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Vaccino Astrazeneca: passo breve da ‘caso’ a ‘caos’: ormai quasi nessuno vuol farlo

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Il vaccino Astrazenca potrà essere somministrato soltanto a chi ha più di 60 anni. Per la seconda dose dovrà invece essere utilizzato Pfizer o Moderna. È questa la decisione del comitato tecnico scientifico che sarà consegnata al ministro della Salute Roberto Speranza. Dopo tre giorni di riunioni il Cts ha trovato l’accordo su come procedere per rispondere agli interrogativi di governatori ed esperti. Gli eventi avversi degli ultimi giorni avevano infatti spinto il ministero della Salute a chiedere un nuovo parere sull’opportunità di continuare a somministrare AstraZeneca ai ragazzi. Gli scienziati hanno esaminato numerosi studi, anche tedeschi, sulle controindicazioni per i giovani e alla fine si sono trovati d’accordo sulla necessità di sospendere le somministrazioni. E di indicare come alternativa per la seconda dose Pfizer o Moderna.

Il parere del Comitato tecnico-scientifico sul vaccino Vaxzevria di AstraZeneca è chiaro: i tecnici del Cts raccomandano la somministrazione di questo vaccino alla fascia over 60, quindi stop ai giovani, e i richiami con un altro vaccino, Pfizer o Moderna. Ma come gestire le tempistiche tra prima e seconda dose? Gli under 60 che hanno fatto la prima dose di vaccino con AstraZeneca e ora dovranno fare la seconda con Pfizer e Moderna aspetteranno lo stesso lasso di tempo già previsto tra le due dosi del vaccino anglo-svedese. Restano quindi  le 8-12 settimane già previste. Gli appuntamenti già fissati per il richiamo con una seconda dose diversa resterebbero, dunque, invariati.

Un problema affrontato anche dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel corso del punto settimanale sulla pandemia da Covid. Queste le dichiarazioni del presidente della Regione Campania “L’Italia è l’unico paese in cui la gestione del piano anti Covid è affidato non al Ministero della Salute, ma ad un commissario. Questo modello organizzativo è contraddittorio ed improduttivo. Nella gestione della battaglia contro il Covid ci sono due aspetti: quello organizzativo-logistico che non richiede premi Nobel per essere portato a conclusione; e la parte medico-scientifica che deve garantire la certezza sanitaria sull’utilizzo dei vaccini. In Italia c’è un modello che sta rivelando in queste ore la propria inadeguatezza. Stiamo assistendo in queste ore ad una vicenda sconfortante rispetto al vaccino AstraZeneca. Il governo nazionale doveva garantire una produzione propria dei vaccini ed una informazione scientifica semplice, univoca ed affidabile. Non ha fatto né l’una né l’altra. Dal punto di vista della comunicazione siamo davanti ad un disastro”. Non manca una stoccata al generale Figliuolo: “Quando abbiamo raggiunto le 500mila dosi di vaccino al giorno hanno detto che era un grande successo del commissario all’emergenza Covid, che però non c’entra nulla. Lo sforzo è stato fatto dalle Regioni. Oggi noi dovremmo porre un quesito: per quelli che sono sotto i 60 anni e che hanno fatto la prima dose del vaccino AstraZeneca, cosa devono fare? Io la domanda la devo rivolgere ad un generale dell’esercito o ad un medico? Io non so a chi devo fare la domanda. Noi attendiamo il pronunciamento del Cts che però non è competente per esprimersi sui vaccini, la cui competenza è dell’Aifa”.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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