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La maledizione del n. 27

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Il n. 27, un numero che in Ferrari conoscono bene, reso leggendario dall’aviatore Gilles Villeneuve, dopo la sua tragica in un pomeriggio maledetto a Zolder, il 5 maggio 1982, dopo l’incidente con Jochen Mass, pilota della March che diverrà famoso dopo il volo dell’aviatore che  risulterà fatale al ferrarista. Ma il n. 27 è un numero dannato, maledetto anche nel campo della musica, molti grandi musicisti sono morti giovani e famosi, proprio a quell’età (Kurt Cobain, Amy Winehouse, Jimi Hendrix, Jim Morrison e via dicendo).

Ci sono assonanze con la F1, a quanto pare sì ma procediamo con ordine: il primo pilota ferrarista a ‘indossare’ o prtare il n. 27 è stato Jacky Icks, nell’annata 1970 a SPA Francoschamps ma non otterrà grandi risultati. Poi a fine anni ’70/80 Gilles Villeneuve porterà il n. 27 nel 1981, prima Ferrari con motore turbo, due trionfi a Monaco e Jarama (Spagna) di fila e poi…poi il vuoto. L’annata dopo quellea del 1982 sarà l’annata maledetta per la Ferrari e la F1. La rossa di Maranello schiera l’amatissimo e ormai famosissimo Gilles Villeneuve e il francese Didier Pironi, ma a Imola la prima avvisaglia di un rapporto che fino a quel momento non aveva dato alcun problema. Il francese all’ultimo giro supera il canadese idolo dei tifosi italiani e non solo e va a vincere in Italia, a Imola, nonostante un cartello ambiguo della sua scuderia (slow) che significa piano prudenza, esposto qualche giro prima che Pironi iniziasse a dar battaglia pugnalando il suo compagno che nella tappa italiana consiedererà un rivale  a tutti gli effetti non riconoscendolo come prima guida e andando a vincere incurante di tutto e tutti. Il canadese sul podio visibilmente contrariato, non dimenticherà lo smacco ricevuto proprio lui che nel 19797 aveva scortato Jody Scheckter a Monza al trionfo Ferrari (doppio alloro iridato piloti e costruttori per un’annata idimenticabile) senza attaccarlo. Alla gara successiva a Zolder, durante le prove il canadese volante il leggendario aviatore tenta a tutti i costi il riscatto furioso vuole fortemetne la pole position, ma sarà il suo ultimo tragico giro, durante la tornata di rientro i box il malinteso fatale con Mass passaggio a destra poi la sterzata a a sinistra l’anteriore della Ferrari e la posteriore della March si strusciano tra di loro, la Ferrari decolla letteralmente fa due giri della morte su se stessa, per poi avvitarsi sempre su sè stessa sull’asfalto della pista in Belgio, il canadese volante verrà scaraventato nelle reti di protezione con il sedile della sua auto divelto e la rossa n. 27 praticamente distrutta. La morte in Ospedale dopo un incidente così violento e tragico del genere era praticamente annunciata. Dopo Zolder però inizia sì il mito del pilota canadese ma per la Ferrari sarà un’annata come detto tragica, il compagno di squadra Pironì nonostante una vettura molto molto competitiva, dopo un incidente con un altro francese, Alain Prost, il 7 agosto ad Hockeneim in Germania,  subirà l’amputazione degli art inferiori decretando la fine della sua carriera automobilistica e classificandolo secondo nell’annata maledetta del 1982 che i ferristi preferiscono dimenticare e non ricordare.

Dopo Villeneuve e Pironi arriva Michele Alboreto, l’ultimo pilota italiano (milanese) a guidare una rossa di Maranello, per lui risultati pochi, parecchie noie meccaniche, motori rotti, monooposto in fiamme,  una macchina che nelle annate successive sarà poco competitiva, successi pochi, bisogna essere obiettivi e non faziosi nel descrivere le cose, insomma squilli o Gran Premi da segnalare agli annali non ce ne sono nonostante la generosità del pilota italiano n. 27.

Si giunge così agli anni ’90, la Ferrari ingaggia Jean Alesì il Francese con origini italiane (nonno di Avignone) dimostrerà la sua combattività e generosità più volte, in pista ma spesso sgomiterà nelle retrovie, il riscatto potrebbe avvenire a Monza nell’anno 1994, il francese vola in testa e al comando della gara inanella una serie di giri veloci, risultando imprendibile per i suoi inseguitori, ma dopo la sosta ai box la sua monoposta lo lascerà fermo lungo la corsia dei box appiedandolo e dandogli un dispiacere enorme davanti al suo popolo in trepidante gioia sino  a quel momento. Annata 1995, sempre Jean Alesì col suo numero 27 riuscirà a vincere in Canada (primo ed unico successo del francesino), sempre  a Monza vince il premio della sfiga, in testa con il suo compagno Gerard Berger con il n. 28 dietro perderà la telecamera sulla sua monoposto, alla variante della Roggia, che come una scheggia impazzita andrà a tranciare di netto la sospensione dell’austriaco che lo stava scortando senza attaccarlo, in tutta tranquillità (sembrava una doppietta facile…..sembrava..). Ma non è tutto a soli sette giri dalla fine la dalla sua posteriore destra si intravede del fuoco cuscinetto in fiamme e ritiro in lacrime ancora una volta per il francese che stava dominando il Gran Premio italiano di casa, Alesì non riuscirà nella sua ultima corsa a regalare la gioia del trionfo ai suoi tifosi, dopo averlo assaporato però per metà gara sino al ritiro per un pezzo della monoposto quasi insignificante, un cuscinetto dei freni forse non controllato a dovere.

Dunque il n. 27 porta decisamente male ala rossa dalla tragica fine di Villeneuve.

Ma anche in musica, c’è una credenza popolare molto molto particolare il Club 27 (anche 27 Club o Club of 27) è un’espressione giornalistica che si riferisce ad alcuni artisti, in prevalenza cantanti rock, morti all’età di 27 anni. Con la variante J27 si fa riferimento al fatto che, oltre ad avere 27 anni, molti di loro avessero la lettera J come iniziale del nome o del cognome.

L’espressione iniziò ad essere usata nella stampa del settore musicale a partire dal 1994 quando, data la coincidenza dell’età, la morte di Kurt Cobain, venne posta in relazione a quelle di Brian Jones, jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, morti tutti all’età di 27 anni nel breve periodo tra il 1969 e il 1971. In precedenza, la coincidenza tra questi quattro era stata fatta notare solo occasionalmente, senza che acquisisse la diffusione successiva alla morte di Cobain. Successivamente, l’espressione è stata estesa ad altri esponenti del mondo musicale che sono morti a 27 anni, come Amy Winehouse nel 2011, nonché ad alcuni morti a questa età in epoche precedenti, come Robert Johnson nel 1938.

Accanto a questi vengono talvolta ricompresi nel club altri artisti deceduti all’età di 27 anni, come la bassista Kristen Pfaff, componente del gruppo Hole.

I motivi dei decessi sono spesso riconducibili ad abuso di alcol o droga incidenti e suicidio, ma anche a cause diverse come avvelenamento.

Artisti

Scatti vari

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