É stato fissato per lunedì 29 marzo, innanzi al P.M. Dotto. Fabio De Cristofaro, presso la Procura di Napoli, il conferimento dell’incarico a tre periti: Dottor Pasquale Giugliano, Professor Ciro Esposito e Dottor Giovanni Severino,  per accertare la gravità delle lesioni riportate dal piccolo (V.B. nato a Portici il 12 marzo scorso) i cui genitori Concetto Bocchetti (47 anni) e Alessandra Terracciano (37 anni) entrambi residenti a Portici, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato.

Pare che la donna (peraltro madre di sette figli, di cui 4 che vivono col primo marito e tre con l’attuale compagno, i più grandi dei quali sono ospiti di una comunità della Calabria) essendo una testimone di Geova non ha valuto partorire in ospedale ed, aiutata appunto dal suo attuale compagno, ha dato alla luce il bimbo a cui è stato strappato il cordone ombelicale.

Intervenuto prima il 118 e poi i carabinieri, i due furono arrestati e, date le condizioni mentali della donna, prima ricoverata all’ospedale del Mare, il giudice per le Indagini Preliminari Dottoressa Rosaria Maria Aufieri, disponeva successivamente il suo internamento presso la sezione psichiatrica del carcere femminile Bacchetti di Pozzuoli.

Nel corso delle successive indagini si appurava che a chiamare il 118 era stato lo stesso Concetto, il quale riferiva agli operatori sanitari, nell’immediatezza, che la sua compagna, Alessandra Terracciano, avente problemi psichiatrici, aveva partorito in data 12 marzo 2021 il figlio Vincenzo, a cui aveva involontariamente strappato il cordone ombelicale, nel tentativo di pulirlo, causandogli una lacerazione all’altezza dell’addome, con una conseguente fuoriuscita di liquido ematico.

Ciò lo aveva spaventato, per cui egli aveva richiesto sia l’intervento dei Carabinieri, contattando il 112, sia quello del personale medico, contattando il 118.

I militari sull’uscio dell’abitazione notavano che la compagna del Bocchetti, Terracciano, versava in uno stato confusionale; la stessa affermava che il piccolo non necessitava di cure in quanto godeva di ottima salute, la qual cosa trovava però una smentita nella situazione constatata dagli operanti, i quali notavano che il neonato presentava una vistosa ustione sul capo e sulla guancia sinistra.

Giungeva di lì a poco prima il personale del 118 e poi la madre dell’indagata, Giuseppina Pianese; la Terracciano, tenendo sempre stretto il figlio tra le braccia, rifiutava di farlo visitare, fino a quando i presenti riuscivano a prelevarle dalle braccia il bambino, che appariva in condizioni gravi, tanto che lo stesso era subito trasportato, per le cure del caso, presso l’ospedale Santobono.

Il padre del bambino, il Bacchetti, seguiva l’ambulanza con la propria vettura, giungendo in ospedale insieme al piccolo, a cui erano subito riscontrate ustioni multiple, con prognosi riservata tanto che, dopo l’accettazione in pronto soccorso, era nell’immediatezza collocato in terapia intensiva.

L’indagata, appena si allontanava l’ambulanza, si barricava in casa, riuscendo a chiudere, con una mossa fulminea, un cancello in ferro, e rifiutava di far accedere all’interno i militari ed i sanitari, fino a quando, solo intorno alle ore 13.50, i vigili del fuoco riuscivano a tagliare la serratura, sicché i Carabinieri facevano accesso all’interno dell’appartamento e prelevavano la donna, la quale a quel punto chiedeva di essere visitata e trasportata in ospedale, in conseguenza del parto, sicché la stessa era condotta presso l’Ospedale del Mare, ove era ricoverata presso il Reparto di Psichiatria.

Nell’immediatezza i Carabinieri sentivano un vicino: Gianluca Scognamiglio, il quale riferiva di aver saputo che la Terracciano aveva partorito alcuni giorni prima quando era giunto presso l’abitazione, ove la donna viveva con il Bocchetti; il personale del 118 si tratteneva all’interno dell’appartamento appena pochi minuti.

Di lì a poco egli era stato raggiunto da Bocchetti Concetto, detto Tino, che gli aveva raccontato di aver aiutato la sua compagna a partorire, di aver riposto la placenta e tagliato il cordone ombelicale.

Il Bocchetti, alla sua domanda -proseguiva il testimone- circa le ragioni per cui essi non si fossero recati in ospedale per il parto, rispondeva che la Terracciano professava la religione dei Testimoni di Geova, senza aggiungere altro.

Intanto gli  avvocati Giulia Esposito e Fabio Della Corte,  difensori di Concetto Bocchetti, hanno chiesto la libertà del loro assistito al Tribunale del Riesame di Napoli il quale si dovrà pronunciare nei prossimi giorni.

Certo, si profila una perizia psichiatrica per la “sventurata” donna, forse trascinata dal degrado in questa bassa vicenda  -degna delle migliori scene de “I Miserabili”- dal suo amore verso uomini che forse non l’anno saputa comprendere e proteggere.

É emerso anche che la poverina è andata in depressione dopo l’allontanamento “coatto” dei suoi figli avuti con l’attuale compagno.