nostro’, ben venga qualunque compagno di viaggio”.