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Via Feltri? Giallo a “Libero”….

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Via Feltri? Giallo a “Libero”. Ma lui nega: “Non mi risulta”

Pranzo Fatale – Gli Angelucci, proprietari del quotidiano, “saliti” a Milano per incontrare il neodirettore Sallusti e il fondatore: due versioni opposte

Nel gran ballo della borghesia, come insegna il maestro Buñuel, a contare è più la forma del bicchiere ove versare il Martini Dry che il sentimento. Soprattutto a certe altezze, laddove il cinico individualismo liberale prevale sull’amicizia e sull’amore. E a maggior ragione se in ballo ci sono stipendi a tanti zeri, una vera rarità in questi tempi di forzata austerità pandemica.

Accade così che l’idillio ritrovato tra Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, sotto la protezione milanese del cavallo alato di Libero e della potente e ricca famiglia romana degli Angelucci, non sia proprio armonico come si racconta. Del resto i due sono pesi massimi della stampa di destra, spesso rivali, talvolta amici: Feltri, borghese bergamasco nonché primadonna di talento; Sallusti, borghese di Como ed ex numero due assurto al rango recente di étoile. Inutile però ripetere per l’ennesima volta l’andirivieni di loro due e Maurizio Belpietro alle direzioni di Libero e Giornale. Soffermiamoci sull’ultima scena.

Sallusti che lascia il Giornale berlusconiano dopo dodici anni da direttore e va via come un ladro, senza salutare nessuno, a quel paese pure la forma una tantum. Un paio di giorni dopo firma da direttore responsabile di Libero e sfogliando il quotidiano si avvertono le prime scosse telluriche. Feltri relegato di spalla a destra, in prima; l’ex direttore responsabile Senaldi, retrocesso a “condirettore” escluso dalla gestione della macchina; infine le firme femminili di osservanza feltriana sbattute all’interno senza più la vetrina della prima pagina.

Movimenti che non sono passati inosservati e che potrebbero condurre a una clamorosa operazione: pensionare anzitempo lo stesso Feltri, che oggi è direttore editoriale di Libero e ha uno stipendio annuo a sei cifre che incide parecchio sui bilanci degli Angelucci.

E qui inizia il mistero di questo presunto idillio ritrovato tra Feltri e Sallusti, santificato con cene settimanali tra i due, accompagnati dalle rispettive consorti, compagne o affini che siano. Al centro del mistero c’è però un pranzo milanese a metà della settimana scorsa. A tavola Angelucci padre e figlio, cioè il deputato Antonio e Giampaolo, anima di Tosinvest; Sallusti e Feltri; altri due commensali. Non invitato il povero Senaldi.

Prima versione. Secondo quanto trapela da fonti aziendali di Libero, il piatto forte del pranzo sarebbe stato questo: la comunicazione a Feltri da parte degli Angelucci di non fare più il direttore editoriale. Talmente sorpreso, Feltri non avrebbe capito subito, al punto che i suoi interlocutori avrebbero dovuto ripetere la cosa altre due volte. Una versione questa che completerebbe il terremoto provocato dall’arrivo di Sallusti. Peraltro lo stesso Feltri, più di una settimana fa, avrebbe saputo dell’operazione ad accordo praticamente chiuso. In ogni caso il contratto di Feltri è in scadenza e nel prossimo giugno compirà 78 anni.

La versione di Feltri. Interpellato dal Fatto, Feltri conferma il pranzo ma dice: “È vero che il cornuto è sempre l’ultimo a sapere le cose, ma questa è una totale stupidaggine. Non mi risulta affatto, anche perché Sallusti è stato voluto anche da me. Lui fa il direttore responsabile e io quello editoriale, andremo d’amore e d’accordo”. Non solo. Il fondatore di Libero forse è anche sollevato (“ne avrei qualche conforto”, ha detto) dal fatto di non dover più seguire la macchina del giornale, alla soglia appunto dei 78 anni.

Conclusione. Solo il tempo dirà quale sarà il destino della coppia riformatasi all’improvviso a Libero. Giova ricordare che l’ultima volta la loro coabitazione fu brevissima e i due non si lasciarono bene. Era sul finire degli anni Zero al Giornale. Fatale fu la velina del caso Boffo, il direttore di Avvenire condannato per molestie. Come rivelò Feltri più tardi a “veicolare l’informazione” fu la filiera formata da “Bertone, Bisignani e Santanchè”. Quest’ultima era la compagna di Sallusti nonché pilastro del cerchio magico dell’allora premier Silvio Berlusconi. Ci sarà il bis?

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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