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Janssen, sospeso in via temporanea il vaccino monodose prodotto dalla Johnson & Johnson

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Proviene dalla Food and Drug Administration e dai Centers for Disease Control and Prevention l’invito diffuso con “un eccesso di cautela” a sospendere in via temporanea l’impiego del vaccino monodose Janssen, prodotto dalla società farmaceutica multinazionale statunitense Johnson & Johnson. “La pausa al vaccino non avrà un impatto significativo sul nostro piano di vaccinazioni” fa sapere la Casa Bianca: gli accordi siglati con Pfizer e Moderna sui vaccini coprono 300 milioni di americani, garantendo una disponibilità che consentirà di mantenere intatta l’attuale velocità di somministrazione. Una richiesta di sospensione da subito attiva nei centri di somministrazione controllati a livello federale, mentre per quelli statali si renderanno necessari provvedimenti da parte dei singoli stati.

A distanza di 6-13 giorni dall’inoculazione del vaccino sono stati, infatti, segnalati eventi embolici che secondo alcune fonti consultate dal New York Times, avrebbero portato a un decesso e ad un ricovero in condizioni critiche. Sebbene tali condizioni siano estremamente rare “meno di una su 6,85 milioni di dosi somministrate” – è quanto afferma l’esperto americano di malattie infettive Anthony Fauci – sono state evidenziate in sei persone, tutte donne di età compresa fra i 18 e i 48 anni.

L’ente USA per il controllo degli alimenti e dei farmaci (FDA) unitamente al Centro per la prevenzione ed il controllo delle malattie (CDC) hanno confermato di essere al lavoro per approfondire i sei casi che per età e sintomi sono compatibili con quelli evidenziati in Europa con il vaccino AstraZeneca. Essendo simile a quest’ultimo in quello che è il meccanismo d’azione, nelle scorse settimane diversi esperti avevano anticipato che nell’uso del vaccino J & J sarebbero potuti insorgere degli imprevisti. Le specifiche trombosi cerebrali riscontrate prima in individui vaccinati con AstraZeneca ed ora con J&J, sembrerebbero indicare un possibile rapporto di causa-effetto ma, in generale, gli eventi trombo-embolici interessano la popolazione sulla base di particolari predisposizioni, coinvolgendo anche chi fuma, conduce uno stile di vita poco sano o assume determinati farmaci. Ciò consente, quindi, di rilevarle normalmente fra la popolazione, con la possibilità che esse si verifichino anche tra le milioni di persone vaccinate senza per questo doverle ritenere dipendenti da quanto viene inoculato.

Fra le ipotesi che le ricerche ancora in corso permettono di avanzare al riguardo, vi è quella che vedrebbe gli anticorpi prodotti dalla risposta immunitaria innescata dal vaccino reagire con le piastrine (trombociti), spingendo queste ultime, che hanno la funzione di coagulare il sangue per arrestare un sanguinamento in caso di una lesione ai vasi sanguigni, a concentrarsi in alcuni punti dell’organismo, determinando poi la trombosi. Sulla verifica di questa ipotesi e del motivo per cui interessa solo un numero ristretto di individui si stanno concentrando le analisi e i test dei ricercatori. “Stiamo rivedendo questi casi con le autorità europee e abbiamo deciso in via proattiva di ritardare le consegne all’Europa”, ha comunicato la società farmaceutica.

In contatto con la Fda statunitense e altri enti regolatori internazionali, l’Ema, Agenzia europea dei medicinali, fa sapere, in una nota, che “sta indagando su tutti i casi segnalati” e prevede di emettere una raccomandazione la prossima settimana, mentre l’authority Ue “rimane dell’opinione che i benefici del vaccino nella prevenzione del Covid-19 superino i rischi degli effetti collaterali”.

“Se gli eventi avversi rari risulteranno simili a quelli osservati per il vaccino AstraZeneca – dice a Rainews24 Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnica scientifica dell’Aifa – dal momento che la tecnologia a vettore virale usata per il J&J è comune a quella del vaccino AstraZeneca, “è verosimile che si adotteranno misure analoghe” quali la limitazione del vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson a chi ha meno di 60 anni.

“Appena Ema e Stati Uniti ci daranno notizie definitive, prenderemo la strada migliore. Ma penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è importante”, ha dichiarato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

L’Italia aveva puntato molto, soprattutto in vista delle prossime settimane, su questo vaccino a dose unica per una fornitura di 7 milioni di dosi entro la fine di giugno, che avrebbe portato ad ovviare anche al problema del mantenere le scorte per i richiami. A seguito dell’annuncio della sospensione decisa negli Stati Uniti, le forniture sono state interrotte in via precauzionale nella giornata di martedì, 13 aprile, quando erano attese le 184mila dosi del primo lotto del Johnson & Johnson all’hub della Difesa di Pratica di Mare, alle porte di Roma, dove vengono custodite le scorte. Fanno parte dei 4,2 milioni di dosi che giungeranno in Italia nei prossimi sette giorni, dal 15 al 22 aprile, ritenuti decisivi al fine di incrementare la percentuale di immunizzati che si è rivelata bassa rispetto alla programmazione iniziale, quelle del vaccino statunitense insieme alle circa 175mila di Vaxzevria (AstraZeneca) per poi entrare nella disponibilità delle Regioni.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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